Tu sei?

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Venni svegiato dal rimbombo della musica proveniente dal piano di sotto. Le note di "Don't worry" di Madcon risuonavano per tutta la casa, sbattendo da una parete all'altra come palline da ping pong.
Il letto sembrava quasi tremare a forza di musica.
Aprii la porta e sbirciai nel corridoio. Era pieno di ragazzi, una marea di gente sconosciuta che ballava a ritmo della canzone del momento, sotto l'effetto dell'alcool che gli scorreva nelle vene.
Qualcuno si giró a fissarmi. Dovevo apparire ridicolo con i pantaloni del pigiama e la maglietta di superman, ma cosa potevo farci? Qualcuno aveva organizzato una festa nella stessa casa in cui abitavo io, e non mi aveva neanche invitato.
Dovevo trovare Elena. Domani c'era scuola, dovevo dormire assolutamente qualche altra ora.
Richiusi la porta di fretta e aprii il borsone, cacciando velocemente un jeans e una maglietta bianca con il logo della nike. Non potevo certamente uscire in pigiama.
Mi infilai le scarpe e uscii nel corridoio, evitando le occhiate curiose dei ragazzi che incontravo lungo il mio cammino.
- Sapete dov'è Elena?- chiesi, guardando quei volti sconosciuti. Mi ignorarono, quasi come se non avessi mai parlato. Bene... di bene in meglio.
Scesi le scale velocemente, guardandomi intorno per cercare la mia sorellastra, ma niente.
Possibile che quella marea di gente si fosse appropriata della casa?
- Cerchi qualcuno?- Una voce alle mie spalle mi fece quasi sobbalzare. Mi girai, trovandomi davanti un ragazzo bellissimo. Le luci soffuse illuminavano il suo volto, facendo brillare i suoi occhi grigi fissi su di me. Il suo sguardo era forte, duro, quasi di pietra... e mi metteva terribilmente in soggezione. - Pronto- mi riprese schioccandomi le dita davanti al volto. - Tu sei?
Mi portai la mano alla spalla, facendo qualche passo indietro. Non mi ero mai trovato a mio agio in situazioni come quelle.
- Si- dissi, solamente. Mi resi conto solo dopo dell'assurditá della mia risposta.
Il ragazzo moro ridacchiò, prendendo un sorso dal suo bicchiere. - E sarebbe la risposta a quale domanda?
-Sto cercando qualcuno- dissi di getto, cercando di non farmi prendere dal panico. Solitamente ero bravo a mantenere la calma e la mia freddezza mi aiutava molto, ma in quel momento tutto sembrava partito nella mia testa.
- Posso aiutarti?
- I padroni di casa?- chiesi, cercando di non sembrare stupido. Ma la mia coscienza mi diceva che molto probabilmente avevo fallito nel mio intento.
Il moro sorrise divertito. Dovevo sembrargli ridicolo. - Seguimi.
Feci come disse, lanciando uno sguardo accigliato alle sue spalle, circondate da una camicia bianca aderente. Cavolo lo aveva detto con un tono, manco fossimo in un film di guerra tra clan mafiosi. "Seguimi" sembrava più un ordine che un suggerimento.
Non ebbi tempo di farmi altre pippe mentali, visto che pochi minuti dopo, lo vidi parlare con un ragazzo dai capelli nero corvini evidentemente tinti.
Si avvicinarono entrambi, parlottando tra loro divertiti.
- Eccolo- disse il ragazzo misterioso di prima, fissando prima me e poi il suo amico.
- Liam- disse l'altro leggermente scocciato da quella situazione. Mi tese la mano che non strinsi. Non so perchè, ma il modo in cui mi stavano fissando mi metteva in agitazione. E se io entravo in agitazione, finivo sempre per fare qualcosa di stupido... tipo quello.
- Niklaus- risposi semplicemente. - Elena?
Liam fece spallucce, prendendo il bicchiere di una ragazza che gli passò accanto. Le lasciò una pacca sul sedere, facendo ridacchiare il ragazzo affianco a lui e beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza.
- È a lavoro.
- Ah ok- mi strinsi le braccia al petto, tentando di sembrare disinvolto. - Senti, dato che domani c'è scuola, potresti abbassare un po' la musica. Stavo cercando di dormire.
La risatina del ragazzo misterioso di prima mi arrivò prima della sua. Si lanciarono un'occhiata complice, prima di sorridermi entrambi.
- Senti ragazzino, so che sei appena arrivato e tutto- inizió Liam. - ma non posso mettere fine a una festa solo perche tu devi dormire.- Dal modo in cui parlava dedussi che non doveva essere al massimo della sua lucidità. Mi mise il bicchiere di birra in mano. - Quindi, fatti un giro e vedi di divertirti...
Mi diede una pacca sulla spalla e si allontanò. Cavolo, pensai. Era stato capace di liquidarmi senza neanche darmi la possibilità di rispondere. Solitamente rispondevo sempre a tono, o almeno questo diceva Rosalie.
Il moro di prima si avvicinò, guardandomi divertito. Prese il bicchiere che Liam mi aveva messo in mano e lo poggiò sul comó vicino.
- Credo che questo non sia per te...
Gli scoccai un'occhiata confusa che lo fece ridere ancora di più. Ma chi cavolo si credeva di essere per dirmi cosa era per me e cosa no? Mi aveva trattato come un bambino che non aveva mai visto la birra neanche nella pubblicità che interrompe i cartoni.
Gli voltai le spalle e tornai di sopra, deciso a proseguire nel mio intento di dormire. Magari con un po' di musica sarei riuscito a trovare la calma giusta.
Combattere la musica con la musica... questa si che era un'idea.
Fu quando passai davanti la porta del bagno che però la mia attenzione venne catturata da qualcos'altro.
Un lieve singhiozzo, mi fece quasi sobbalzare. Non c'era quasi più nessuno nel corridoio, solo qualche coppia intenta a baciarsi in modo più che appassionato.
Un altro singhiozzo mi spinse a bussare alla porta del bagno.
- Ehi- sussurrai. Non sopportavo vedere gli altri soffrire... era per questo che nelle case-famiglia le cose mi andavano sempre male. - Tutto ok?
Nessuna risposta.
Feci per andarmene e farmi gli affari miei, ma il karma non aveva finito con me quella sera. Un altro singhiozzo mi spinse ad aprire la porta e a sbirciare dentro.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi era seduta sul bordo della vasca, la testa completamente coperta dalle mani e dai capelli e il corpo scosso da piccoli brividi e singhiozzi.
- Tutto bene?- chiesi di nuovo, chiudendo la porta dietro di me. Sicuramente se era lí, era perchè non voleva essere vista.
Lei alzò il viso, gli occhi castani completamente lucidi si sollevarono fino a raggiungere i miei, lanciandomi un'occhiata che sapeva sia di vergogna che di disperazione.
- Si- rispose, alzandosi per sistemarsi il lungo tubino nero che le avvolgeva i fianchi. Si asciugó il naso con il bordo della mano, tentando di nascondere la matita colata ai lati dei suoi occhi. - Tutto bene.
- Sicura?- chiesi, facendo un passo verso di lei. Mi sembrava terribilmente spaventata, quasi terrorizzata da quello che poteva succedere.
Annuì, andando a sciacquarsi le mani nel lavandino al mio fianco con fare disinvolto.
- Vuoi che ti chiami qualcuno?- chiesi, facendo un ultimo tentativo. Il mio istinto di essere umano mi spingeva continuamente ad aiutarla, ma il suo a quanto pare la spingeva ad allontanarmi. E come potevo biasimarla, infondo ero uno sconosciuto...
Annuì di nuovo, voltandosi verso di me, la matita continuava a colarle degli occhi creando piccoli ruscelli scuri sulle sue guance rotonde. - Chiama Andrea.
- Ok- risposi.- Torno immediatamente...
E fu così che pochi secondi dopo ero di nuovo al piano di sotto a chiedere in giro di una persona che neanche conoscevo. La maggior parte delle volte non ricevevo risposta, oppure venivo trafitto solo da deboli occhiatine sfacciate, che di serio avevano ben poco.
