Dopo un paio di giorni all'ospedale ero pronta a tornare a casa, sempre che mi fosse concesso chiamarla ancora casa. Aaron insistette per darmi un passaggio, e anche se non ero entusiasta all'idea non avevo la pantente e in caso contrario non avrei potuto comunque guidare con un solo braccio.
«Mi dispiace di averti urlato contro in ospedale» disse infrangendo il silenzio.
«Non importa».
Guardai fuori dal finestrino. Passammo a fianco a un piccolo lago e non potei fare a meno di pensare all'ultima volta che mi ero fatta un bagno.
«E scusa per il buco nella giacca» mi guardò per mezzo secondo prima di riportare gli occhi sulla strada.
«Diciamo che potrebbe anche piacermi». Osservai il foro.
«Sembra proprio figo, non credi?» aggiunsi con un ghigno.
«Proprio così». Emise una breve risata. «È stata la prima volta che ti hanno sparato?» chiese.
Mi voltai verso di lui. «Che cosa credi?».
«Se mi rispondi in questo modo suppongo che sia un no». Sorrise.
Aaron si arrestò di fronte al blocco di appartamenti in cui era situata la mia vecchia casa.
«Hai sempre vissuto qui?» domandò prima di uscire dall'auto.
«No, sono cresciuta in una piccola cittadina a Boston, ma quando mio padre finì in prigione avevo solo undici anni, così Rose si prese cura di me».
Uscii dall'auto e camminai verso la porta che conduceva alle scale, con Aaron alle mie spalle.
Mentre salivamo io continuai a parlargli. «Ci siamo spostate in giro per... il mio lavoro».
«Come sei entrata nel giro? Voglio dire, torturare le persone non è esattamente quello che la maggior parte dei bambini vuole fare una volta adulti, anche se si tratta di persone malvagie». La voce di Aaron era soffice, quasi come se avesse paura di ferire i miei sentimenti.
«Rose era povera, davvero povera, e non poteva lavorare per via di un incidente che l'aveva costretta su una sedia a rotelle per il resto della vita». Gli sorrisi per assicurargli che andava tutto bene. «Mio padre aveva qualche contatto e io ho fatto quello he potevo per andare avanti e perché Rose sopravvivesse. Washington è sempre stato il suo posto preferito, quindi abbiamo deciso di fermarci qui».
«È rimasta sola per questi ultimi due anni?» chiese preoccupato.
«No, ho un amico che viene a controllarla ogni tanto».
Arrivammo al quinto piano e ci fermammo fuori dal portoncino dell'appartamento dove viveva Rose.
«Vuoi che entri con te?» chiese Aaron. Sapeva che ero piuttosto nervosa al pensiero di rincontrare Rose.
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Blake | Traduzione italiana
Fanfiction| ORIGINAL STORY BY @COUCHPOTAATO | «È passato un po' di tempo». Lo guardai negli occhi. «Cosa la porta di nuovo qui? Non credo che sentisse la mia mancanza». Alzai le sopracciglia e gli feci l'occhiolino. «Non sia timido, agente, anche lei mi è man...