Azenat non avrebbe mai pensato, più di un giorno fa, di trovarsi ad un passo dalla morte. Sapeva bene che la sua vita era una battaglia senza fine il cui premio era la possibilità di continuare a vivere, lottava sin da quando era bambina e non conosceva altro se non il sangue e la violenza. Però si credeva invincibile, con suo fratello e la sua squadra a fianco nulla poteva toccarla. Come aveva fatto a ridursi così? Che errore aveva commesso per ritrovarsi prigioniera in mezzo a persone nate col solo scopo di ucciderla? Più ci pensava più non riusciva a trovare una spiegazione. Il freddo e la pioggia non la aiutavano, la spingevano anzi verso pensieri più cupi. Sarebbe morta davvero così? Sola e senza risposte? No. Lei era una guerriera, era una Diversa, non sarebbe finita così. Si raddrizzò sulla sella su cui l'avevano legata, erano in viaggio da quasi due giorni e i cavalli dei suoi carcerieri sembravano instancabili. Bestie geneticamente modificate, realizzate in provetta. E poi avevano la faccia tosta di accusare lei di essere innaturale. Le mani legate iniziavano a dolerle e la pioggia che cadeva incessante, senza tregua, era come una tortura. Le faceva male tutto, dalle ferite ancora fresche sulla pelle, alle costole rotte che le mozzavano il fiato, allo straccio ruvido che le impediva di vedere e che le sfregava sull'occhio pesto. Ma il dolore fisico era nulla in confronto alla consapevolezza di quello che le avevano fatto mentre era priva di sensi, dell'essere stata privata di una parte di sé. Si sentiva debole, il suo corpo non guariva e i suoi sensi erano quasi azzerati. Ma il peggio era altro: il suo potere, la sua identità, ciò che la rendeva la ragazza fiera e spietata che tutti conoscevano era sparito. Non lo sentiva più. Quel brivido sotto pelle che la scuoteva e che la faceva sentire viva era completamente svanito. Provava a non pensarci ma il freddo del collare che le avvolgeva il collo era un doloroso promemoria. Gli umani erano creature spietate. Solo un essere crudele poteva inventare un arnese in grado di annullare la parte più importante di te. Poteva quasi sentirlo. Quegli aghi conficcati nel collo che secondo dopo secondo le rubavano la sua essenza, la sua anima, che la rendevano sempre più umana.
Un brivido le percosse la schiena e la rapì da quei pensieri. Aveva freddo ed era completamente fradicia, poteva sentire i lunghi capelli corvini che le gelavano la schiena nuda. Voci ovattate dalla pioggia catturarono la sua attenzione. Parlavano in lingua umana, una lingua che suo malgrado conosceva bene nonostante la disgustasse. I toni sembravano concitati, la missione non era andata come volevano loro probabilmente."...cazzo è successo?! Perché non eravamo pronti a questa evenienza?!"
La voce apparteneva ad un uomo, era ruvida e non nascondeva la classica cadenza del sud del continente.
"Hai mai visto una cosa del genere?"
Gli rispose una seconda voce.
"No, quindi mi sembra ovvio che non potevamo essere pronti. Ora abbiamo più informazioni e quando ci riproveremo non falliremo."Questa gli era familiare. Apparteneva ad un ragazzo più giovane con cui si era scontrata già diverse volte, un'avversario degno di suo fratello. Stavano parlando di quello che era successo in quell'ultimo devastante scontro. Le venne voglia di zittirli tutti quanti, come se impedirgli di parlare del suo gemello lo avrebbe protetto in qualche modo.
"... non sarà contento. Hai fallito Miller! Tuo nonno avrà finalmente pane per i suoi denti."
Una risata gutturale concluse la frase e la voce più giovane non rispose alla provocazione.
I cavalli iniziarono a rallentare e si fermano definitivamente all'unisono, ora che lo scalpiccio di zoccoli sul fango era sparito, la pioggia sembrava ancora più assordante. Azenat si rigirò nervosa sulla sella, era la prima volta che si fermavano. Capo linea. Non voleva pensare a cosa l'aspettava. I racconti su ciò che accadeva agli inumani fatti prigionieri le avevano sempre fatto accapponare la pelle. Una mano le prese con forza un braccio e dopo averla slegata dalla sella la fece cadere a terra con violenza. L'impatto col suolo le fece perdere il respiro e del fango amaro le entrò in bocca mentre cercava aria. Una fitta al costato la lasciò senza energie e, per la prima volta in vita sua, l'inumana prese in considerazione di lasciarsi morire. Di soffocarsi col fango e farla finita.
No. Non fa per me.
Trattenendo un gemito si tirò su nonostante le mani legate che le limitavano i movimenti.
Non morirò così.
Il fango le colava sotto la maglia stracciata, sentiva i sassolini ruvidi graffiarle i seni. Riuscì a mettersi in ginocchio senza emettere un suono.
Sopporterò per tutto il tempo necessario.
Si alzò, le gambe tremanti che faticavano a reggerla. Non riusciva a vedere i mercenari ma sapeva che erano vicino a lei, ne sentiva il respiro caldo addosso. Una mano la prese per un braccio, più gentile rispetto a quella che l'aveva spinta giù da cavallo. Apparteneva a quello giovane, Miller, era stato lui a metterle il collare dando inizio a quella sanguinosa notte.
Mio fratello tornerà a prendermi.
Il primo passo fu particolarmente difficile, dopo aver cavalcato per così tanto non sentiva più le gambe. Non si scompose però, camminò a schiena eretta e col mento in sù nonostante i dolori e la pioggia. Era pronta ad affrontare quello che l'aspettava.
Tornerà per me. Ed io sarò pronta.
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Powerless - Il Continente Diviso [IN PREPARAZIONE]
Fantasy"Combatti. Devi combattere. Perché te sei come me, combatti perché non sai come si muore serenamente. E un giorno ci chiameranno eroi sai? Ci ringrazieranno anche. Ci ringrazieranno perché abbiamo rinunciato a quella parte che ci rendeva umani. Ci r...