13 - Bulletproof Heart

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La macchina dei battiti continuava a suonare.
Beep. Beep. Beep.
Era l'unica cosa che rompeva il silenzio in quella stanza d'ospedale.
Max stava riposando dopo un lungo intervento al braccio per estrarre la pallottola.
Avrebbe dovuto fare della fisioterapia dopo la dimissione per poter tornare a fare il pilota nel giro di un mesetto, massimo due.
La porta si aprì.
"Oh mio Dio. Sta bene?" domandò Sophie che appena dopo la chiamata si era catapultata qua.
"Si ha reagito bene all'intervento. Deve solo riprendersi dall'anestesia, per quello sta dormendo." risposi portando nuovamente lo sguardo sul viso di Max.
Era così bello e innocente mentre era privo di sensi sul letto bianco che quasi si mimetizzava con il colore della sua pelle.
Sophie si mise accanto a me e a lui.
Sospirò.
"Vado da Victoria per eventuali notizie di Daniel. Ora so che Max è in buoni mani." dissi.
Sua mamma mi sorrise e uscii dalla stanza.
Victoria era proprio lì.
"Sai qualcosa?" domandai.
"È ancora sotto i ferri." rispose.
"Cazzo. Da quanto tempo è li?" continuai.
"Due ore ormai..." disse lei con voce strozzata.
"Vado a prendere qualcosa di caldo. Aggiornami per le novità." dissi avviandomi verso le macchinette.

Il caffè scendeva lento nel bicchiere concludendo il processo con lo stecchino di plastica per mescolare lo zucchero.
Bevvi quella che io definivo ambrosi per poi uscire e prendere dalla borsetta una sigaretta.
Poco dopo il primo tiro sentii delle voci urlare il mio nome.
Mi girai per cercare ma non vidi nulla.
Probabilmente me lo ero immaginato per lo stato confusionale in cui ero ancora.
"DARCY." sentii nuovamente.
Dall'angolo dell'edificio sbucarono Pierre, Brendon, Hulkenberg, Sebastian, Sainz e Magnussen.
Con Carlos e Kevin non avevo mai parlato, ma presumo perché siano qua.
"Ragazzi..." dissi stupita.
"Ci è arrivata la notizia poco fa mentre eravamo in un locale. Mi ha chiamato Arrivabene dicendomelo." annunciò Vettel.
"Siamo rimasti spiazzati..." disse Nico.
"Ma tu stai bene?" domandò Pierre.
"E i ragazzi?" chiese Carlos.
Brendon venne ad abbracciarmi.
Gesto che minimamente mi sarei aspettata da lui.
"Non ti meriti di soffrire, hai già avuto abbastanza dolore nella tua vita." sussurrò Hartley mentre aveva ancora le sue braccia avvolte sulle mie.
Mi scese una lacrima che rigò la guancia sinistra.
Il biondo che ancora era lì davanti a me asciugò la goccia d'acqua con il pollice sfoderando un sorriso.
"I ragazzi... Beh, Max sta dormendo dopo l'intervento al braccio per togliergli il proiettile. Daniel era ancora in sala operatoria... Credo sia grave..." dissi guardando in basso.
Non riuscivo a sostenere lo sguardo dei sei piloti che avevo davanti.
"Cazzo..." disse Gasly.
Kevin venne verso di me posando le sue mani sulle mie spalle guardandomi profondamente con i suoi occhi grigio-azzurri.
"So che molti mi odiano per il mio carattere di merda, infatti per un miracolo mi trovavo ad un tavolo a bere con lo stesso Sebastian e Nico, ma ho dei sentimenti seppur siano molto nascosti, quindi ascoltami. So che io e te non abbiamo mai avuto un rapporto, ma qui ci siamo venuti per te e Victoria, per sostenere voi e i ragazzi. Quindi non abbatterti, lotta con e per loro. D'accordo?" disse.
Annuii subito perplessa e gli sorrisi poi convinta.
"Vi abbiamo portato della roba più comoda, è roba nostra, vi andrà grande ma almeno potreste sentirvi più a vostro agio." disse Nico porgendomi una busta.
Brendon me ne sporse un'altra per poi dirmi: "Qua dentro c'è una mia tuta, volevo dartela personalmente.".
Gli diedi un bacio sulla guancia indicandogli dove si trovava Victoria mentre io mi dirigevo verso il bagno.

Tolsi il mio abito stracciato e i tacchi.
Infilai i pantaloni, la maglietta e la felpa dell'australiano.
Inutile dire che mi erano leggermente grandi.
Nella busta trovai anche un paio di calzini e delle scarpe della mia misura con un biglietto: "Sapevo che le mie non ti sarebbero andate così te le ho comprate. La taglia la sapevo perché avevo visto le tue scarpe quando eri ancora l'ombrellina di Pierre.".
Brendon iniziava a stupirmi sempre di più.

Uscita dal bagno davanti a me passò la barella con Daniel sopra, privo di sensi.
Seguii dove lo portavano il chirurgo e le due infermiere.

Arrivata davanti alla sua stanza, rimasi con Victoria, Brendon, Kevin e Nico a guardare le infermiere attaccarlo a flebo di vario tipo e alla macchina dei parametri vitali.
I piloti mancanti erano da Max.
"Siete parenti di Daniel?" chiese il medico.
"Sono la sua ragazza." affermò Victoria.
"Bene posso parlare solo con lei allora." rispose portando la sorella del mio ragazzo in disparte.

"Daniel ha superato l'intervento, ma purtroppo ha perso molto sangue e ha sbattuto fortemente la testa, questo porta ad un coma. Il medico mi ha rassicurato che si sveglierà, ma non si sa tra quanto." disse Victoria molto abbattuta.
Il mio migliore amico.
Il ragazzo che mi è stato sempre accanto dal primo momento e che c'è sempre stato nel bisogno.
Non si meritava tutto ciò.
Gli sarei stata accanto fino a che non si sarebbe svegliato e ripreso per tornare poi alla vita di tutti giorni dove lui faceva le sue battute stupide e io ridevo fino alle lacrime.
Strinsi i pugni dalla rabbia e delle goccia di pianto scesero sul pavimento.
"La vita è ingiusta." dissi tremando.
Brendon mi abbracciò.
"Lo è sempre. Ma si riprenderà. Daniel è un combattente." cercò di confortarmi il biondo.
"Grazie Brendon." dissi.
"Vado a prendervi qualcosa di caldo, che non sia caffè." disse Nico lanciandomi una battuttina sul fatto che sono una caffeinomame avviandosi fuori dall'ospedale cercando qualcosa di meglio delle proposte dell'ospedale.
"MAX SI È SVEGLIATO!" urlò Pierre nel corridoio.

Corsi verso la sua stanza e una volta entrata lo vidi, lo sguardo era diretto al soffitto.
I ragazzi e Sophie uscirono.
Mi avvicinai al letto.
Il suo sguardo incrociò il mio.
Iniziai nuovamente a piangere.
Gli presi la mano.
"Dio Max... Mi sono spaventata da morire.
Non lasciarmi mai. Ti prego. Ti amo." dissi in preda alla disperazione.
"Piccola. Non ti lascerò mai, ci vuole di più per far fuori Max Verstappen." rispose.
Gli sorrisi.
"Daniel?" domandò.
"È messo peggio di te..." risposi.
"Peggio quanto?" domandò nuovamente.
"È in coma..." dissi.
Max rimase sconvolto dalla notizia.
"Voglio vederlo." disse nervosamente.
"Max, non puoi alzarti." continuai.
"Non mi importa, sono abbastanza forte." disse alterato staccando degli elettrodi dal petto e aggrappandosi al porta flebo.
Lo aiutai sapendo che fermarlo sarebbe stato inutile.
Sostenendo parzialmente il suo peso lo accompagnai in camera del nostro migliore amico.
Victoria, Sophie e i ragazzi ci guardarono sconvolti senza dire una parola.
Entrammo nella stanza.
Max si sedette accanto a lui e iniziò a parlare: "Daniel... Forse non te l'ho mai detto, ma grazie di tutto quello che hai fatto per me. Ti voglio bene.".

Nothing Like Him. || #WATTYS2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora