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quei mesi passavano, ormai ero al terzo e già non avevo più energie, il massimo che riuscivo a fare era sedere sul portico e cucire. un po' per necessità, un po' per sfinimento, le donne del villaggio si erano decise ad affidarmi i loro rammendi, non avevo altro da fare e mi serviva quell'attività. non riuscivo più a stare in piedi il necessario per cucinare, per fortuna avevo notizie costati grazie a Mia e le altre donne che venivano a trovarmi.

non andava bene per niente. la guerra continuava, forse anche più violenta di prima e con l'obbiettivo di arrivare a me. Kol era furioso e avrebbe continuato con quell'andazzo fino a quando non fosse uscito fuori il responsabile della mia sparizione. le sue schiere non diminuivano mai, anzi, crescevano. era partito con il suo esercito, lasciando le guardie cittadine a protezione della città, aveva mosso guerra fino all'accampamento dei mercenari, dove aveva fatto unire quegli uomini ai suoi, poi era andato di città in città, tutti gli schiavi si erano buttati a pesce su quella opportunità più unica che rara e si erano uniti a lui, quelli che potevano e sapevano combattere erano diventati guerrieri, gli altri si occupavano di loro o venivano mandati in città.

erano quelle le notizie che riportavano i viaggiatori che passavano dal paese, e che mi venivano raccontate, senza che nessuno sapesse quanto fossero importanti per me o quanto io fossi responsabile di quel putiferio. mi sentivo, responsabile, in fin dei conti le cose si erano messe male perché io ero scomparsa, non di mia volontà, ma ero scomparsa.

quel giorno al villaggio arrivò un uomo. non ci sarebbe stato niente di strano in questo, se non fosse stato in alta uniforme da guerra, e in groppa ad un Erna. atterrò nella piazza centrale del villaggio, causando un bel pandemonio. gli Erna erano tra le specie i più piccoli draghi, erano da molte generazioni domestici, ma era pur sempre vero che fossero loro a scegliere con chi stare e che fossero draghi quindi immensamente potenti. vedersi arrivare dal cielo un prescelto ed il suo Erna era tutt'altro che normale. ce ne erano pochissimi e non se ne andavano a zonzo senza ragione.

il cavaliere scese ignorando la folla basita che fissava la scena, io ero nella folla. fissavo quel giovane scendere agilmente da quel drago dal portico di casa di Mia, non era esattamente in piazza, ma aveva una buona visuale, lo vidi alzare le braccia ed aiutare una giovane donna in armatura sopra un abito leggero fatto di veli. i capelli cacciarono bagliori rossi quando vennero colpiti dal sole. sgranai gli occhi riconoscendo gli stemmi, come tutti i presenti d'altro canto, e poi, ancora più sconvolta urlai "Drea?" il silenzio calò tra i presenti, persino il drago si girò a fissarmi e, nonostante la giovane donna spintonava fino, in un paio di casi, buttare a terra i suoi intralci, nessuno si muoveva. me la ritrovai addosso in pochi secondi, mentre il prescelto si incamminò nella nostra direzione con passo fermo e si sistemò poco distante. io spostai la mia attenzione sulla ragazza che mi stava stritolando in un abbraccio un po' troppo energico per i miei gusti "Mamma" mormorò contro il mio orecchio più volte affondando la faccia nei miei capelli, proprio come faceva da piccola, quando assonnata pretendeva di addormentarsi tra le mie braccia. rimanemmo abbracciate a lungo, ma alla fine riuscii a staccarmela di dosso e a guardarla in viso, stava piangendo e io non potevo negare di essere nelle stesse condizioni, le lasciai un bacio sulla fronte e uno sulla punta del naso " la mia bambina" non potei fare a meno di mormorarle, parole che la fecero stringere di nuovo a me. rimanemmo così per molto tempo, mentre nel silenzio creatosi dallo sbigottimento causato dalla situazione.

la situazione si smosse quando la gente cominciò a riprendersi, Mia avanzò fino a quando il cavaliere non la fermò, in modo tutt'altro che cordiale, Drea reagì immediatamente, si voltò di scatto verso la donna e, dopo aver estratto un'arma mi si parò davanti puntandola sulla mia ospite. la gente sobbalzò e, per quanto riuscissi a vedere Mia era impallidita ed era spaventata, molto spaventata. poggiai una mano sulla spalla di mia figlia per attirare la sua attenzione "Fermati, è mia amica" la informai, e dopo che mi ebbe scrutata in viso si calmò e abbassò l'arma "Non ci sono pericoli qui, davvero, sono tutti bravissime persone, si sono molto presi cura di me in tutto questo tempo, non c'è bisogno di essere cauti" affermai, sicura di star dicendo il vero. "Se è ciò che credi, è vero" affermò lei, facendo un cenno anche al soldato che, seppur titubante, l'accontentò e si rilassò. Mia si fece coraggio e mi raggiunse, cercando di tenersi il più lontana possibile dai due nuovi arrivati "Stai bene?" domandò con un sussurro timoroso "Si, non preoccuparti, non sono pericolosi" la rassicurai sorridendo "Drea, questa donna è Mia, mi ha ospitato in casa sua e si è assicurata che stessi bene" a quella notizia l'atteggiamento della ragazza cambiò radicalmente, fissò ad occhi spalancati la donna e, senza il minimo preavviso, spaventandola anche, la strinse in un abbraccio che lasciò la più anziana di sasso "Grazie, grazie di esserti presa cura di lei" le sussurrò contro l'orecchio. la donna mi guardò sconvolta, ma decise lo stesso di ricambiare la stretta. solo quando la piccola si fu staccata Mia decise di invitare i due sconosciuti in casa, per farci parlare con un po' di riservatezza, nonostante io e lei fossimo ben consapevoli che ci sarebbe voluto poco per far spargere la voce ed informare tutti gli abitanti.

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