1. L'uomo della fotografia

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Caro diario. No, anzi, cara me stessa.

Ricorda che tutto ciò di cui hai bisogno è da qualche parte,

che ti aspetta.

Ti troverà, tu non cercarlo.

E soprattutto: stai lontana dai sottoscala.

*Rossella, in uno strano giorno di primavera

🌸🌸🌸



"Ci risiamo. Il mese scorso sono finita sul bollettino parrocchiale: Rossella Mossetti dona mille euro per il restauro del crocefisso, devota a Sant'Antonio Abate è single".

Sospiro.

"Quindici giorni fa, anche la mia faccia è diventata famosa, stavolta su un annuncio di Cuori Solitari, che a furia di rileggere ho imparato a memoria: Rossella cerca il suo principe azzurro! Sensibile agli uomini di bella presenza e dalla posizione consolidata, resterà signorina ancora per poco, accorrete!".

Scuoto la testa, prendo fiato: "Dico, quale altra trovata devo aspettarmi da voi? Non so, un nuovo pretendente nascosto nel sottoscala?".

E nel mio nutrito immaginario il ritratto di un tapino vestito di tutto punto, che aspetta di essere ricevuto nel buio pesto, tra scope e scatoloni impolverati, mi strappa una risatina amara. Mia madre e mia sorella, però, restano serie, spaventosamente serie. E silenziose.

Testa bassa, espressione colpevole, si guardano di sottecchi invitandosi l'un l'altra a parlare per prima.

"Un attimo", esclamo. Mi ha scossa un presentimento: "Non l'avrete fatto sul serio?". Sconvolta, esco dalla stanza per scapicollarmi verso l'angolo più remoto della casa, quello che custodisce i nostri segreti da sempre, dal mucchio di regali della Vigilia di Natale ai fidanzatini del liceo che osavano superare l'invalicabile confine della proprietà fino al parroco, che l'altro giorno si è presentato con il bollettino incriminato in mano. E lo trovo lì, nel buio: il completo delle feste, un viso acqua e sapone e una leggera acne, un enorme mazzo di gigli ritti sul petto.

"E tu chi sei?", strabuzzo gli occhi. Lo squadro: "Ancora vi producono in serie, damerini incravattati?".

Strattono il poveretto che, colto di sorpresa, riesce a emettere in sua strenua difesa solo un mugolio sommesso e lo porto al cospetto di madre e sorella. "Salutatelo, ditegli addio!", tuono imperiosa. E, con lo sconosciuto sottobraccio, raggiungo l'uscio. "Nulla di personale, davvero. Restiamo amici?", gli allungo la mano.

"Amici, ci", balbetta quello. "Ehm. Questi erano per te", e mi allunga i gigli.

"Ma non li voglio. Regalali a qualcun'altra".

"Ma sono per te".

"Oh, diavolo!", strapazzo il mazzo e lo getto sul prato. "Ecco, lo vedi che fine hai fatto fare a quei poveri gigli innocenti per colpa della tua cocciutaggine? Adesso, vai!".

E quello, impaurito, prende a passo svelto l'uscita.

"Adesso, a noi tre", mi arrotolo le maniche delle camicia ai gomiti.

Il silenzio continua a gravare sulle nostre teste. Cerco di mettere ordine tra i pensieri, intanto mi lascio sprofondare sul divano.

"Quando finirà la vostra crociata per vedermi sposata con un buon partito?", sospiro mesta. "Non vi sopporto più".

"Quello". Mamma deglutisce e punta il dito dietro le sue spalle, verso la porta chiusa. "Quello era il cugino di secondo grado di tuo cognato. Un promettente ingegnere; ti rendi conto, Rossella? E l'hai scaraventato fuori".

Crisantemi fritti a colazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora