Capitolo Primo" INCUBO "

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Sono la bellezza di tre giorni che non riesco a dormire, e questa non sembra differente dalle notti precedenti. Immobile continuo a fissare il soffitto, ascoltando il respiro pian piano rallentare, i muscoli lentamente si rilassano come le palpebre che progressivamente si chiusero.

Buio. Brividi di freddo mescolati alla paura cominciano a salirmi lungo la schiena, dandomi la sensazione d'esser circondata / alle strette. Il tempo di un lampo riaprii gli occhi/ mi sveglio, sconcertata, inizia a osservare il posto nel quale mi trovavo/ ero finita: ero circondata da grandi alberi silenziosi e ostili.

Non sapevo come muovermi, ero confusa. " Che cosa sta succedendo?" rimuginai dentro di me.

Cercai di guardarmi in torno tentando di trovare una via di uscita, e all'improvviso mi parve d'intravederlo, un piccolo stradello ricoperto da erbacce. Decisi di seguirlo. Mentre camminavo assorta/ speranzosa, di sfuggita mi accorsi che lì di fianco si era venuta a creare una piccola pozza. Presa dalla curiosità, mi fermai a guardare/ sbirciare, riconoscendo in modo confuso un'ombra. Più allungo il collo per osservare meglio e più quell'ombra diventava familiare. Era un volto di una bambina dai capelli lunghi e lucenti, dagli occhi scuri e allo stesso tempo trasparenti in tenera età. Sbalordita pensai di aver visto male. Era il mio / si trattava di me.

Continuai a seguire lo stradello fino a trovarmi davanti a una piccola casa, con tegole scure, pareti chiare e un piccolo comignolo. Prosegui fino alla porta, rimanendo a fissarla per qualche minuto o giù di lì. Sembravo quasi intimorita da essa o da quello che si poteva celare all'interno. Appoggiai l'orecchio per sentire se dentro c'era qualcuno: al tatto è così fredda e ruvida sobbalzai. Racimolato un po' di coraggio, spinsi un po' la porta ed entrai.

L'interno era in penombra, spiragli di luce entravano dalle finestre sbarrate da tavole. Sembravano esser messe così per impedire l'uscita o l'entrata, rimuginai fra me. Continuai a perlustrare la casa, sembrava non essere abitata da tempo, l'arredamento era assente, le pareti costituite da pietra legate in vecchio stile. Il silenzio che inghiottiva/ avvolgeva la casa, fu interrotto dai passi che scricchiolavano sulle piastrelle divelte, pezzi di vetro, sedie rotte e giocattoli sgualciti. Questi ultimi avevano tutti qualcosa di sbagliato: a uno mancava un braccio, a un altro una gamba, a chi un occhio, a chi entrambi, a qualcuno addirittura la bocca. Il battito del mio cuore prese ad accelerare. L'aria consumata stava rendendo il tutto invivibile, andai subito in cerca di una finestra e fortuna volle che la trovassi velocemente, la aprii.

Avanzai verso la finestra per respirare aria pulita. L'aria nuova si mescolava e si confondeva diventando tutt'uno con l'abitazione, che sembrò prender vita.

Sospirai ... pensando a com'è possibile tutto questo. Sul mio volto spuntò un accenno di sorriso e senza rendermene conto, mentre camminavo, le dita iniziarono a scivolare su e giù lungo quelle/le pareti spoglie. Tutto conduceva a pensare che fosse disabitata da molto...  "senz'anima" pensai. Mi apparve strano ... "di solito usiamo le nostre case come delle enormi bacheche, dove sono immortalati ed esposti i nostri miglior traguardi e ricordi". Dondolai la testa continuando a non capire. Arrivai alla conclusione che era il silenzio a non stare bene in quella casa. Alle mie spalle, un raggio di sole che faceva capolino tra le finestre, formava l'ombra dell'unica porta socchiusa.

Attirata dall'ombra di quel piccolo spazio riservato, provai ad avvicinarmi per spalancarla; la porta era di un legno massiccio, poggiai la mano sul pomello cercando di abbassarlo ma era bloccata. Allora cominciai a battere dei colpi, prima deboli, poi molto forti.

Silenzio.

Esitai, presi un enorme respiro: " C'è ... C'è qualcuno lì dentro?".

Silenzio di nuovo. Nessuna risposta.

Monta l'imbarazzo e un rossore crescente. " Lo chiedo/ faccio ancora?" "NO?"."Si?", mi domandai fra me.

Continuai a spingere ancora un po', ci infilai la testa e il buio più totale mi accolse. Non un rumore, solo odore di polvere, tanta polvere. Entrai completamente nella stanza e iniziai a cercare uno spiraglio di luce, ma non riuscivo a vedere nulle. Anzi no, in effetti, al centro della stanza mi sembrava intravedere qualcosa, una figura. Non riuscivo a raffigurarla bene, iniziai a fare dei passi in avanti. Inaspettatamente mi ritrovai fra i piedi una sedia capovolta a terra e come alzi lo sguardo, mi accorsi del corpo che stava penzolando sopra.

L'istinto mi urlava di fuggire ma non riuscivo, ero bloccata rimasi a guardare con le lacrime impigliate tra le ciglia, come mosche nella tela di un ragno.

Dentro di me sentivo di aver già vissuto tutto questo ... " ma quando?".

" Perché è qui?". "Perché l'ho trovato io?"

Feci un grande respiro per calmarmi, e prima che me ne rendessi conto i miei piedi, si stavano muovendo da soli verso quel coro. Eravamo l'una di fronte all'altra, circondate da quel silenzio assordante. La visuale era davvero minima così mi avvicinai ancora di più.

D'istinto tesi la mano per arrivare a sfiorare la sua. Forse per accertarmi che tutto questo fosse reale, inconsciamente mi ritrovai a stringergliela. "Provai una sorta di sollievo nel farlo, è così calda", pensai.

Tutte le paure e ansie scomparvero e sul mio volto si accennò un piccolo sorriso.

" che sia compassione?", mi domandai. Istantaneamente sentii la pelle della mano avvolta da una stretta morbida e calda. Il tempo di rendermene conto mi ritrovo a occupare il suo posto. Sentì qualcosa di ruvido stringermi il collo, il cuore sembrava voler uscire dal petto. La gola diventava sempre più asciutta, provai anche a gridare, ma non ci riuscii, la paura stava vincendo impedendomi qualsiasi reazione.

Solo in un secondo momento mi accorsi che quella presenza era ancora lì a stringermi la mano.

Continuai a fissarla tentando di vedere il suo volto per cercare di avere una risposta / come per chiederle il motivo di quello che stava accadendo.

Sentii il volto esser / diventare rigato da lacrime che non mi appartenevano; dentro di me avevo coscienza che una voce stava gridando:

"No!". " Non farlo!". "Non lo puoi fare !"

Tuttavia lo fece!

Lentamente fece scivolare la sua mano sulla mia lasciando la presa. Con le punta delle dita e tutta la forza che mi era rimasta, cercai di riafferrarla ma non ne fui capace. Mentre si dileguava nel buio, apparve un cenno del suo sorriso per poi scomparire del tutto. Di colpo chiusi gli occhi e diedi un urlo, come se volessi scomparire anch'io dentro il vuoto.

Le mie mani stavano di nuovo stringendo qualche cosa, al tatto capii che si trattava di qualcosa di morbido e delicato. Riaprì subito gli occhi e mi ritrovai nel mio letto. Mi resi conto di essere veramente sveglia quando osservai la cagnolina che mi fissava con le sue piccole orecchie dritte e, la testa chinata, come per dire: "Stai bene?". Rimanemmo a guardarci per un secondo, il tempo di riprendermi o meglio di capire se tutto era realmente finito. La accarezzai. Non so se l'ho fatto per rincuorare lei o me stessa.

Mi sdraiai sul letto continuando ad accarezzarla, fissando di nuovo il soffitto per qualche minuto, poi decisi di alzarmi.

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⏰ Last updated: Sep 09, 2018 ⏰

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