Capitolo 5 - La Svezia lontana

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Aprile, 1780

Buckingham House, Londra

Fui alloggiata nell'ala delle dame non maritate, a sinistra della grande costruzione di mattoni chiari. Le mie stanze prevedevano un salottino privato, un vestibolo e la vera e propria camera da letto con i suoi colori predominanti azzurro chiaro e bianco.

Sul lato sinistro vi era il letto a baldacchino dai tendaggi dorati e, dal lato opposto, una piccola toeletta con accanto il baule dei vestiti e due poltrone che si affacciavano alla finestra.

Al mattino Dana mi raggiungeva qui, le sue stanze erano totalmente dall'altra parte di Buckingham House, e poi attendevamo l'accesso alla camera della sovrana sedute su divanetti foderati a tema floreale oppure leggendo dei libri che ella stessa aveva messo a disposizione. Aiutavamo Sua Altezza a vestirsi e trascorrevamo insieme tutta la giornata ricamando, cantando, suonando e passeggiando nei giardini che sembravano essere i luoghi preferiti di Thomas. Il sorriso ammiccante, i modi cortesi e lo sguardo scanzonato mi imporporavano le guance ogni volta che lo incontravamo tra i sentieri di ghiaia, le aiole e i labirinti di siepe.

Quel giorno però nessuna camminata ci attendeva bensì una visita ufficiale alla Royal Academy. Alle due in punto la fila di carrozze si fermò davanti a un edificio in stile palladiano con i suoi archi elaborati e le colonne di pietra. Il complesso era formato da una costruzione centrale, di forma quadrata sul cui terrazzo facevano bella mostra di sé alcune statue a grandezza naturale inserite in appositi incavi, e da due ali laterali.

"Quindi è questo l'ultimo grande sforzo della Corona" riflettei, osservando l'edificio che i reali stessi avevano patrocinato. Era la prima volta che vedevo una meraviglia del genere.

«Benvenuta alla Royal Academy» mi sussurrò Dana.

«È bellissima! Ma tutto questo edificio ospita la mostra di Gainsborough?»

«No, solo la parte centrale.»

Il re, accompagnato dalla moglie, scese dalla carrozza reale salutato da un'ovazione del popolo: uomini, donne e bambini si erano accalcati lungo le strade per osservare la coppia e porgere loro saluti e fiori. I sovrani si mostrarono sorridenti, compiaciuti e amorevoli. Noi dame stavamo a poca distanza, pronte a raccogliere i doni e le offerte con una mano e, allo stesso tempo con l'altra, cercavamo di non infangare le sottane nelle pozzanghere presenti lungo la strada. Il mio abito rosa era stata una scelta azzardata, data la pioggia incessante della sera prima.

«Evviva i sovrani!» urlava la gente.

«Dio vi benedica!»

La coppia salutò un'ultima volta la folla e si diresse verso l'edificio. L'appuntamento di quel giorno era con Thomas Gainsborough, ultimo pittore entrato da breve tempo nelle loro grazie, che attendeva all'ingresso. Aveva l'aspetto pulito con i capelli arricciati ai lati del viso, gli occhi e le sopracciglia scure e il vestito marrone da cui si potevano intravedere le balze della camicia candida indossata.

Ci guidò personalmente nell'esposizione tra quadri raffiguranti paesaggi, acquerelli fioriti e alcuni schizzi in carbone. I sovrani si soffermarono in particolare davanti al quadro di Mr e Mrs Andrews, come recitava il titolo del dipinto.

Il primo a muoversi di nuovo e continuare la visita fu il re mentre la sovrana attese ancora qualche minuto, intenta nell'osservare un dettaglio che a me sfuggiva.

«Lady Amelie. Avvicinatevi» mi chiese, all'improvviso. «Osservate con me questo dipinto. Che cosa vedete?»

«Una giovane coppia che si riposa sotto ad una quercia. Lui forse ha appena terminato una battuta di caccia, vedo il fucile e il suo cane.»

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