Capitolo Cinque

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Il re sospirò.
-Povera ragazza.-
La schiava si voltò verso il sovrano, che aveva un'aria stanca e dispiaciuta.
-Intendete Calipso? Sembrava molto felice.- disse Aida.
Lui annuì triste. -Oh, lei lo è. Ma Leo...-
Aida cominciò a capire cosa turbasse il sovrano.
-È un matrimonio combinato, non è così?-
-Sì e no.- rispose l'uomo. -Quando si sono conosciuti non sapevano di essere gli eredi al trono di due importanti regni, ma quando l'abbiamo saputo, io e il padre di Calipso abbiamo trovato nel loro matrimonio una nota positiva anche per noi.-
-E non è fantastico? Unirete le potenze, diventando più forti!-
Aida aveva sentito molte volte discorsi come quello e ormai riusciva ad immedesimarsi perfettamente in ogni sovrano che incontrava, carpendone il pensiero e studiandone le strategie.
Ma quel re sembrava diverso.
Scosse la testa guardando i propri sandali. -Lo era, fanciulla mia.-
Sentirsi chiamare fanciulla mia da un re mise in imbarazzo Aida. Nemmeno il sovrano più gentile le si era mai rivolto così.
-Ma Leo è cambiato, lo si riesce a vedere dai suoi occhi.-
-Cambiato?-
-Se dovesse annullare le nozze con Calipso, rischieremmo la guerra. Ma lui non l'ama. Non più come una volta almeno. Dovevi vederli qualche tempo fa, se non li avessimo fatti ragionare noi si sarebbero sposati immediatamente.-
Ad Aida stava piacendo quella storia.
Due innamorati che avrebbero aiutato i propri familiari e i loro regni, così presi l'uno dall'altro che non vedevano l'ora di dire il loro per sempre.
Trovava impossibile che Leonidas avesse smesso di amare la fanciulla di punto in bianco, o avesse perso dell'interesse verso di lei.
-È stato via molto.- tentò di consolare il re. -Probabilmente deve riabituarsi alla sua vita. Le battaglie possono cambiare le persone.-
Aida si rese conto di avere usato una frase del suo passato. Improvvisamente la stanza le parve gelida.
-Che bella frase, mi sembra di conoscerla. Sei mai stata in Grecia, Aida?-
Lei esitò.
-No, mai.-
Il re annuì.
-Vorrai farti un bagno dopo tutto ciò che è accaduto. Chiamerò Callida, la badante che ha cresciuto Leo, lei ti aiuterà e ti darà dei nuovi vestiti.-

Ad Aida piacque subito Callida.
Era una donna vecchia e dolce, che la chiamava "bambina" e la trattava come se fosse davvero la sua bambina. La aiutò a fare il bagno nonostante le innumerevoli proteste della ragazza, che non voleva permettere ad una stanca donna di aiutarne una giovane e arzilla.
Ma Callida faceva quel lavoro da una vita e non accettava un no come risposta. In un certo senso Aida si rivide in quella donna: nemmeno lei riusciva a smettere di considerarsi una schiava, o di chiamare Leonidas padrone.
Callida la vestì di una tunica greca bianca con gli ornamenti in oro e le donò alcuni bracciali per abbellirla.
Mentre la pettinava e le acconciava la chioma ribelle, cominciò a parlarle di tante cose. E Aida amava ascoltare quella donna.
-Vedi bambina, sono in questo castello da quando avevo la tua età.- diceva la vecchia donna, intrecciandole i capelli e curandoli nei minimi dettagli. -All'inizio cucinavo. Il re amava i miei piatti e così anche suo figlio, l'attuale sovrano. Ma la vecchiaia colpisce tutti, così ho smesso di lavorare in cucina e mi sono dedicata alla cura del principino.-
Aida trovava buffo come la donna chiamasse l'erede al trono "principino". Riusciva quasi ad immaginarsi un bambino con una toga di dimensioni microscopiche, che gattonava cercando di sfuggire alla presa di una più giovane Callida.
Quel pensiero la fece ridere.
-Hai una risata così bella Aida. Sei una fanciulla davvero graziosa, e ho motivo di credere che anche il principe se ne sia accorto.-
-Oh, non dica sciocchezze! L'avete vista la promessa sposa di Leonidas? Lei sì che è una ragazza incantevole.-
La donna si fece più rigida.
-La ragazza, quella Calipso, non mi è mai piaciuta. Non è una brava ragazza e non sarà una brava moglie. Il principino merita di meglio.-
Aida rimase commossa dal modo in cui la donna parlava di Leonidas come se fosse il proprio figlio. In cuor suo quasi sperò un giorno di poter avere quel legame anche lei con un giovane reale.
Aida non aveva mai pensato di avere figli, la vita da ancella della principessa la teneva lontana da qualsiasi ragazzo non fosse uno dei suoi fratelli o il re. Non che a lei fosse mai dispiaciuto, aveva visto come la principessa si era lasciata ingannare facilmente da molti giovani e lei non intendeva fare altrettanto.
-Ho finito bambina, vieni a vedere quanto sei bella.-
La donna la portò davanti ad uno specchio.
La schiava rimase colpita.
Mai in vita sua si era vista veramente bella come in quel momento.
-Signora Callida...lei ha le mani di un angelo e questo è un miracolo!-
-Oh, non essere sciocca bambina, sei bella di tuo, io ho solo tirato fuori ciò che tu non ti prendi la briga di mostrare.-
Aida guardò negli occhi della donna ed ebbe l'impressione che quella avesse già capito tutto. Doveva essere molto brava con ragazzi come lei.
Le fece un gran sorriso.
-Lei è una buona donna, Signora Callida.-
La donna le prese una mano e sorrise di rimando. Mai Aida si era sentita così vicina ad una donna.
Si ritrovò ad invidiare il principe per aver avuto una figura di quel tipo nella sua vita.
Lei una madre non ce l'aveva e mai l'aveva avuta.
-Vieni bambina, ti mostro il tragitto verso la fonte, nel caso dovessi mai avere la necessità di andarci.-
Aida seguì ben volentieri la donna, che dopo aver preso un'anfora per sé e una per la fanciulla, la accompagnò fuori dal palazzo e giù per la collina, fin in un boschetto dove un ruscello cantava puro e incontaminato.
-Tu prendi dell'acqua, bambina, io devo andare a porgere i miei saluti ad una vecchia amica.- disse Callida, prima di sparire tra gli alberi.
Aida si piegò e cominciò a riempire la prima anfora.

Nel frattempo Leo, come ogni pomeriggio, passeggiava nel bosco dietro la reggia. Ogni giorno, quando il sole splendeva nel mezzo del cielo, lui costeggiava il fiume per schiarirsi le idee ascoltando la voce del ruscello.
Per questo si stupì quando trovò Aida sulle sponde a raccogliere l'acqua.
La ragazza era piegata e i capelli ricadevano di lato, coprendole il volto.
-Aida!- chiamò allegro avvicinandosi a lei.
La ragazza si voltò con l'anfora in una mano e con quella libera si scostò i capelli dietro l'orecchio.
Leo dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non prendete fuoco.
La ragazza era semplicemente bellissima.
-Leonidas! Anche voi da queste parti?-
Leo ci impiegò davvero tanto a riconnettere il cervello al resto del corpo. Ma lo fece appena in tempo per avere la scusa di avvicinarsi a lei e aiutarla a sollevare l'anfora.
-Stai benissimo Aida.- disse, anche se avrebbe voluto dirle molto di più. Ma sapeva di non poterlo fare.
Lei sorrise e sollevò l'anfora.
-Lascia, la porto io.- si offrì il ragazzo prendendo delicatamente il vaso dalle braccia. La ragazza guardò verso il bosco.
-C'è qualcosa che non va?- chiese il ragazzo.
-Ero venuta con la Signora Callida, ma non la vedo più.-
Leo collegò i tasselli in un secondo.
Callida sapeva bene che lui passava di lì sempre alla stessa ora e con tutte le probabilità era stata proprio lei a dare una sistemata ad Aida.
Leo non poté evitare di sorridere.
Quella donna era sempre un passo avanti.



Spazio autrice
Salve bellissime persone.
Devo muovermi a continuare a scrivere sta storia, o tra un po' finisco senza più capitoli pronti.
Ma a parte questo volevo dare un avviso a chi sta aspettando il sequel di NAPS:
in questi giorno sono stata, diciamo così, impegnata e non sono riuscita a scrivere quanto avrei voluto. Il che significa che per avere i primi capitoli dovrete aspettare un po' di più (sorratemi vi prego) perché, come con NAPS, voglio iniziare a postare quando ho almeno una quindicina/ventina di capitoli pronti, se no ho paura di finire come con "La Figlia Del Fuoco", che ero rimasta senza assolutamente nulla.
Per ora ho scritto otto/nove capitoli, quindi sono a buon punto e tra una settimana circa dovrei poter pubblicarvi il primo capitolo.
Detto questo, vi informo che tra tre giorni tornerò a casa dal mare (sentite la mia disperazione? Akhlys in persona è venuta a dirmi di darmi una calmata, o finirò per uccidere chi ho intorno con tutta questa disperazione) e quindi scriverò tre volte più del solito.

Bene, addio

Saluta la Signora!

GRΣΣΚS || LΣΘ VΔLDΣζDove le storie prendono vita. Scoprilo ora