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Anche se incontrassi un angelo direi:"non mi fai volare in alto quanto lei"
-E.DC.

Uscimmo da quel pub verso le undici e mezza. Fuori c'era ancora tanto freddo quindi, non appena entrammo in macchina, Steve accese il riscaldamento. Iniziai a strofinarmi le mani per riscaldarmi ma non servì praticamente a niente, continuavano ad essere gelate.

«È un peccato che tu non abbia trovato nessuna con cui uscire.» disse d'un tratto Steve.
«Già, è proprio un peccato.» gli risposi sarcastico.
«Jared, dico sul serio.» mi fissò, «Credo davvero che tu debba trovarti qualcuna. E sappi che è una cosa che ti consiglio di fare perché so quanto tu stai soffrendo in questo momento.»

Socchiusi le labbra, non mi aspettavo quel discorso in quel momento. Eppure non era la prima volta che affrontavamo quella discussione. Era avvenuta spesso nell'ultimo anno e mezzo ed era sempre maledettamente doloroso. Perché forse Steve non capiva che ero ben consapevole di ciò che mi stava dicendo ma che la mia consapevolezza non bastava a farmi smettere di pensare a Sheri.

«Secondo te, lei pensa ancora a te?» mi chiese dopo alcuni secondi di silenzio.
Quella domanda me l'ero fatta centinaia di volte e, puntualmente, rimanevo senza una risposta certa.
«A volte penso di sì, altre volte penso mi abbia dimenticato. La verità è che non lo so. Non so mai cosa pensare quando si tratta di Sheri.» ammisi con il capo chino, «So solo che mi ha lasciato con uno stupido biglietto.»

Sentii la mano di Steve poggiarsi sulla mia spalla per darmi conforto. Feci un piccolo sorriso e lo ringraziai mentalmente per tutto ciò che aveva fatto e che faceva per me. Ero davvero fortunato ad avere un migliore amico e un collega come lui, non potevo chiedere una persona migliore da avere accanto.

«Scusami, Steve.» dissi a bassa voce, «Perdonami se non faccio altro che piangermi addosso.»
«Sei il mio migliore amico, Jared, farei di tutto per te. Ed è proprio per questo che ti sprono ad andare avanti, devi reagire. Cosa vuoi fare? Chiuderti in casa fino a quando Sheri non torna? Pensa se non dovesse farlo! Ti accorgerai di aver perso solo tempo.»

Steve aveva ragione. In realtà, ce l'aveva sempre. Aveva ragione quando mi disse che non dovevo buttare la mia vita per l'alcol, aveva ragione quando mi disse che il suicidio era l'idea più stupida che potesse passarmi per la testa e aveva ragione quando mi disse che dovevo reagire per Holland. Come aveva avuto ragione in passato, aveva ragione anche quella sera in macchina.

«Hai ragione, Steve. Hai sempre ragione.» gli dissi alzando finalmente lo sguardo per poi guardare i suoi occhi blu, «Devo voltare pagina.» aggiunsi.
Era la prima volta che lo dicevo ed era la prima volta che ne ero quasi convinto.

«Esatto, amico! E ti troverai qualcuna con cui uscire!» mi rispose con un sorriso stampato in faccia.
Roteai gli occhi al cielo e aggiunsi:«E mi troverò qualcuna con cui uscire.»

«Chissà, magari uscirai proprio con Sonny.» fece spallucce.
«Ah, te l'ho già detto. È solo una conoscente.» gli ricordai.
«Sì, beh, io spero che tu le chieda di uscire dato che è una favola. Inoltre, sembra anche simpatica.»
«D'accordo, ci penserò su. Piuttosto, mi accompagni a casa o no?»
«Certo, certo, non fare così!» mi rispose e, finalmente, mise a moto e partì.

*

Durante il viaggio verso casa mia, grazie a Dio, non parlammo di appuntamenti o di Sheri. Steve mi raccontò di quanto fosse fastidioso il tizio seduto dietro di lui al pub. Era alto almeno un metro e novanta, ubriaco fino a limite, e non faceva altro che che parlare e straparlarle. Intratteneva almeno una decina di persone con le sue idee politiche, con i suoi "eh, ai miei tempi" e con i racconti delle sue avventure in mare visto che, secondo ciò che usciva dalla sua bocca che puzzava di whiskey, era stato un marinaio.

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