Le Cose Preziose

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"Per l'amor del cielo, Lynn, dimmi che non l'hai perso di nuovo!" disse la donna, alzando gli occhi al cielo.

La figlia, tra i singhiozzi, abbassò la testa e si coprì il viso con le mani.

"Su, su, non piangere, ho capito. Lo andiamo a ricomprare, ma è l'ultima volta, va bene?"

La piccola smise istantaneamente di piangere e batté le mani, entusiasta. "Andiamo! Andiamo!" diceva.

La mamma, senza dire altro, le prese la mano per portarla in macchina.

Lynn, però, scappò subito da quella stretta e corse da sola lungo il marciapiede, saltellando di tanto in tanto.

"Non scivolare, che c'è la neve, poi ti sporchi il cappotto" la richiamò la madre con voce piatta.

Lynn smise subito di correre e raggiunse l'auto con pochi passi lenti e composti.

Partirono, mentre la bambina si muoveva, impaziente, sul suo sedile dietro alla mamma.

Guardò fuori dal finestrino,  sui marciapiedi imbiancati. Era la neve che gliel'aveva fatto smarrire, pensò. Sì, se non ci fosse stata la neve non si sarebbe distratta, non avrebbe dimenticato dove l'aveva lasciato. "Neve cattiva" pensò la piccola, e soffiò sul finestrino. il fiato appannò il vetro, ma la neve si intravedeva ancora. 

Lynn girò la testa verso sua madre.

"Quando arriviamo?" chiese, con voce lamentosa.

"Tra cinque minuti siamo lì."

Lynn sbirciò oltre il sedile e riconobbe la strada dall'altro lato del parabrezza.

"Stiamo andando a scuola!" protestò.

"Come tutte le mattine. Quando ti vengo a prendere andiamo in Negozio."

"Ma..." provò a dire Lynn.

"Riuscirai a passare una mattina senza, non fare storie!"

La bimba incrociò le braccia e mise il broncio, ma non disse altro.

A scuola, ascoltò il maestro che parlava e si sforzò di capire quel che diceva, ma non aveva voglia di stare su quella sedia a sentire quelle cose, voleva andare via, al suo negozio preferito.

La bambina nel banco vicino al suo, che aveva in mano un paio di bambole, la guardò con sufficienza. "Stai ascoltando?" domandò, come se fosse la cosa più assurda del mondo. "E dov'è il tuo...Oh, non mi dire. L'hai perso di nuovo?"

Lynn digrignò i denti. "Sì, e se lo vuoi sapere, l'ho fatto apposta"

La compagna face una risatina acuta, che fece voltare alcuni bambini verso di loro. "Ah sì? E perché, sentiamo."

"Perché così la mia mamma mi porterà al Negozio" disse l'altra, rifiutandosi di arrossire nonostante le occhiate dei vicini. "In realtà non mi importa di quel coso, ma voglio tornare al Negozio. Sai com'è quel posto...Oh!" Si interruppe, fingendosi dispiaciuta. "Aspetta, no, non lo sai. Perché tu non ci sei mai stata."

Con sua immensa soddisfazione, l'altra studentessa si incupì e, non avendo nulla da ribattere, si girò dall'altra parte, tornando alle sue bambole. Non la disturbò più per il resto della mattinata.

Mentre si avvicinava all'uscita, Lynn sentì qualcuno che le tirava una manica, così si fermò ad ascoltare il bambino in questione, se non altro per evitare che le sgualcisse il cappotto.

"Scusa, mi ha detto Margaret che oggi vai al Negozio delle Cose Preziose" balbettò lui, chiaramente intimidito.

"Sì, è vero" rispose Lynn alzando il mento.

"Ecco, io pensavo che forse potevi prendere una cosa." Le offrì delle banconote. "Per favore. E' un orsacchiotto, sai, bianco, e-"

Lynn gli voltò le spalle, prima che potesse tediarla con i suoi racconti.

"Tu lo sai perché te lo chiedo!" le urlò dietro il bambino, con rabbia.

Lynn si fermò, tentennando. Sapeva di cosa parlava, così come sapeva di aver mentito a Margaret quella mattina: lei non poteva stare senza quello che aveva perso. Ma comunque non aveva tempo per quel moccioso.

"Io non mi fermo mai in quel reparto, quello delle cose banali. Se anche ci fosse quell'orsacchiotto, non lo vedrei nemmeno" dichiarò altezzosamente.

Poi fece ondeggiare i capelli e se ne andò, senza più guardare il bambino. 

Raggiunse la madre con un gran sorriso. "Allora andiamo?"

"Sì, andiamo" rispose quella con un sospiro.

Lynn riprese a saltellare sul suo sedile. Andava al Negozio, questa volta per davvero. Fuori la neve si era già sciolta, per cui osservò la strada. Era proprio quella che conosceva, dritto, poi a sinistra, poi la rotonda, poi l'angolo...

Ed eccolo lì: un locale poco illuminato, con una scritta così piena di ghirigori che le veniva il mal di testa solo a pensare di leggerlo, ma che diceva - lei lo sapeva - "Cose Preziose".

La mamma si assicurò che le tenesse stretta la mano ("Non voglio che scappi in giro da sola in quel posto") ed entrarono, facendo tintinnare appena la campanellina sulla porta e oltrepassando insieme il pesante drappo di nero all'ingresso.

Lynn si trovò subito circondata dagli oggetti più diversi: anelli, fotografie, libri, giocattoli. Tutti con un'aria consunta, invecchiata, persa. Un po' come le persone che giravano tra gli scaffali. Tutti i clienti avevano uno sguardo triste, incompleto. Tutti cercavano qualcosa che avevano perso e qualcuno lo trovava. Proprio in quel momento un vecchietto stava abbracciando pateticamente una vecchia fotografia dal bordo annerito. "E' la foto della mia famiglia, era bruciata anni fa con il resto della casa...Meno male che ci siete voi!" biascicava, con gli occhi lucidi, alla commessa, che lo spingeva verso la cassa con un sorriso di cortesia. 

Lynn cercò di non guardare quelli che, invece, non trovavano ancora le loro Cose Preziose e forse non le avrebbero mai trovate. Fece scorrere lo sguardo sullo scaffale e le saltò all'occhio un orso di peluche, bianco, con la pancia e l'interno delle orecchie di un blu tenue e sbiadito. Un orecchio era mordicchiato, l'altro mezzo scucito.

A Lynn venne in mente il bambino che l'aveva supplicata a ascuola. Un po' le faceva pena, ma la mamma si sarebbe arrabbiata se avesse saputo che Lynn raccontava in giro che andava al Negozio delle Cose Preziose. "I bambini non dovrebbero entrare qui" diceva tutte le volte. "Ti ci porto solo perché non so distinguere il tuo amichetto da tutti gli altri."

"Mamma" chiese la bimba in quel momento, "Come fanno ad avere le cose che perdiamo?

 La donna alzò le spalle. "Non lo so."

"E non sei curiosa?"

"Non so neanche come funzionano il freezer e la macchina, ma non sono curiosa." 

Intanto una commessa le stava guidando verso il fondo del negozio, dove la luce delle Lampade  si faceva più soffusa.

"Devi solo dirmi qual è il tuo" disse la signorina a Lynn, con uno dei suoi perfetti sorrisi di plastica. Lynn aveva provato a imitare le commesse del Negozio, sorridendo davanti allo specchio, ma non ci riusciva mai.

"Sbrigati, che dobbiamo andare" la incitò sua madre.

Lynn guardò la fila di ragazzini che le mostrava la commessa. Riconobbe quello al centro: aveva l'uniforme azzurra che gli aveva scelto lei e i capelli color sabbia. Lo indicò.

"E se lo perdi di nuovo" le sussurrò la mamma mentre andavano a pagare "ti prendo uno schiavo nuovo e basta, affezionata o no a quello vecchio. I prezzi qui sono esorbitanti."

-Gaia📚

Le Cose Preziose 💎Where stories live. Discover now