Capitolo 50

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Luglio 2036

Oggi è il grande giorno. Questa sera, tra meno di cinque ore, salirò sul palco davanti a più di quattromila persone e canterò per la prima volta le mie canzoni.
Questa mattina, quando mia madre mi ha svegliato, per un attimo ho dimenticato cosa sarebbe successo questa sera ma in meno di un secondo ho realizzato che giorno fosse e sono letteralmente saltato dal letto e mi sono preparato nel più breve tempo possibile per poi uscire di casa senza neanche fare colazione e dirigermi qui, all'arena di Manchester.
I miei, con Perrie e tutti gli altri arriveranno qui questa sera, assisteranno tutti al mio primo concerto e la cosa mi mette ansia, devo ammetterlo, avere tutta la mia famiglia che mi guarda fa uno strano effetto però è anche vero che se sono qui è grazie a loro sopratutto e so che sono pronti a sostenermi questa sera, forse i miei sono più nervosi di me.
Sarà la prima tappa del tour mondiale di Jeremiah e la prima tappa della leg europea alla quella prenderò parte anche io. Inizieremo questo sera, 2 luglio e si concluderà il 12 settembre con una pausa di due settimane ad agosto. Saranno due mesi molto impegnativi, ogni sera saremo in una città diversa, ogni sera avrò davanti a me persone diverse e ogni sera salirò su un palco diverso e questa cosa mi spaventa da morire ma mi eccita allo stesso modo, sono elettrizzato all'idea di cantare davanti a tante persone, è una sensazione pazzesca che non riesco neanche a spiegare a parole, è impossibile riuscire a spiegare come mi sento in questo momento, ho il cuore che batte fortissimo, le mani tremano e ho davvero paura di sbagliare, di non riuscire a cantare ma allo stesso tempo sono emozionato, non vedo l'ora di salire sul palco ed esibirmi.
È tutto pronto per questa sera, siamo arrivati in Arena questa mattina e i lavori per allestire il palco erano già iniziati e devo dire che vedere come il palco piano piano prendeva vita è stato pazzesco. Dovevo decidere l'ordine delle canzoni e aggiungere due cover ma per tutto il tempo sono rimasto seduto a guardare come veniva allestito il palco, non riuscivo a staccare gli occhi dagli uomini che pezzo dopo pezzo hanno montato un palco grandioso, sembrava un balletto, era come se fossi a teatro e stessi guardando un gruppo di ballerini, quegli uomini, mentre allestivano il palco e sistemavano ogni filo e ogni luce, sembrava che stessero danzando e io li ho guardati per tutto il tempo come incantato dai loro movimenti, ero così preso da quello che facevano che ad un certo punto Simon è venuto a chiamarmi per dirmi di darmi una mossa perché mancava poco tempo e giustamente i ragazzi della mia band avevano bisogno di sapere la scaletta e anche di provare le canzoni per sistemare qualcosa.
Dopo che Simon è venuto a chiamarmi sono andato nel mio camerino per stabilire l'ordine delle canzoni e dopo aver scelto anche le due cover abbiamo subito iniziato a provarle e per tutta la mattina non abbiamo fatto altro, sia io che Jer abbiamo provato tutte le canzoni e all'ora di pranzo ci siamo riposati tutti, sopratutto gli addetti al palco che però all'ora di pranzo avevamo già finito, era tutto pronto.
Finito di pranzare ci siamo rimessi al lavoro, abbiamo deciso cosa indossare, seguendo i consigli delle stiliste e infine ci siamo rilassati un po' prima di ricominciare a provare. Non ho mangiato chissà cosa, sono nervoso e ho lo stomaco chiuso, a stento riesco a bere l'acqua da quanto sono nervoso e sto cercando di calmarmi, di rilassarmi ma non è semplice, non quando manca così poco tempo al mio primo concerto.

Mancano ormai due ore all'inizio del concerto, tra mezz'ora entreranno coloro che incontreranno Jer per fare una foto con lui e tra un'ora tutti gli altri e poi si inizierà.
Sono nervoso, come mai prima d'ora e sono seduto su una delle sedie della platea a guardare il palco dove tra poco ci sarò io e non riesco a crederci, sto vivendo il mio sogno e sembra davvero solo un sogno ma è reale anche se faccio fatica a crederci ancora.
'Sei nervoso?' Chiede mio padre sedendosi accanto a me.
'Si vede tanto?' Chiedo.
'Ti conosco abbastanza da capirlo!' Esclama puntando lo sguardo al centro del palco.
'Se mi dimentico le canzoni? Se mentre sto cantando va via la voce? Se mi blocco e non riesco a cantare?' Chiedo terrorizzato.
'Se invece va tutto bene?!' Esclama. 'È normale avere paura, è la tua prima volta ma sei bravo James e non lo dico perché sono tuo padre ma perché è vero.' Dice. 'Se sei qui, se Jeremiah ti ha voluto è perché anche lui pensa che tu sia bravo e sopratutto che tu possa farcela.' Aggiunge.
'Lo so ma io non riesco a smettere di pensarci.' Ammetto. 'Ho davvero paura che qualcosa possa andare male.' Aggiungo. 'Tra due ore queste sedie saranno occupate da ragazzi di ogni età per vedere Jeremiah ma anche me e io ho davvero paura di deludere le loro aspettative.'
'Sai perché ho uno studio tutto mio?' Chiede. Io scuoto la testa e così riprende a parlare. 'Ho sempre amato l'arte, a scuola era l'unica materia che seguivo davvero e non dovevo neanche studiare più di tanto, sapevo tutto e il mio sogno era quello di avere una studio mio in cui mostrare i miei disegni, venderli. Il mio sogno era quello di vivere creando arte e ci sono riuscito si con le mie forze ma ho avuto una spinta e puoi immaginare da solo chi mi ha dato questa spinta.' Afferma.
'Mamma!' Esclamo.
'Tua madre.' Conferma. 'Lei credeva in me, ha sempre creduto in me più di quanto facessi io e mi ha sempre spinto a far vedere a tutti i miei disegni, secondo lei dovevano vederli quante più persone possibili perché erano bellissimi.' Racconta. 'Quando è andata via, quando è andata a New York ho iniziato a far vedere i miei disegni, ogni giorno andavo in giro e li mostravo a tutti ed è solo grazie a lei se io ho seguito il mio sogno.' Dice. 'Avevo paura di mettermi in gioco, avevo paura che a qualcuno non piacesse un mio disegno e sopratutto avevo paura che qualcuno mi dicesse che quello non poteva essere il mio lavoro, era la cosa che più mi spaventava e per tanto tempo quella paura mi ha frenato poi mi sono lasciato andare, ho deciso che il mio sogno era più importante della paura che avevo di fallire e mi sono buttato.' Continua. 'Ne ho ricevute di porte sbattute in faccia, mi è stato detto di cambiare lavoro, di fare altro nella vita ma io non ho dato peso a quelli che non credevano in me e sono andato avanti, ho continuato fino a quando non ho ottenuto il mio primo lavoro e da lì è iniziato tutto.' Conclude.
'Tu non avevi più di tremila persone a guardarti però!' Esclamo. 'Se fallisco sarà davanti a tutte queste persone.' Dico indicando tutta l'arena.
'Non fallirai!' Esclama. 'Devi credere di più in te stesso figliolo.' Dice.
'È una cosa che purtroppo avete in comune.' Afferma mamma raggiungendoci. 'Tu, tuo padre, Amethyst e anche Blue, non credete in voi stessi quanto dovreste.' Aggiunge sedendosi accanto a me.
'Solo Hazel non ha questo difetto.' Dico sorridendo.
'Avere paura è normale.' Dice mia madre. 'Tutti hanno paura ma non devi mai permettere alla paura di frenarti.' Aggiunge. 'Credi in te tesoro perché sei bravo, bravissimo e questa sera ne avrai la prova.' Afferma baciandomi la guancia.
'Che fate qui?' Chiede Am raggiungendoci anche lei insieme a Blue, Hazel e Perrie.
'James aveva bisogno di un po' di conforto.' Spiega papà.
'Sei nervoso?' Chiede Perrie.
'Abbastanza!' Confesso.
'Sei bravissimo James.' Dice Blue sorridendomi. 'Le tue canzoni sono bellissime.' Aggiunge per poi abbracciarmi.
'Grazie cucciolo.' Dico stringendolo a me.
'Anche io.' Urla Hazel unendosi all'abbraccio.
'Abbraccio di famiglia!' Esclama papà.
'Vieni Perrie!' La chiama Am invitandola ad unirsi all'abbraccio.
'Diamo un po' di carica a James!' Esclama mamma.
Ne ho proprio bisogno, ho bisogno di questo abbraccio che in un certo senso riesce davvero a darmi la carica, a tranquillizzarmi un po'.
'Possiamo unirci anche noi?' Chiede zio Niall quando ci raggiunge insieme a tutti gli altri.
'Venite!' Esclamo invitandoli ad unirsi.
È la mia famiglia e con un solo abbraccio riesce a farmi sentire meglio, sono sempre nervoso ma un po' di meno, ho quella carica in più che mi serviva per salire sul palco e fare quello che amo, cantare.

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