Lanciare sassi alle finestre del cuore è lo sport Olimpico per eccellenza!

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Jimin aprì gli occhi lentamente; aveva il sonno leggero e quella notte un leggero scricchiolio aveva deciso di recargli fastidio. 
Mugugnò affranto, rigirandosi sulla nuvola e passandosi le mani tra i capelli ora corvini.

Clak. Clak. 

Il corvino ringhiò sottovoce, mosse le ali e si alzò in piedi con l'irritazione stampata in faccia nel notare dei sassolini atterrare direttamente sul pavimento di camera sua. 
Assottigliò gli occhi, sobbalzando «C-cos?» 

Si avvicinò lentamente, mordendosi il labbro e trattenendo un sorriso nell'affacciarsi. Yoongi era lì sotto, con il viso proteso verso la sua finestra e gli occhi di liquirizia che gli scintillavano d'orgoglio «Cazzo sì! Sei sveglio finalmente!» urlacchiò, e Jimin ridacchiò contento, poggiandosi l'indice sulle labbra «Sssh! Sveglierai tutti!»

Yoongi gli sorrise a trentadue denti, lasciando brillare gli incisivi leggermente appuntiti «E allora scendi, no?» e Jimin si sentì come una tredicenne in preda alla prima crisi ormonale; le guance gli si colorarono di rosso acceso e le ali sbatterono tra loro con una gioia mai consacrata prima. 
Scese velocemente, atterrando e mordendosi le labbra per trattenersi dall'abbracciare stretto Yoongi. 

«Saresti potuto salire, mio cavaliere» lo prese in giro con garbo, inarcando il sopracciglio con un'ironia che non aveva mai fatto parte del suo carattere. Yoongi rise piano , buttando il capo all'indietro. «Certo come no. Ti sembro davvero così atletico?» 

Altroché. Ma si tenne il pensiero per se, dicendosi di conservarlo per più tardi, quando avrebbe avuto un momento intimo con se stesso.

Nonostante il pensiero appena compiuto, quello che gli bruciava lo stomaco non era lussuria, non era bisogno, tanto meno avidità; era un sentimento, uno sfarfallio leggero che qualche volta era stata sua compagna ma mai più di un'amica. Jimin ghiacciò sul posto, osservando il profilo di Yoongi mischiarsi col buio e lasciando che il suo cuore battesse con una velocità inaudita. 

"Oh, andiamo. No, no, no. Non posso prendermi una cotta per Yoongi." «Jimin?»  "Cazzo Jimin, sapevo ti piacesse un pizzico di adrenalina, ma sei davvero così masochista?!" 
«Jimin!» la voce del corvino lo fece sobbalzare, cogliendolo leggermente alla sprovvista «Sì, tesoro mio?» 

Se prima Jimin era congelato, in quel preciso istante sentì la voglia di disintegrarsi. Sul viso esplose il calore della vergogna, e le dita si artigliarono alla toga leggera usata per dormire. Abbassò lo sguardo, puntandolo ai suoi piedi nudi, mentre Yoongi se ne stava in piedi davanti a lui come un pesce lesso con le labbra schiuse e  le guance imporporate.

 Non lo aveva fatto apposta a chiamarlo in quel modo; gli era venuto spontaneo e questo rendeva il tutto ancora più elettrizzante  

Fece un passo indietro, trattenendosi dal gemere addolorato; perché doveva sempre essere così imbarazzante? Non poteva essere come suo padre? Semplice, elegante e simpatico? No, certo. 

«Fo-forse è meglio se torn-»
«Non pensarci nemmeno.» tagliò corto Yoongi allungando il braccio e afferrandogli la mano delicata. Jimin mugolò in risposta, lasciando vagare lo sguardo su tutto il giardino solo per evitare lo sguardo di lui, così dannatamente bello da fargli girare la testa. 

Lo strattonò delicatamente, sorridendogli dolce «Andiamo, ho un regalo per te.»
Il corvino spalancò gli occhi e boccheggiò «Un regalo? Yoongi non è il mio compleanno!» sbottò con un broncio adorabile sul viso «Non dovevi!» 

E allora Yoongi si girò, avvicinandosi ancora una volta al bel viso del principe, premurandosi di accarezzare intanto il dorso della piccola mano col pollice, sorridendo dolce «Non c'è mica bisogno sia il tuo compleanno per farti regali» 

Fuck You, Zeus//YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora