Percorro il lungo e familiare corridoio,oggi sono scortato da Giacomo, un uomo alto e allenato, i lineamenti del suo viso sono duri e irregolari, i denti ingialliti a causa del fumo, le sue braccia sono vestite di tatuaggi, i suoi capelli neri sono così oleosi e malcurati che li si potrebbe usare come mocio per pulire questo schifo di posto. Questo posto dove l'odore delle rose equivale alla morte. Profumano le stanze di chi è prossimo a morire come se una volta profumati se ne andassero dignitosamente.

Entro nella sala, non ho bisogno di ipotizzare.. so già cosa accadrà. Mi siedo davanti al viso magro e smunto dello psicologo che mi guarda coi suoi occhietti tetri, accanto a lui l'ispettore con quel suo viso paffuto costellato di rughe, con la bocca sigillata in un ghigno. Sempre le stesse facce con le stesse espressioni di pietà a mascherare un iroso hobby: torturare.

-Allora Styles, forse oggi ammetterai le tue colpe ?- la voce del signor Jhonson mi riporta nel loro squallido ufficio. Mi guarda con quel suo solito sorriso in quella sua stupida faccia visibile a malapena tra il parrucchino e quel ridicolo maglione a rombi colorati che si ostina a indossare.

Non voglio rispondere, sono concentrato a osservare le mattonelle "bianche e sopratutto molto pulite", conosco a memoria ogni minima sfumatura di quella parete con il suo sporco incrostato.

-Rispondi stupido ragazzo- Jhonson tra i due è il più burrascoso ma dopotutto lui non è un interprete delle emozioni umane.

-Scusi, ero assorto nell'ammirare i peli del suo naso, dica pure-

-non cambi mai- interviene Smith girando la testa; i suoi capelli bianchi dietro le orecchie hanno introdotto l'odore di casa in questa stanza.

-Cosa hai provato quando ti sei macchiato del sangue ancora caldo del tuo amico?-

-non sono stato io, dopo tutto questo tempo perché dovrei continuare la commedia?-

-per evitare la sedia elettrica, forse? Sai c'è un altro modo per evitarla, se tu ora ci riveli i fatti realmente accaduti quella notte, possiamo scendere a compromessi-

-voi non scendete a compromessi-

-sarà ma pensaci, pensa ai mille fuochi che ti bruceranno la pelle, allo sfrigolio dell'elettricità sul tuo corpo, alla tua vita che si spegne.Cogli l'attimo-

Con un movimento impercettibile della testa mimo un chiaro no.

L'ispettore Jhonson scatta in avanti sferrando un pugno al tavolo, ne sento il movimento d'aria e il rumore sordo.

-Non sai cosa darebbero gli altri per un opportunità del genere-

-lo proponga ad altri allora-

-ne parliamo la prossima volta, tu mentre pensaci-dice Smith.

Il tizio di cui non so il vero nome che ho rinominato Giacomo mi riaccompagna. Ho bisogno di riflettere; l'offerta è davvero inconsueta.

Potrei riuscire ad abbracciare qualcuno della mia famiglia. A malapena ricordo il viso di mia madre,a malapena ricordo le sue lunghe braccia ossute e slabbrate dal tempo e dalla gravità quando mi ha abbracciato un' ultima volta 8 anni fa,non ricordo il profumo del sigaro di mio padre e a malapena ricordo me stesso prima che i miei capelli ricci diventassero lunghi, prima che il mio corpo fosse coperto da lesioni e lividi, prima che la mia schiena fosse decorata da cicatrici regalatomi dai detenuti, prima delle sirene e del sangue. Faccio aderire la schiena al muro freddo in quella stanza impersonale e cerco di ricordare i fatti per poi dividere ciò che è accaduto da ciò che mi sono raccontato.

Sono le nove meno un quarto e io sono ancora in questo caffè di Starbucks come tanti,a finire di sistemare come altri. Entra un uomo, non mi costerebbe niente fargli un caffè,ma non ne ho voglia. Così l'avverto che il caffè è chiuso. Mi rimetto all'opera con la mia polaroid,scartando le foto che non reputo all'altezza di un concorso così celebre, come quello al quale voglio partecipare.Sento un rumore di passi. Penso sia lo stesso tizio strambo di prima, così gli urlo che è chiuso da dietro il bancone,neanche mi giro.

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⏰ Last updated: Aug 24, 2019 ⏰

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