PROLOGO III - IL RE NERO

15 4 20
                                    

Lo zigomo sinistro di Alfonso sussultò per un attimo, quando la sua mano si posò sul re nero, rovesciandolo sulla plancia di gioco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Lo zigomo sinistro di Alfonso sussultò per un attimo, quando la sua mano si posò sul re nero, rovesciandolo sulla plancia di gioco.
«Scacco matto, di nuovo.»
Cassandra abbozzò un sorriso, mentre riponeva le pedine bianche al loro posto. Da quando aveva appreso i rudimenti del gioco dal suo precettore non aveva mai perduto una singola partita, il trucco stava nell'anticipare le mosse del proprio avversario e agire di conseguenza. Il più delle volte le erano sufficienti due singole mosse per comprendere il suo avversario, se solo avesse potuto utilizzare queste capacità per governare il regno... ma la legge parlava chiaro: gli uomini avevano la precedenza sulla corona e Cassandra non bramava il potere tanto da progettare di assassinare il suo amato fratello. Durante l'assedio ad Elea una piccola parte di lei, una voce meschina ed oscura, l'aveva indotta a sperare che lui cadesse in battaglia, ma prima ancora che quel pensiero potesse prendere forma, lei lo aveva ricacciato indietro disgustata da sé stessa.

Per fortuna Alfonso era tornato illeso, la guerra era stata vinta e l'indomani sarebbe avvenuta l'incoronazione. Nell'attesa sostavano lì, in un padiglione a pochi passi dal palazzo in ricostruzione, al lume dei piccoli globi di luce accesi intorno a loro. I teli dell'ingresso si scostarono, mentre un uomo sulla quarantina faceva il suo ingresso nella tenda: radi capelli rossi e una veste bianco latte, istoriata di ghirigori d'oro. All'altezza del petto brillava una stella a quattro punte, tempestata di gemme variopinte. Incedeva aggraziato, con le mani giunte e un sorriso bonario stampato in volto.
«Principe Alfonso. Principessa Cassandra. Sia quattro volte benedetto il Sole.»
«Quattro volte sia benedetto, Alto Vicario.» replicò Alfonso, stringendogli una mano.
«Accomodatevi.» disse Cassandra, indicando uno sgabello non lontano dai loro sedili.
Il Vicario non se lo fece ripetere due volte e, acconciata la veste, prese posto, sporgendosi nella loro direzione.
«Ebbene, siete riuscito a riunire il conclave?» chiese Cassandra, già pregustando la risposta.
L'Alto Vicario abbassò lo sguardo «Ahimè, mia signora, le alte cariche del Culto hanno avuto una sorte grama. Coloro che non sono periti nel massacro di Palazzo di Stelle, sono caduti sotto la furia dei Cecrope.» il Vicario sospirò «Abbiamo peccato di presunzione, sottovalutando la malvagità dei demoni dell'Oblio.»
La principessa si sforzò di mostrare la sua faccia più contrita «Una terribile tragedia...» disse, mentre la sua mente arrovellava parole di ben altra temperie. "Già, una tragedia. E un'occasione senza pari!"
Il suo sguardo andò ad Alfonso, sperava che avesse l'intraprendenza per sfruttare la curva presa dagli eventi. Finalmente la Corona aveva la possibilità di vincere la millenaria contesa con il Culto per il dominio su Clitalia.
«Ho fede che una volta ristabilite le cariche, voi verrete eletto Gran Sacerdote. Del resto siete sempre stato il pupillo di Raminus, che l'Unico lo abbia in gloria.» disse Alfonso, con un sorriso sincero.

Un'ombra attraversò il viso del Vicario, prima che questi tornasse pacato e sereno come al solito. «Il mio mentore mi ha preparato a questo ruolo sin da quando ero poco più che un fanciullo. Ho fatto tanti sacrifici per esserne degno... ma l'ambizione è nemica della fede ed io devo prendere la decisione migliore per il Culto, in questi tempi difficili.»
Cassandra deglutì, fissando negli occhi suo fratello, pregando che lui riuscisse a capire dove stesse andando a parare.
«Cosa intendete dire?» domandò il principe, accigliandosi.
«Ebbene, io rivesto al momento la più alta carica del Culto e sono l'unico membro sopravvissuto del Conclave, questo significa che è in mio potere eleggere un nuovo Gran Sacerdote. Dunque, la mia intenzione è quella di investire voi di questo potere. La vostra parola sarebbe legge parimenti in Cielo e in terra. Un sovrano benedetto, come non se ne vedevano da secoli.»
Alfonso sbarrò gli occhi, le sue iridi tremolanti, quasi temessero di contemplare quella possibilità. La sua bocca accennò qualche parola incomprensibile, prima di zittirsi, baciando la mano dell'Alto Vicario.
Cassandra d'altra parte non osò proferire parola, mentre i suoi pensieri si arrovellavano in un vortice caotico. Di fronte a sé le sembrò di vedere suo fratello con in capo la mitra gemmata e lungo i polsi dei fili sottili, gli stessi che fan danzare un inerme burattino.

 Di fronte a sé le sembrò di vedere suo fratello con in capo la mitra gemmata e lungo i polsi dei fili sottili, gli stessi che fan danzare un inerme burattino

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Le Saghe del Crepuscolo: I Demoni dell'OblioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora