Capitolo quattro

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Quando entrai nello studio di Charles, tutti si voltarono a guardarmi. Finalmente avevo indossato dei vestiti decenti, comodi e soprattutto miei. Per qualche stupida ragione ero convinta che Charles avesse dato fuoco alla mia stanza, dopo il mio abbandono, o che avesse almeno buttato via tutta la mia roba.

Invece, la mia camera da letto era uguale a quando me n'ero andata. Aprire il mio armadio e ritrovare tutti i miei vestiti, dopo cinque anni, mi aveva fatto salire le lacrime agli occhi. Erano tutti lì, in fila.

Ignorai i loro sguardi, andando a sedermi su un divanetto accanto ad Hank. Mi osservai passivamente le scarpe laccate di nero, abbinate a una gonna nera lunga fino al ginocchio e ad una camicetta verde smeraldo – che avevo rindossato con tanta nostalgia - pur di non sentirmi al centro dell'attenzione.

«Spero ti piacciano, durante la tua assenza non ho pensato di ampliare il tuo vestario. Mi spiace se non ci sono bustini in pizzo» mi apostrofò il mio compagno appena ritrovato.

Era troppo bello per essere vero. La sfuriata non è ancora finita...

«Oh, hai fatto benissimo, i bustini di pizzo li uso soltanto per lavoro. I miei gusti nel vestire sono rimasti gli stessi di cinque anni fa, fortunatamente, al contrario dei miei gusti sugli uomini» dissi sarcastica.

«Pensavo che prima o poi saresti tornata a riprenderti i vestiti, anche se pensavo prima di cinque anni, onestamente».

«No, nel mio futuro non sono mai tornata. Ci saremmo rivisti tra cinquant'anni» sorrisi.

Anche lui finse un sorriso falsissimo.

«Menomale allora. Hai visto, Hank? Ci voleva la fine del mondo per farla tornare a casa sua».

«Avevo dato un taglio netto alla mia vita, lasciando qua tutto il mio passato, oggetti e vestiti compresi. Avevo anche tagliato i capelli! Comunque... vedo che anche tu hai apportato migliorie al tuo look. Carini i tuoi capelli!» lo presi in giro anche se, ahimé, lo pensavo sul serio.

Logan ci interruppe.

«Prima che entrassi, Ivy, stavamo discutendo sul da farsi... Stavo raccontando di come abbiano preso i poteri di Mystica e ne abbiano fatto un'arma».

Annuii, proprio nell'esatto istante in cui Charles scuoteva il capo.

«Io non sono di nessun aiuto. Raven non mi ascolterebbe mai... la sua anima e il suo cuore sono di un altro, ormai» disse con amarezza.

Cercai di ignorare il sottile filo di gelosia che serpeggiava nel mio stomaco.

«Lo so... ecco perché ci servirà anche Magneto» intervenne Logan.

Hank incrociò le braccia sul petto.

«State scherzando? Ivy, gliel'hai detto dove si trova Magneto?»

Sbuffai, con ancora lo stomaco in subbuglio per poco prima.

«Certo che lo sa. Purtroppo solo insieme riuciremo a fermare Mystica» mi bloccai. Non mi ero neppure resa conto di averla chiamata così e non Raven.

Un lampo di insofferenza passò negli occhi azzurri di Charles, e per la prima volta da quando l'avevo rivisto, me ne sentii in colpa. Non avevo intenzione di ferirlo, non quando controllavo le mie emozioni e mi sforzavo di soffocare il rancore, come in quel momento, appena dopo l'ennesimo battibecco.

«-Raven» mi corressi subito.

Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

«Vi aiuterò a trovarla... lo farò per lei».

Logan parve finalmente soddisfatto.

«Bene. Sappiamo che Erik si trova in una prigione di massima sicurezza, all'interno del Pentagono. Io dico che soltanto Quicksilver può aiutarci».

Mi morsi un labbro, valutando le ipotesi. Alla fine annuii soddisfatta.

«Sì, credo che lui sia la persona più indicata per addentrarsi nel Pentagono senza essere acciuffato».

Hank si mise in piedi, incrociando le braccia sul petto.

«Spieghereste anche a noi?»

«Certo. Abbiamo un mezzo per spostarci velocemente?» chiese Logan.

Hank annuì.

«Un jet privato».

Lui ne sembrò piuttosto sollevato.

«Fantastico. Andiamo».

I battibecchi non erano terminati neppure sul lussuoso jet privato, seduti su comodi sedili di pelle, imbottiti al punto giusto da dare il massimo del comfort. Avevo la sensazione che Logan ci volesse infilzare con i suoi artigli ossei da un momento all'altro.

«E così lavori in un Night Club... non devi esserti sentita molto sola» stava dicendo Charles.

«No, in effetti ho conosciuto diversi uomini interessanti».

«Non ne dubito».

Logan si esasperò di nuovo.

«E basta, voi due! Mi sembrate una coppietta finita male... c'è forse qualcosa che devo sapere? Questa faccenda irrisolta tra di voi ci metterà nei guai?» domandò, voltandosi verso di noi.

E diamo il via alle insinuazioni. E uno!

Mi sentii una scolaretta rimproverata. Nonostante la mia veneranda età , restavo comunque più piccola di lui. E anche Charles, soprattutto quello seduto sul sedile accanto al mio.

«No» esclamammo all'unisono, raffreddando i nostri animi.

Sospirai, approfittando del momentaneo silenzio per studiare i particolari del suo volto. Forse si sentì osservato, perché si girò fino a incrociare il mio sguardo.

«Però-» sussurrai a bassa voce per non essere sentita da Logan «non so perché, tutti gli uomini interessanti li cerco con gli occhi azzurri» ammisi, e quella per me era la dichiarazione di pace più esplicita ed eloquente dell'universo.

Charles si fece più mesto, e abbassò il capo.

«Che bella consolazione» disse a mo' di scherzo, anche se del tono divertito non c'era neanche l'ombra.

Mi sistemai meglio sul mio sedile di pelle, e cominciai a rammaricarmi per com'era andato a rotoli il nostro rapporto.
Pensai alla prima volta in cui l'avevo visto.  

|𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐚𝐥𝐥| 𝘟-𝘮𝘦𝘯Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora