Dolci incontri e dove trovarli.

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Strinsi la mano a Damian che mi sorrise in modo cordiale,ricambiai e uscii dal pub.

Dovevo solo alternarmi con gli studi e il lavoro, organizzare il tutto per bene e finalmente ero apposto con me stessa, dovevo iniziare il mio turno la sera dopo, ero in prova e se andava tutto bene potevo continuare a lavorare.

Mentre camminavo per strada sentivo qualcuno camminare dietro di me, la cosa era un po' inquietante ma pensando sempre al meglio mi dissi che era qualcuno che doveva fare per un po' il mio stesso percorso, solo che insisteva un po' troppo quindi mi fermai vicino ad una macchina e guardai nello specchietto, subito quella persona si nascose dietro ad un muretto.

'Che strano' pensai, chi aveva il bisogno di seguirmi, soprattutto se ero arrivata da poco. Continuai a camminare senza mai voltarmi indietro, ormai l'ansia si era impossessata del mio stomaco, accelerai un po' il passo per seminare chiunque ci fosse dietro di me, ma zero.

Entrai in un vicoletto solitario, era la cosa più sbagliata che avessi potuto fare in quel momento, mi sporsi un po' in avanti per 'sbirciare' chi ci fosse dietro di me.

Uscii dal mio nascondiglio e vidi il ragazzo dagli occhi verdi del giorno prima, si quello che incontrai appena arrivata, non sapevo neanche il suo nome. I suoi capelli erano ben ordinati anche quella volta, le sue iridi peró mostravano nervosismo e imbarazzo.

Sembrava che le sue mani emanavano sudore, le sfregava tra loro in modo da asciugarle, era una persona molto ma molto strana, non degnava una parola.

Incrociai le braccia al petto e lo guardai infuriata. In quel momento le mie iridi azzurre diventarono rosso fuoco, le mie guance diventarono del medesimo colore. Il mio piede destro batteva a terra aspettando una risposta dalla persona davanti a me.

-allora?- decisi a parlare prima io.

-c..cosa?

-perché mi seguivi?

-io..io non ti stavo seguendo.

-no certo, mi stavi stalkerando visto che ti sei anche nascosto dietro ad un cespuglio.

-non è vero.

-si che è vero. Non mentirmi.-gli puntai un dito contro come se lo stessi minacciando.

Era simile a me caratterialmente, mi somigliava a stento anche fisicamente, era strana come cosa.

-come ti chiami?- chiesi.

-Henry..Mick...McCall

-sei una persona molto strana.

-tu invece, come ti chiami?

-non dico il mio nome ad uno sconosciuto.

Voltai le spalle e feci dei passi avanti, ma prima di andarmene completamente, mi voltai un ultima volta e lo vidi ancora lì, fermo nella posizione di prima, stavolta con un espressione diversa, sul suo volto c'era ancora una volta la malinconia.
***
Mi svegliai molto presto quella mattina, mi alzai dal letto, feci la mia sessione quotidiana di squat e flessione e andai a farmi una doccia veloce. Lavai la faccia i denti e lasciai un biglietto a Veronicah con scritto di aspettarmi fuori all'aula nel caso non fossi ancora arrivata.

Andai al bar scolastico a fare colazione, non c'era cosa migliore di prendere un croissant e cappuccino di primo mattino.

-un croissant al cioccolato e un cappuccino.

-arriva subito signorina.

-ancora tu?-dissi subito sgranando gli occhi

-io lavoro qui da tre anni ormai, tu cosa ci fai qui!

-io qui ci studio. E tu continui a perseguitarmi caro Henry.

-oh ma non farmi ridere- si mise una mano in faccia in segno di resa.

-dammi il mio ordine e non disturbo più.

-dimmi il tuo nome.

-è una minaccia?- mi sporsi sul bancone scagliando uno dei miei sorrisi beffardi.

-ecco a te il tuo ordine

-grazie mille Henry. Buona giornata.

Uscii dal bar e andai ai giardinetti a sorseggiare il mio amatissimo cappuccino. Da lontano intravidi Veronicah parlare con una ragazza dai capelli ricci afro. Non poteva essere lei, non in questo momento così felice della mia vita! Non Kayla.

Se c'era Kayla stava a significare che con lei c'era anche Jennet. La gioia mi perseguitava, prima il tipo strambo, poi Veronicah, Kayla, Jennet. Non mancava più nessuno all'appello, c'erano tutti. Sembrava essere ritornata al liceo.

Ormai la lezione era iniziata da un minuto ed io ero già in ritardo il primo giorno d'università.

Corsi per i corridoi ormai vuoti e arrivai fuori alla mia classe. Entrai e i miei occhi puntarono al professore in classe che mi guardava sconcertato. Non aveva ancora iniziato a fare lezione, ma era uno che amava la precisione.

-lei è?- chiese

-Mickaelson, Scarlett Mickaelson.

'no' sentii sottovoce.

Mi voltai in direzione del suono e mi si sgranarono gli occhi nel vederlo.

Stephan Hastings.

Era seduto in un angolo della classe circondato da un gruppetto di suoi amici credo. Al suono della sua voce si girarono tutti i suoi amici dalla mia parte e mi guardarono in modo interrogativo, erano curiosi, quelli erano proprio sguardi pieni di curiosità.

Andai a sedermi vicino a Veronicah e tutti tornarono a guardare il professore che cominciò a spiegare.

-visto che sguardo che ti ha puntato Stephan?

-sai quanto può interessarmi?

-su Scarlett non essere antipatica con me.

-che ci facevi con Kayla stamattina?- deviai il discorso.

-parlavamo del più e del meno.

-non fare la vaga con me Rony -le diedi quel soprannome che lei odiava così tanto.

-non chiamarmi Rony.
***
A fine lezione fui la prima a svignarmela e a non subirmi sguardi indesiderati. Diede uno sguardo ai miei orari e decisi di incamminarmi verso la lezione seguente. Sentii dei passi femminili affiancarmi.

-oh mia cara, anche tu qui?

-oh mia cara Jennet, stavo per farti la stessa domanda sai? E tu Kayla? Dopo anni sei sempre la solita cagnolina di compagnia?

Quest'ultima non rispose quindi mi rivolsi ancora una volta alla bionda alla mia sinistra.

-oh scusami, se non le dai il permesso non può parlare vero?- sorrisi cattiva.

Quelle due erano sempre insieme dai tempi dell'asilo. Erano insieme quando io ero ancora una bambina spensierata che cercava di fare amicizia con tutti, erano insieme quando io avevo ancora con me le mie emozioni. Quando mi prendevano in giro per le lentiggini, quando io e Paul giocavamo tutto il pomeriggio insieme perché lui era il mio unico amico.

'Dove sei Paul ora che ho bisogno di te?' Pensai, ma non feci prendere il sopravvento da quello spiffero di 'umanità' che mi rimase.

Sprofondare nell'abissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora