Capitolo 11 (parte 1)

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Quello di Lily non era un buon piano, ma era meglio di niente. E in una situazione talmente delicata da non avere alcuna via di fuga, quella diventava l'unica valida in un mare di pessime probabilità. 


Si era ritrovata davanti all'appartamento di Steve, che aveva avuto modo di visitare in quel mese un paio di volte, e aveva dovuto mettere in ordine tutte le informazioni e renderlo partecipe di ciò che le stava succedendo. Aveva preso a raccontargli, davanti a una tazza di tè bollente, dell'omicidio di Jason, del video, dell'albino e di quel virus che non era mai andato via per davvero. 

All'inizio Steve l'aveva presa per matta. Poi, quando tutto aveva iniziato ad avere un senso, gli erano venuti i brividi e aveva sentito addosso il terrore che chiunque ci fosse dietro a quella storia avrebbe trovato Lily anche là e li avrebbe fatti entrambi a pezzi. 


«Dobbiamo raccontare tutto alla polizia» esordì alla fine. 


Lily sospirò. Lei e Yael avevano preso in considerazione quell'opzione. «Tutto inutile, ci abbiamo già pensato noi. Non abbiamo nessuna prova concreta, per questo dicono che siamo soltanto due paranoici che giocano a fare i detective. Non ci aiuteranno.»

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Steve era l'unica persona che le era rimasta, oltre a Yael. 


Era stato l'unico ad averla a cuore in quegli ultimi periodi. L'unico che la cercasse, l'unico che le scrivesse, l'unico che si interessasse a lei, a come stava, e in quel mese era proprio per quella gentilezza e quelle preoccupazioni costanti che Lily si era lievemente affezionata a lui. Steve c'era se aveva bisogno di una mano, di un sostegno, di un posto in cui stare che somigliasse a una casa. Aveva capito, nel tempo, di doverle dare il suo spazio perché non sarebbe stato per niente facile cancellare i sentimenti per Jason, il trauma per la sua morte. Ora che ne conosceva le varie dinamiche gli veniva ancora più semplice comprendere Lily, capire che non era una frigida e basta, ma che se non si apriva con nessuno e sembrava sempre intenzionata a rimanere da sola un motivo c'era e non era lui, il problema. 

Aveva sentito il bisogno di aiutarla a uscirne, di farle capire che non esistono solo brutte persone, al mondo, e che ricominciare da soli è difficile e per questo bisogna affidarsi a qualcuno che sia disponibile quando si ha bisogno di un fazzoletto per asciugarsi le lacrime. E sebbene Lily avesse troppi problemi e troppo malumore addosso, Steve non se l'era sentita di lasciarla perdere e andarsene come aveva fatto quella prima sera insieme. Lily gli piaceva, semplicemente, con tutti i drammi che ciò conseguiva. E per questo non l'avrebbe mai lasciata da sola e spaventata in un momento del genere, sebbene questo avrebbe potuto mettere la sua vita a rischio. 

In quell'ultimo mese erano usciti spesso. Più volte durante la settimana. Erano andati a cena, si erano ubriacati più volte insieme, avevano condiviso le stesse canne e si erano smezzati un paio di sigarette. Avevano scherzato, si erano divertiti, poi Steve era stato sul punto di confessarle che lei gli piaceva. Un sacco. Però non ne aveva avuto il coraggio e aveva ingoiato le parole. Si era accontentato di abbracciarla una mezza volta e l'aveva fatto soltanto perché Lily aveva freddo e si era offerto volontario per scaldarla; non che gli dispiacesse. 


Sollevò lo sguardo su di lei. L'avrebbe scansato anche in quella occasione, se avesse tentato di baciarla? Non poteva saperlo. E questo bastava a fargli ripetere a mente che sarebbe stata una cazzata, una cattiva idea; che avrebbe perso l'occasione di trascorrere con lei quei prossimi giorni. 


Si convinse che se aveva scelto di andare da lui e non da chiunque altro, allora provava qualcosa. E questo era sufficiente e mandargli in tilt il cervello e a creare mere illusioni.

The ghost in your roomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora