CAP. 3

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Arrivati nella nuova casa, Mattia mi fece strada.
Prese le chiavi e aprì una porticina che si trovava fra due negozietti molto carini.

"Ecco qua."

Disse aprendo la porta e indicando con le mani un piccolo appartamento.

Appena entrati si poteva notare un piccolo soggiorno, arredato con un divano nero, un tavolo e una televisione di circa 80 pollici.
A destra si apriva una stanza, la cucina. Piccola, ma con le cose essenziali. Dall'altra parte del corridoio c'era un bagno e due camere. In una il letto nel quale avremmo dormito io e Mattia, nell'altra lo splendido pianoforte a coda bianco che avevo fatto portare a Roma da Bologna.

"È...."

"Si certo, ci sono ancora un bel po' di cose da fare, ma non ti preoccupare... Me ne occuperò io, tu pensa solo a..."


Interruppi il discorso di Mattia.


"Stupenda. Come la immaginavo."


"Davvero ti piace?"


Chiese lui stupito spalancando la bocca.


"Certo."


Dissi sorridendo.

Lui mi prese per la vita e mi bació. Finalmente ero felice.




[**]






"Amore che ore sono?"

"Mhhhh"


Un verso strano uscì dalla bocca di Mattia. Intesi che non voleva essere svegliato.

Allungai una mano verso il comodino e afferrai il telefono.

Accesi lo schermo e subito notai l'errore.

"Oh, cavolo! Non é il mio questo!"


Poi però mi resi conto che c'era qualcosa che non andava. Da sempre Mattia aveva tenuto il telefono senza password e la stessa cosa avevo fatto io. Era una specie di patto. Potevo passare per quella gelosa e assillante, ma a prendere quella decisione non ero stata io, ma proprio lui. Perché proprio ora aveva deciso di rompere questo "patto" senza dirmi niente?


"Amore perché hai messo la password?"

Mattia fece uno scatto da velocista e afferró il telefono dalle mie mani, lasciandomi di stucco.


"così...."


Rispose imbarazzato, muovendo i piedi sul pavimento.



"Ma che hai?"

Era strano. Non lo avevo mai viso così... agitato. Di solito, quando eravamo insieme, non era mai imbarazzato. Mai. Questa cosa era molto sospetta.


"Niente!"

Esclamò ancora più in ansia, grattandosi la testa.

"Fino a poco fa sembrava che non ti volessi alzare.."

Non mi piaceva passare per la ragazza gelosa e invadente, però continuavo a pensare che nel suo comportamento ci fosse qualcosa di sbagliato, un Mattia che ancora non avevo conosciuto.


"Mi sono ricordato che devo andare all'università."

Disse lui entrando nel bagno come una furia.


"bah.."


Decisi di non approfondire il discorso, perché non avevo voglia di tardare proprio il mio primo giorno di conservatorio solo per una stupida discussione, ma la faccenda non sarebbe finita lì.

Mi alzai dal letto e cominciai a prepararmi. Indossai un paio di jeans a vita alta e una maglietta rosa aderente. Misi le mie inseparabili Adidas e cominciai a truccarmi.
Non amavo molto truccarmi, ero una ragazza acqua e sapone, infatti misi solo un velo di mascara e un po' di fondotinta per nascondere i  nuovi brufoli che erano spuntati qua e là sulla mia pelle pallida.
Ero dell'opinione che non c'era bisogno di nascondere il proprio essere sotto strati e strati di trucchi. Non bisogna essere due persone differenti, truccate con una personalità, struccate con un'altra. Bisogna avere il coraggio di mostrarsi per quello che si è realmente.

Alle 7.40 uscii di casa.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora