"Epic"

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Calum

"Ehi Ashton, oggi è Halloween, che piani hai per stasera?", chiedo al ragazzo di fronte a me, intento a ricopiare sul suo taccuino i miei appunti sul Faust di Goethe per un'importante verifica di letteratura tedesca che ci sarà la settimana prossima. "Cosa?", mi chiede lui alzando la testa e guardandomi. "Ti ho chiesto cosa fai stasera visto che siamo ad Halloween", gli ripeto. "Ah, scusa, ero troppo preso dal nostro Goethe", ride lui. "Comunque in realtà non penso di fare nulla, la mia ragazza, Christine, va ad un pigiama party a casa di una cheerleader, il mio amico Trent passerà la serata con la sua ragazza e così io rimango da solo", mi spiega. "Oh, capisco, allora credo di poterti proporre di venire stasera a una festa che una mia amica ha organizzato a casa sua. Certo, non sarà sicuramente come le feste a cui tu e i tuoi amici popolari siete abituati, è qualcosa di molto più semplice, ma, ecco, se ti va di venire io sono lì. E se qualche tuo amico non eccessivamente stronzo vuole unirsi, tanto meglio", gli dico. Ashton, dopo averci pensato un po' su, mi fa cenno di sì con la testa. "Ma sì va, mi fa piacere venire, tu e i tuoi amici mi siete simpatici, e credo che chiederò ad un mio amico di venire con me", mi sorride. "Wow, sono davvero felice che ti vada di venire. Voglio dire, dopo i nostri trascorsi credevo che l'ultima cosa che mi avresti potuto dire era che ti andava di venire a una festa di un gruppo di sfigati...", dico prima che Ashton mi interrompa. "Non siete sfigati, e mi dispiace da morire che voi lo pensiate, in parte è anche colpa mia, ed è proprio per questo che verrò stasera", dice. "Bene, allora vediamo di finire in fretta con 'sta letteratura così poi possiamo tornare a casa a prepararci", sprono sia Ashton che me, tanto che nemmeno un'ora dopo già siamo fuori scuola. 

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"Ehi Mali, ciao", saluto mia sorella non appena metto piede in casa. "Ehi fratellino", mi saluta lei semplicemente. "Oggi sei tornata prima", noto. In effetti, generalmente torna sempre non prima dell'ora di cena. "Non mi andava di seguire la lezione di filosofia all'università, così sono tornata prima del solito", ridacchia lei. "Beata te che te ne puoi andare quando vuoi", le dico posando lo zaino a terra e andando in cucina a prendermi un bicchiere di succo all'ananas. "Ah, senti, stasera ti va di venire con me e Zane a una festa a casa di una nostra amica?", le chiedo. "No, grazie, passo, andare a una festa di liceali non fa per me ma... ehi, da quand'è che vai alle feste? Fino a pochi mesi fa avresti preferito andare in Tibet piuttosto che stare in mezzo alla gente", mi chiede lei, visibilmente sorpresa. "Hai ragione, ma la festa a cui vado stasera è davvero una cosa tranquillissima, e poi non sarò da solo...", le dico. "Tranquilla o no, vedo che da quando stai con Zane stai davvero cercando di uscire dal tuo guscio, e mi fa molto piacere", nota lei, facendomi sorridere leggermente. "Ah, a proposito di Zane, mi son sempre dimenticata di chiederti di quel ragazzo visto in pizzeria qualche settimana fa". Quasi mi strozzo con il succo quando mi chiede indirettamente di parlarle di Ashton. Non me la sento di raccontarle della festa, di quando lui era ubriaco e mi ha baciato facendomi credere di essere interessato a me in quel senso. "Ah, uhm, quel ragazzo si chiama Ashton e frequenta la nostra scuola", le rispondo restando sul vago. "Tu e Zane sembravate colpiti di vederlo lì. Cioè, tu sembravi quasi sconvolto e Zane era palesemente infastidito", indaga. "Beh, vedi, lui e Zane non hanno esattamente un bel rapporto. Quanto a me, ero solo molto sorpreso di vederlo in una pizzeria, tutto qui", le spiego semplicemente. "Ho capito, ci sarà Ashton stasera?", mi chiede. "Penso di sì, siamo amici e l'ho invitato dato che non aveva altri piani per la serata", le dico. "E a Zane non dà fastidio averlo intorno?", ride. "Beh, ecco, potrei non averglielo detto...", bofonchio. "Sento già odore di guai... ah no, sei tu che puzzi", mi prende in giro facendomi la linguaccia. Io le mostro il dito medio prima di chiudermi in bagno. Su una cosa mia sorella ha ragione, sto sudando come se avessi corso una maratona e ho urgentemente bisogno di farmi una doccia. 

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"Ciao Cal, ciao Zane, prego, accomodatevi", ci accoglie Jackie sorridente. Indossa un vestito nero con le paillettes e la sua casa non è decorata eccessivamente, solo qualche pipistrello qua e là. Entriamo mano nella mano e poggiamo le nostre giacche sul primo appendiabiti che troviamo. "Sei bellissimo stasera", mi dice Zane, cercando di essere romantico nonostante la baraonda data dagli altri ospiti e dalla musica a palla. Io arrossisco, non sono abituata a ricevere complimenti da un ragazzo. "Anche tu", replico io e in un attimo le sue labbra si fiondano sulle mie, in un bacio che di casto ha ben poco dato l'intrecciarsi delle nostre lingue. Ci stacchiamo poco dopo per riprendere fiato e ne approfitto per sistemare la giacca di jeans che nella foga del bacio si era spostata dandomi una fastidiosa sensazione di disordine. E i capelli non sono da meno, sistemo anche quelli. Quanto a Zane, non si preoccupa di essere in disordine, anzi. "Zane, amore, andiamo di là dagli altri?", gli chiedo. "Per forza, siamo a una festa e non possiamo rimanere qui, anche se preferirei mille volte passare la serata a baciarti e, magari, andare anche oltre", mi dice scoccandomi un occhiolino eloquente che mi fa arrossire veemente. "Zane!", quasi strillo, dandogli uno schiaffo sul braccio. "Che c'è?! Non posso fare apprezzamenti sul mio ragazzo?", mi chiede, sorpreso. "No, no, non è quello, è solo che, ecco, io non sono mai stato con qualcuno, a letto intendo...", farfuglio in imbarazzo, coprendomi il viso con le mani. "Dio Cal, mi dispiace da morire per essere stato inopportuno, ti prego, perdonami", si scusa lui mortificato. Io lo abbraccio, un abbraccio forte e rassicurante. "Zane, non ti preoccupare, non potevi saperlo, d'altronde non ne abbiamo mai parlato... Ma adesso torniamo di là, Jackie ci starà di sicuro aspettando", gli sorrido io. "Oh, inizia ad andare, io devo andare in bagno", mi dice. "Va bene", concedo, "ci vediamo davanti al bancone se non ci troviamo". "A dopo allora", mi saluta, baciandomi, prima di andare al piano di sopra. 

Non appena torno in salotto, sento il campanello suonare, così vado ad aprire. "Oh, ciao Ashton", lo saluto sorpreso perché, ad essere sincero, non pensavo sarebbe davvero venuto, in compagnia per di più. "Ehi Cal, vuoi passare la serata a fissarmi o mi fai entrare?", ridacchia lui. "Oh, sì, certo, scusa", farfuglio imbarazzato. "Non mi aspettavo saresti venuto davvero", mi giustifico implicitamente per la figuraccia appena fatta. "E' tutto ok, ci sta, d'altronde non ero mai stato invitato ad una festa che non fosse di qualcuno della mia squadra di basket", mi dice. "A proposito, lui è Cliff, uno dei miei migliori amici", mi indica il ragazzo vicino a lui. "Cliff, lui è Calum, il ragazzo che ha la croce di dovermi aiutare col tedesco", mi presenta al suo amico, facendo ridere sia lui che me. "E' un piacere conoscerti, Calum", mi porge la mano e io prontamente la stringo. "Il piacere è tutto mio, soprattutto se non sei come Trent Jenkins", replico io sincero. "Non solo come lui, almeno credo. In realtà io a mensa non ci entro nemmeno, non mi piace vedere come tratta gli altri", sospira. "Bene, tanto meglio allora", rido leggermente. 

"Ehi, Cal, eccoti, credevo te ne fossi andat...". Zane si avvicina a noi. "Tu che cazzo ci fai qui?", chiede, visibilmente arrabbiato, ad Ashton. puntandogli  il dito contro. "Zane, amore, calmati, l'ho invitato io", cerco di rassicurarlo. "Certo amore, sei troppo buono e questo qua ne avrà approfittato per estorcerti un invito", dice, guardandolo con disprezzo. "Sono venuto con le migliori intenzioni Zane, credimi...", cerca di rispondergli Ashton. "Certo, e io dovrei crederti. Ti sarai portato qualcosa per poterci rovinare la festa e giuro che se provi a fare qualcosa...", ringhia avvicinandosi pericolosamente a lui, ma io lo blocco in tempo prima che possa scoppiare una rissa. "Zane, per favore, non fare scenate", lo prego. "Va bene, va bene, mi calmo, ma andiamo da un'altra parte, non sopporto di avere Irwin intorno", si arrende. Così ne approfitto per portarlo via, non prima di aver mimato uno "scusate", con le labbra sia ad un  Ashton visibilmente intristito che a Cliff, rimasto scioccato più di me per la scena appena successa. 

ANGOLO AUTRICE

Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare, ho avuto un sacco di problemi con il computer. Anyway, spero che il capitolo vi piaccia :)

Stay or run • Cashton HoodwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora