Capitolo 11 Parte 1

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Era passata un'intera giornata da quando avevo rivisto Holly.
Abbiamo visitato Margareth, era ancora in ospedale, ma combatteva come una guerriera.

Io ed Holly passammo la notte insieme, dopo due anni lontani le nostre menti e corpi si bramavano a vicenda senza fermarsi.

E così un nuovo giorno ebbe inizio.
Le calde lenzuola del mio vecchio letto, dove giaceva dormiente la mia amata, mi davano ancora una volta il buongiorno.

Lasciai la casa lanciandomi dalla finestra. Chicago era fredda ma già molto illuminata dal sole, abbracciata dal caos delle automobili.

Corsi verso la chiesa. La mia meta era tornare al mio vecchio rifugio, la Gilda.

Gli Assassini sapevano del mio ritorno, non sarebbe stata una sorpresa per loro.

Mi fermai all'entrata della Chiesa. Era rimasta la stessa dopo due anni. Lo stesso portone socchiuso, la stessa manopola segreta per entrare nella Gilda, le stesse vetrate adornate d'immagini sacre.

Feci un sospiro e attivai l'entrata per la Gilda.
La porta nel muro si aprì rivelando il corridoio verso le cripte.
Camminavo in quelle mura così familiari, pensando a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta.
Sentivo delle voci, persone che discutevano, suoni metallici provenienti dalla sala principale.

La mia curiosità crebbe sempre di più. Un dibattito era in corso nella sala delle Gilda.

"Gli Assassini europei sapevano che li avremmo sostenuti da qui, che diavolo vogliono ora? Che andiamo in guerra?"

Una voce maschile risuonò più di tutte, e le altre si zittirono.

"Gli Assassini hanno combattuto tutte le guerre di questo mondo! Non possiamo lasciarli proprio ora!"

Una voce femminile echeggiò dal centro della sala.

Scorsi dall'alto le figure presenti.
Erano tutte di spalle a me, cappucci scuri e chiari riempivano lo spazio, mescolati ad un vocio di sottofondo.

"Ma che razza di Assassino sei!? Un cagasotto senza palle? Dobbiamo andare lì e distruggerli dal primo all'ultimo Templare Nazifascista presente in Europa."

Quella che mi sembrò essere la voce di un Assassino guerrafondaio di mia conoscenza sbraitò nella sala.

"Ed è per questo che ci servono tutte le forze possibili dal paese. Assassini, non dovete tirarvi indietro!"

Si alzò dalla folla la voce del Mentore, Jeremy, con una cappa diversa dal solito a coprire il suo vecchio cappotto.

Sentire di nuovo la voce del mio Mentore fece scattare in me qualcosa che mi era mancato da molto, il coraggio.

"Io sono con voi, Mentore!"

La mia voce echeggiò dall'alto della sala.
Il vocio diventò un improvviso silenzio accompagnato dalle facce incredule di alcuni presenti.

"Adam Miles..."

Jeremy si rivolse a me.
Scesi le scale facendomi spazio tra gli Assassini.
Sentivo alcune voci tra la folla parlare di me.

"È l'ex Maestro di questa Gilda."

"Il traditore è tornato."

"Come ha potuto abbandonare la causa!?"

Non feci caso alle loro parole, arrivai subito davanti a Jeremy.
Era notevolmente invecchiato in questi due anni. La sua barba era diventata grigiastra, insieme al suo sguardo un po più spento ma sempre deciso.

Jeremy mi guardò, e mi sferrò un pugno.
Caddi a terra, ferito nell'orgoglio.

"Hai osato infrangere tutti gli insegnamenti che io, i tuoi superiori e il tuo compianto Smith ti abbiamo trasmesso. Ringrazia che non abbia usato la lama celata."

Jeremy usò parole forti mentre mi rialzavo.

"Non ho avuto fede nel Credo, quando ne avevo bisogno non ho fatto in modo da seguirlo per il mio bene e quello della Confraternita. Ho passato i miei ultimi due anni lontano da tutto, cercando una redenzione dai miei stessi errori."

Mi girai verso i presenti.

"Non cerco comprensione o una giustificazione, ma solo un modo per essere d'aiuto alle persone che mi hanno fatto diventare un uomo."

Spiegai le mie intenzioni.

"Se ti hanno trovato è solo perché l'ho chiesto io, Miles. Saresti rimasto per sempre disperso nelle Black Hills se non avessimo avuto bisogno del tuo  talento da Assassino."

Jeremy mi fece restare di stucco.
Ma aveva ragione, sarei stato un pupazzo degli Assassini per una guerra mortale, solo per cercare una redenzione dal mio incompreso passato.

"Cosa dovrò fare per estirpare le mie colpe, Mentore?"

Mi inginocchiai.

Una presenza si avvicinò a me.

"Seguimi, Miles."

Era Lydia Frye. La mentore inglese che mi aveva affidato il bastone animato, mi chiese FI seguirla.

"La seduta è in pausa, Assassini."

Seguii Lydia e Jeremy in una stanza.
Era una saletta per le comunicazioni radio.

"Miles, non perderò tempo con te. Inizierai il tuo cammino da semplice Adepto, ma ti saranno ridate le tue armi. Avrai sicuramente ricevuto il dono dai tuoi vecchi compagni."

Spiegò Jeremy sedendosi su una poltrona.
Faceva riferimento alla mia lama celata e al bastone riportatomi da Innokenti e Carl.

"Capisco. Ho ricevuto di nuovo le mie armi."

"Adam, gli Assassini hanno bisogno d'aiuto nelle prossime settimane, dobbiamo organizzare un battaglione pronto a difendere il paese, e se necessario, attaccare in Europa."

Spiegò Lydia.

"Quindi, si va in guerra?"

Chiesi.

"A quanto pare dopo l'attacco a Pearl Harbour il nostro paese ha spinto sempre di più verso l'entrata in guerra. Ci aspettiamo una mossa del genere in qualsiasi momento."

Spiegò Jeremy.

"Ed è per questo che tutti gli Assassini Americani si uniranno presto in un'unica missione di guerra. Domani sera ti aspettiamo al porto."

Sorrise Lydia sedendosi accanto a Jeremy.

"Cosa ci sarà domani?"
Chiesi curioso.

Jeremy si alzò camminando verso un enorme quadro raffigurante la prima guerra mondiale.

"Gli Assassini formeranno un loro vero e proprio esercito."

Assassin's Creed Black HandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora