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In questo momento vorrei sentire solo un caldo abbraccio da parte di mia mamma accompagnato dalla solita frase "Appena posso ti porto a pattinare.".

Mi siedo al posto che la hostess mi  indica e scopro di non avere alcun compagno di viaggio al mio fianco.  Guardo il mio riflesso nello schermo del mio cellulare, un po' più pallida del solito, occhiaie ben definite, viso che non esprime nulla. Ho smesso di cercare ogni forma di comunicazione con il mondo, mi sono chiusa in me stessa lasciando tutti e tutto fuori, non c'è futuro né passato. Vorrei solo cadere in un sonno infinito, così da poter aver pace.

Ormai è passato un mese, è da un mese che il suo cuore ha smesso di battere, cosi come il mio.

Il mio mondo si è spezzato e sono rimasta completamente vuota. Cambiando continente non posso cancellare questo dolore logorante, ma sinceramente spero di riuscire a stare un po' meglio.

Ho vissuto in una fottuta bolla, ma non mi lamento. Sono stata cresciuta da una madre single e completamente indipendente, che di disgrazie ne ha passate, ma nonostante tutto rimaneva sorridente. Mi ha fatto capire che la vita è una e va vissuta a pieno, ma penso di aver saltato la lezione in cui spiegava come continuare a vivere quando la vita ti viene strappata via, quando tutto quello che avevi viene stravolto, anzi distrutto e ti ritrovi a dover parlare con sconosciuti di ogni tuo piccolo segreto.

Mia mamma almeno ha smesso di soffrire, ma avrebbe dovuto portarmi con se.

E fu così che la, ormai spenta, ma dolce Rosie Parker si ritrovò su un aereo che l'avrebbe portata da Brighton, Inghilterra a Portland,Oregon. Fu così che si ritrovò a dover stare dalla sua madrina, Grace che a quanto pare era l'unica persona che aveva accettato questo fardello.

Grace era una donna... affilata, senza dubbio intelligente molto passionale e sensibile, anche se cercava sempre, o almeno al lavoro, di sembrare una dura, per abbattere il sessismo incontenibile che purtroppo doveva affrontare ogni giorno essendo una coach di football.

Grace era sulla quarantina. Può essere definita come una persona fresca e solare che riesce a farti respirare. Alta, mora, magra,bella ed occhi grandi. Semplice e affabile. Determinata e coraggiosa, così coraggiosa da accettare di prendersi cura di una sedicenne britannica abituata a thè, scuola privata, e macchine fotografiche.

Non che l'andare in una scuola privata mi abbia resa in qualche modo una con la puzza sotto il naso o antipatica, sono sempre stata una tipa gentile ed alla mano, non ho problemi a socializzare però per me è sempre stato problematico riporre fiducia negli altri. In Inghilterra non avevo molti amici, ero convinta di non averne bisogno, avevo la mia mamma, le mie vacanze estive in giro per il mondo, la mia villetta con un bel camino e soprattutto ero felice e non sentivo il bisogno di espandere le mie conoscenze, mi bastava la mamma, la sua assistente, e Grace che prendeva voli interminabili anche solo per rivolgere un saluto alla sua migliore amica. 

Tutto era atono. Continuavo a cercare punti di riferimento, visi conosciuti o qualsiasi cosa che non mi facesse sentire fuori posto, ma era impossibile perchè ero dannatamente e completamente fuori posto.

Sento un accento diverso dal mio, delle risate, dei pianti di addio, cellulari che squillano e infine la voce robotica che mi indica la direzione verso la quale devo andare per ritirare il mio bagaglio.

Tutte le mie cose sono già da Grace, sono arrivate un giorno prima di me. Anche se avrò tutti i miei ricordi attorno dubito che riuscirò ad essere felice, ormai è tutto passato, il dolore ha fatto volare tutto via, come un soffio su un tarassaco.

Come un soffio su un tarassaco.Where stories live. Discover now