Certo che la gente che era in quel posto non era proprio delle più simpatiche, pensai. A Manchester ero abituato a essere il tipico "escluso" della situazione e non era mai stato un problema, ma nessuno mi aveva mai squadrato dall'alto in basso come stava accadendo in quella casa.
Fortunatamente un paio di ragazze sembravano sapere di chi stessi parlando, visto che mi indicarono un ragazzo completamente impegnato a ballare al centro del soggiorno. Una piccola torcia era poggiata sul suo orecchio, cosí che creasse degli strani giochi di luce ad ogni suo movimento.
Mi avvicinai il più velocemente possibile e bussai sulla sua spalla. Il tizio mi fissò, prima di tendermi l'orecchio e farmi segno di parlare.
- C'è una ragazza che ti cerca nel bagno- gridai per farmi sentire, la musica era davvero assordante in quel punto. - Seguimi...
Sembrò eseguire i miei ordini visto che dopo aver lanciato qualche veloce saluto ai suoi amici, si allontanó dalla pista da ballo e prese a seguirmi.
Risalii fino al bagno, con lui a pochi passi da me, e bussai alla porta prima di aprirla di getto.
La ragazza era ancora lì, si era pulita il viso, ma si vedeva lontano un miglio che ancora non si era ripresa. Tuttavia non era sola. Di fronte a lei, un ragazzo un po' più basso e mingherlino ci fissava incredulo, reggendo un bicchiere colmo di un liquido verde.
- Ecco Andrea- dissi indicando il ragazzo alle mie spalle, completamente confuso da quella situazione.
- Io...sono Andrea- sussurró il ragazzo nuovo, squadrandomi. Era almeno l'ennesima occhiataccia che ricevevo quella serata. Possibile che ce l'avessero tutti con me?
Ok, adesso si che la situazione diventava imbarazzante. La biondina mi lanció un'occhiata curiosa, che stava a dire "che cosa hai conbinato?".
- Anche tu ti chiami Andrea?- La voce del ragazzo alle mie spalle arrivò prima che potessi davvero rendermene conto e anche solo tentare di sistemare le cose.
- Si...- Sorrise il ragazzo divertito. - Gemelli di nome!
- Gemelli di nome!- ripeté il ragazzo dietro di me con un tono che non era proprio quello di una persona lucida. - Grande bro.
- Ok- intervenni, cercando di decifrare cosa voleva dirmi la ragazza bionda con lo sguardo. - Forse è meglio che...- Mi girai verso il ragazzo dietro di me. - li lasciamo soli, non so...
- Si, esatto- disse la bionda, quasi spinegendoci fuori dal bagno. Evidentemente l'unica persona realmente sobria in quella casa ero io.
Mi girai verso l'altro Andrea sorridendo imbarazzato. - Ecco, c'è stato un malinteso...- Mi grattai la testa imbarazzato. - Mi dispiace di averti disturbato...
Lui ridacchiò, strizzandomi l'occhio. - Quando vuoi, babe.
Fu solo dopo essermi liberato anche di lui che mi accorsi che forse, di malintesi, ce n'erano stati due e non solo uno.
Lasciai correre e corsi di nuovo in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle in modo da mettere una barriera tra me e il mondo esterno. Avrei sentito la musica a palla per tutta la notte probabilmente, ma potevo ancora rifugiarmi nelle bianche coperte del mio letto. Lì sarei stato sicuramente meglio.
- Oh scusa- Una nuova voce mi fece quasi sobbalzare, facendomi voltare di scatto. Una ragazza era seduta sul davanzale della finestra. La luce della luna le illuminava i capelli bruni, mentre una piccola nuvoletta di fumo proveniente dalla sigaretta accesa le circondava il corpo. - Stavo cercando un po' di pace- disse prendendo un altro tiro. - Se ti da fastidio, spengo...
- No- dissi di scatto. - Continua...
Mi sorrise, voltandosi per un attimo a guardarmi. I suoi occhi brillavano nella stanza poco illuminata come quelli di un gatto. Era una bellissima ragazza... se fossi stato etero forse avrei saputo apprezzarne meglio la bellezza.
Mise una mano nella tasca dei jeans ed estrasse un pacchetto di malboro gold, quasi pieno.
- Un fumatore riconosce sempre un altro fumatore- Mi sorrise, porgendomi il pacchetto. - Prendi.
Afferrai il pacchetto titubante. Non fumavo molto spesso, diciamo che avevo iniziato quando mio padre era andato in clinica. Il primo mese nella casa-famiglia era stato duro, e gli unici svaghi che i miei compagni erano in grado di offrire erano sigarette e canne. Quindi sapevo di cosa si trattava.
Presi l'accendino da sopra al davanzale e me ne accesi una, sedendomi dal lato opposto.
- Grazie.
La ragazza fece spallucce. - Non c'è di che...- disse, mettendosi l'accendino in tasca e riportando lo sguardo fuori dalla finestra. - Sei nuovo vero? Non ti ho mai visto...
Annuii debolmente. - Già.
- E come mai un bel ragazzo come te, se ne sta chiuso in una camera invece di partecipare a una festa pazzesca?
Sorrisi.- Perchè questa è la mia camera da letto.
- Davvero?- chiese sorpresa. Il suo viso si contrasse in una smorfia abbastanza buffa quando si avvicinò. - Abiti qui?
Sospirai. - Mi sono appena trasferito.
- Uau- fece lei, continuando a studiarmi. Aspirai un tiro per poi gettare il fumo fuori dalla finestra aperta. Sperai vivamente che non facesse altre domande. - Cosí sei tu...
- Cosa?
Riappoggió la testa contro il muro, prendendo un altro tiro dalla sigaretta quasi finita. - Il figlio dei Mikels. A scuola non si parla di altro...
Fantastico, pensai. Sarei stato un fenomeno da baraccone domani. - Già.
- Sei diverso.
Ridacchiai confuso. - Da cosa?
Lei sorrise, gettando il mozzicone giù dalla finestra. - Dal tipico ragazzo ricco londinese.
- E come fai a dirlo, scusa?- chiesi, prendendo un altro tiro. - Non mi conosci neanche.
- Si- rispose lei. - Ma ho questi.- Si indicó gli occhi con due dita della mano destra. - E mi dicono che non ti piacciono le feste e neanche- Mi squadrò anche lei. - i vestiti troppo costosi...
Risi. Be' in effetti non aveva tutti i torti. I jeans che indossavo erano tutti consumati sulle ginocchia e il logo sulla maglietta era quasi del tutto sbiadito.
Non avevo mai avuto problemi di soldi, se è questo che vi state chiedendo. Mio padre era un notaio che aveva fatto fortuna con la scrittura, o almeno lo era stato. Dimenticavo sempre che la malattia aveva spazzato via tutto quello che era in pochi anni.
Ad ogni modo aveva messo da parte un bel gruzzoletto per me, quindi i soldi non mi mancavano. Ma odiavo fare shopping, quindi tendevo a mettere sempre le stesse cose. Diciamo che non mi importava molto di come mi vestivo.
- Be' non hai sbagliato- Gettai anche io la sigaretta, fissando la marea di ragazzi che si muoveva nel giardino della casa.
Sorrise. - Io non sbaglio mai... comunque sono Noora.
Mi tese la mano, la strinsi senza pensarci più di tanto. - Niklaus.
- Be' suppongo che ci vedremo domani- disse, alzandosi dal davanzale e recuperando la sua borsa dal letto. - la scuola non è molto grande... e poi basterà guardare dove sono rivolti gli occhi di tutti i ragazzi.
Ridacchiai. - Suppongo di si.
Mi sorrise e fece per uscire dalla stanza, ma poi ci ripensò. La porta rimase aperta per metà, lasciando entrare il frastuono proveniente dal piano di sotto.
- Comunque piccolo consiglio- disse, lanciandomi un'occhiata rassicurante. - Non ti fidare di Liam.

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