Capitolo 5.
Perché sei l'unica per me!
Niall portò le dita sul muro liscio della casetta in legno, presente nel giardino. Era la giornata perfetta per stare fuori, il sole illuminava ogni cosa, le poche nuvole presenti rendevano il cielo più colorato. La brezza fresca di fine estate, faceva muovere lentamente le foglie verdi e gialle, mancavano ormai pochi giorni all'autunno. Nessuno urlava, ne parlava, sembrava solo lui, con i suoi pensieri, come se la natura volesse dargli un aiuto, con la sua musica naturale. Si avvicinò allo scivolo, gettando uno sguardo sotto di esso, si ricordava quando con suo fratello Greg ci aveva portato Theo, quel pezzo di terra aveva più ricordi di qualsiasi altro posto. Saltò sulla struttura in plastica e legno che si trovava lì vicino, si accovacciò a terra, gattonò fino all'entrata del tubo colorato, che faceva da scivolo. Alzò il capo per guardare bene, la prima cosa che vide, furono un ammasso di ricci, adornati da un fiocco verde inconfondibile. Rimanendo in silenzio, Niall si accovacciò in modo di passare nel tubo, allargò le gambe e scivolò giù trattenendo una risata. Elisea non si era accorta di nulla, ma poco dopo, alle sue spalle, Niall la prese per i fianchi portandola fuori dal tubo ridendo.
« Tana per Elisea Marie! » Urlò lasciando la presa sul corpicino della piccola, finalmente poteva toccare sua figlia, ma c'era un limite di tempo molto ristretto, ma non gli importava, gli bastava avere la fiducia della sua piccola e nient'altro. Elisea Marie sorrise veramente divertita, Niall la portava quando poteva al parco, anche se dovevano fare tutto di nascosto per non essere sorpresi dai paparazzi. La piccola si alzò da terra pulendosi il vestito nero e bianco che si era messa. Niall all'inizio non capiva perché si fosse messa un vestito tanto bello per andare a giocare al parco, specialmente perché poteva sporcarsi d'erba, poi però ricevette la telefonata di Kery, la madre di Ashton e lì capì tutto, si era messa il ghingheri per il suo fidanzatino ruba figlie, se solo si fosse azzardato a darle un'altro bacio, Niall non si sarebbe più trattenuto. Rimase seduto sull'erba ad ammirare Elisea, le sembrava la cosa più bella mai vista, la bambina più dolce e tenera che esistesse, ogni giorno si sentiva talmente in colpa per le sue mancanze, eppure stava facendo ben poco per scusarsi. Elisea invece, pensava che suo padre stesse facendo anche troppo, non voleva farlo stare male, ma neanche fargli spendere il suo patrimonio solo perché si credeva in debito. Il grande orologio della chiesa vicina, segnò l'ora di pranzo, dodici rintocchi risuonarono nel silenzio, mentre Elisea si guardava intorno, non aveva idea di quando Ashton l'avrebbe raggiunta, però aveva paura di non vederlo, gli mancava ed erano già cinque giorni che non si vedevano. Anche Niall si guardò intorno, ma per un motivo ben diverso, aveva veramente paura che qualcuno li stesse osservando o seguendo. Stava odiando ogni paparazzo esistente, nessuno di loro sembrava minimamente interessato al fatto che una bambina, potesse farsi seriamente male in certe situazioni; indistintamente dalla sua paura per la folla, si trattava solo di educazione e rispetto per una piccola bambina.
« A casa Luz ha preparato una buonissima Paella; potremmo tornare dopo pranzo al parco... Ashton non scappa » Sottolineò il biondo pulendosi i jeans dalla polvere. Mentre si alzava, osservava il parco circostante, nonostante la paura è il timore, non si era portato una guardia del corpo, voleva passare la giornata solo, con sua figlia, senza terzi in comodo. Elisea copiò il padre, sentendo una strana sensazione di disagio addosso, allungò il braccio verso l'alto e con molto piacere, Niall gli afferrò dolcemente la mano sorridendogli. Cominciarono a camminare verso l'uscita del parco, era a quindici minuti di distanza da casa, quindi erano venuti a piedi. Il silenzio calò ancora, a differenza dei giorni precedenti però, era uno dei silenzi più dolci e rilassanti mai sentiti. Ormai si trovavano sulla soglia, tra l'erba è il cemento, quando un gruppo di paparazzi sbucarono fuori da delle auto. Niall fece un passo indietro, mentre Elisea si nascondeva dietro di lui, spaventata, turbata e in procinto di perdere la calma precedentemente acquisita. Gli uomini cominciarono a scattare le foto, fare domande, avvicinandosi sempre di più a loro. Le dita della piccola, si strinsero sul tessuto rigido dei jeans, chiudendo gli occhi per non iniziare a piangere. L'alterazione di Niall stava salendo alle stelle, ma non volle perdere la testa come l'ultima volta, doveva essere un'ancora per Elisea Marie, non un ragazzino con la lacrima facile.
« Lasciateci passare per favore! » Il biondo si rivolse educato e gentile verso gli uomini più grandi, mentre controllava che sua figlia non stesse avendo un attacco d'ansia. Il respiro della piccola era irregolare e teneva gli occhi ben serrati, mentre pregava che tutto quel rumore di scatti, flash e parole finisse presto. Uno dei paparazzi si accorse del disagio, abbassò la sua macchina fotografica, facendola ricadere sul collo. Vide le lacrime sgorgare dagli occhietti serrati della piccola sconosciuta, anche lui aveva figli e sapeva come poteva sentirsi Niall in quel momento. Impotente davanti alla sofferenza della figlia, così decise che una buona azione quel giorno, non gli avrebbe fatto male. Sistemò la borsa a tracollo sulla spalla destra, lentamente slittò da destra a sinistra, per farsi spazio fra giovani e adulti fotografi, intenti ad urlare le stesse domande. Mentre il ragazzo biondo, continuava a ripetere di non voler rispondere alle domande e che dovevano allontanarsi. L'uomo dai capelli brizzolati si appostò ritto davanti alla pop star, sollevando la disapprovazione di tutti, che si spinsero verso di lui per spostarlo. Niall fece un passo indietro, assicurandosi che Elisea Marie non cadesse e attese la mossa dello sconosciuto.
« Hanno chiamato la polizia, avete cinque minuti per sgomberare, sapete benissimo cosa pensano sulla persecuzione » tutti i fotografi si guardarono colpevoli e in meno di due minuti si organizzarono per fuggire sulle loro macchine, senza chiedere altro. Il silenzio tornò padrone della strada, il paparazzo, prese la macchina fotografica e ne tolse la batteria, girandosi verso Niall con un senso di colpevolezza martellante. Vedendo la povera bambina, stare male per colpa sua lo faceva sentire un mostro.
« Tenga! Mi permetto di accompagnarla a casa, so che molti paparazzi sono appostati in questa via, fin quasi a casa sua » tenne la batteria sul palmo pronto a farsela prelevare, ma il biondo gli spinse cortesemente la mano verso di lui. Una persona tanto gentile sicuramente meritava fiducia. Prima di parlargli, Niall si chinò a terra, poggiando le mani sul viso della figlia lasciandogli un piccolo bacio sulla fronte. Elisea si calmò gradualmente, aprì gli occhi, con il respiro ancora irregolare, mentre delle lacrime continuavano a scendere, dai suoi occhioni intensi, come quello del padre. Con l'ausilio dei pollici, Niall cancellò le righe trasparenti provocate dalle lacrime, che lo ferivano più di una lama.
« Siamo solo noi piccola, tranquilla! È tutto finito » sussurrò guardandola intensamente, vedere i suoi occhietti lucidi gli faceva mancare i battiti, voleva solo il meglio e gli doleva sapere che era triste. L'uomo si addolcì ancora di più davanti a quella vista, il senso di colpa stava aumentando ad ogni lacrima di Elisea Marie.
« Sarò felice di ospitarti per il pranzo e magari rispondere a qualche domanda, senza di te non sarei finito bene » Confessò Niall rimettendosi in piedi.
« Non c'è di bisogno, anche io ho figli, ho fatto solo ciò che dovevo fare, ho rivisto in sua figlia i miei, mi sono solo applicato a fare la cosa giusta » Rispose l'uomo riponendo in tasca la batteria e coprendo l'obbiettivo; non aspettò una risposta dalla star semplicemente gli diede le spalle e si incamminò verso l'Audi grigia un po' ammaccata. L'uomo salì lanciando la borsa sotto il seggiolino. Niall gli andò dietro, facendo salire per prima Elisea Marie. Il viaggio non durò molto e i due adulti non aprirono bocca, furono cinque minuti di puro imbarazzo.
« Comunque dammi del tu, dovrei essere io a dare del lei » Precisò Niall, mentre scendeva dall'auto, la bambina si sentiva un po' a disagio, infatti non si espresse gestualmente e non toccò il padre in nessun momento.
« Chiamami semplicemente Peter, non mi sono mai piaciuti i formalismi » chiuse a chiave la macchina guardandosi intorno, spesso era rimasto appostato fuori da casa Horan sperando in uno scandalo, ma mai si sarebbe aspettato che, il proprietario lo invitasse dentro. I due padroni di casa andarono tranquilli verso l'entrata, mentre non accennavano a sfiorarsi, la cosa, incuriosì Peter, visto che solo cinque minuti prima, il loro atteggiamento era esageratamente struggente. Aprirono la porta ancora prima che il trentenne potesse avvicinarsi, della musica spagnola risuonava nelle casse dello stereo, abbastanza forte da sentirsi fino all'entrata. Il paparazzo si guardò intorno, sembrava una normale casa, nulla che fosse veramente rilevante al livello visivo, tranne un poster gigante autografato di Justin Bieber nel soggiorno. Niall chiuse la porta, appena tutti varcarono la soglia, ogni volta che Luz preparava la paella, ascoltava sempre, la classica musica spagnola, non la dimenticava mai. Il biondo corse nel soggiorno e spense la musica, provocando un lamento di disappunto da parte della ragazza, che uscì dalla cucina, con un minaccioso mestolo di legno in mano.