"Ci risiamo. Il mese scorso sono finita sul bollettino parrocchiale: Rossella Mossetti dona mille euro per il restauro del crocefisso, devota a Sant'Antonio Abate è single".
Sospiro.
"Quindici giorni fa, anche la mia faccia è diventata famosa, stavolta su un annuncio di Cuori Solitari, che a furia di rileggere ho imparato a memoria: Rossella cerca il suo principe azzurro! Sensibile agli uomini di bella presenza e dalla posizione consolidata, resterà signorina ancora per poco, accorrete!".
Scuoto la testa, prendo fiato: "Dico, quale altra trovata devo aspettarmi da voi? Non so, un nuovo pretendente nascosto nel sottoscala?".
E nel mio nutrito immaginario il ritratto di un tapino vestito di tutto punto, che aspetta di essere ricevuto nel buio pesto, tra scope e scatoloni impolverati, mi strappa una risatina amara. Mia madre e mia sorella, però, restano serie, spaventosamente serie. E silenziose.
Testa bassa, espressione colpevole, si guardano di sottecchi invitandosi l'un l'altra a parlare per prima.
"Un attimo", esclamo. Mi ha scossa un presentimento: "Non l'avrete fatto sul serio?". Sconvolta, esco dalla stanza per scapicollarmi verso l'angolo più remoto della casa, quello che custodisce i nostri segreti da sempre, dal mucchio di regali della Vigilia di Natale ai fidanzatini del liceo che osavano superare l'invalicabile confine della proprietà fino al parroco, che l'altro giorno si è presentato con il bollettino incriminato in mano. E lo trovo lì, nel buio: il completo delle feste, un viso acqua e sapone e una leggera acne, un enorme mazzo di gigli ritti sul petto.
"E tu chi sei?", strabuzzo gli occhi. Lo squadro: "Ancora vi producono in serie, damerini incravattati?".
Strattono il poveretto che, colto di sorpresa, riesce a emettere in sua strenua difesa solo un mugolio sommesso e lo porto al cospetto di madre e sorella. "Salutatelo, ditegli addio!", tuono imperiosa. E, con lo sconosciuto sottobraccio, raggiungo l'uscio. "Nulla di personale, davvero. Restiamo amici?", gli allungo la mano.
"Amici, ci", balbetta quello. "Ehm. Questi erano per te", e mi allunga i gigli.
"Ma non li voglio. Regalali a qualcun'altra".
"Ma sono per te".
"Oh, diavolo!", strapazzo il mazzo e lo getto sul prato. "Ecco, lo vedi che fine hai fatto fare a quei poveri gigli innocenti per colpa della tua cocciutaggine? Adesso, vai!".
E quello, impaurito, prende a passo svelto l'uscita.
"Adesso, a noi tre", mi arrotolo le maniche delle camicia ai gomiti.
Il silenzio continua a gravare sulle nostre teste. Cerco di mettere ordine tra i pensieri, intanto mi lascio sprofondare sul divano.
"Quando finirà la vostra crociata per vedermi sposata con un buon partito?", sospiro mesta. "Non vi sopporto più".
"Quello". Mamma deglutisce e punta il dito dietro le sue spalle, verso la porta chiusa. "Quello era il cugino di secondo grado di tuo cognato. Un promettente ingegnere; ti rendi conto, Rossella? E l'hai scaraventato fuori".
Un ingegnere: ah però, la prospettiva mi raggela. Per di più, consanguineo di mio cognato, l'uomo più noioso, sonnacchioso, odioso e borioso che conosca. Due attributi da sballo, non c'è che dire.
Anzi, una cosa mi preme dirla, eccome: "Guardateci. Siamo arrivate a questo? State andando a ritroso nell'albero genealogico dei parenti acquisiti?", afferro la prima rivista a portata per farmi aria. Devo calmarmi o rischio di esplodere. "Dovete smetterla. Smetterla!".
Poi, lo vedo: è tutto quello che mi serve. Un vero sogno proibito, tanto proibito da fare al caso mio. Spiego la rivista, tengo il dito puntato sulla pagina, affondato dritto nel suo petto.
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Crisantemi fritti a colazione
RomanceVINCITORE WATTYS 2020 - CATEGORIA ROMANCE Qual è la più grande bugia che avete detto? Pensateci. Qualunque cosa vi torni alla mente non sarà una bugia grande quanto la mia. Sapete, è imbarazzante confessarlo: mi sono inventata un fidanzato. E gli h...