Capitolo undici

197 14 1
                                    

Questa settimana ha fatto letteralmente schifo.

Ho avuto di tutto: febbre, vomito, allucinazioni, incubi. Tutto.

Se non avessi dovuto portare Stephen a scuola, penso che sarei rimasta chiusa in casa per tutto il tempo.

Malgrado fossi malata, ho lavorato tutte le mattine e tutte le sere per riuscire a tirare a fine mese. Rischiai di svenire un paio di volte al lavoro.

Non mangiavo da una settimana, e, siccome vomitavo tutto, mi toccava prendere due volte al giorno degli integratori alimentari.

Ogni volta che cercavo di addormentarmi, vedevo mia madre. Non chiudevo occhio per paura dei rapinatori, o forse per paura di avere paura, credo.

Ero a pezzi, distrutta.

Completamente distrutta.

Lunedì decisi di andare a scuola completamente svogliata, naturalmente.

Entrai dentro la classe di astronomia prima del suono della campanella, proprio mentre gli altri parlavano fra di loro del loro weekend.

Io invece non ho nessuno.

E meno male: rende deboli dipendere da qualcuno.

Proprio mentre stavo cercando di leggere un libro, vidi Harry entrare e sedersi accanto a me.

Cercai di nascondermi nei capelli perché ero consapevole di quanto fossi messa male, anche se mi ero promessa di non guardarmi allo specchio: avrei sofferto e basta.

"Sì, Megan, hai dei bellissimi capelli biondi, ma non tentare di nasconderti"

Mi morsi il labbro per il mio tentativo fallito e feci finta di niente.

Sbuffò sonoramente.

"Si può sapere che hai? Di solito mi insulti, ma almeno parli"

"Harry chiama Megan"

"Oh sì, Megan, ho passato bene questa settimana. Devi sapere che il professor Anderson ci ha annoiato a morte con le sue teorie rivoluzionarie del cazzo"

Sorrisi inconsapevolmente del fatto che stesse parlando da solo.

Che cosa ti prende? Dovresti esserne irritata.

Infatti di solito odiavo quando le persone parlavano troppo, ma per quanto io stessi cercando di arrabbiarmi, non ci riuscii.

Avrei voluto rispondergli, parlare con lui del più e del meno, perché dopotutto mi aveva salvata quella volta a scuola, ma non ci riuscii. Le parole mi morirono in bocca, e non ne ebbi il coraggio. Voglio dire, di solito era sempre acido, quindi quel giorno era tremendamente di buon umore. E se gli avessi rovinato quel buon umore, parlando? In tutta la vita non ho fatto altro che rovinare le cose, dopotutto.

Decisi di stare zitta e di mantenere i miei muri, le mie distanze con gli altri, mentre lui aveva smesso di parlare da un po'.

Il professore entrò e cominciò a parlare come se non ci fosse un domani. Ringraziai mentalmente il cielo quando quell'ora finì, difatti.

Le altre passarono abbastanza velocemente, tutto sommato.

Appena suonò la campanella dell'ultima, Harry uscì senza salutarmi.

Saranno cazzi suoi.

Solo quando rientrai a casa notai un bigliettino nel mio zaino: c'era una serie di numeri con un' 'H' finale.

Oh.

Fearless || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora