Entrammo nello spazio antistante al Bar al Buio
quando era già notte.
Eravamo Io, Raffaele e Loredana e ci fermammo
in fila per pagare le birre forst che avevamo
intenzione di consumare.
Subito il posto mi diede una zaffata di puzza
sotto il naso e di sostenutezza,
mesciuta a un certo teppismo, che è
sempre connaturato al mondo dei ciechi
giovani.L'esperimento consisteva nel bere qualcosa
al buio più assoluto per familiarizzare con
il mondo dei non-vedenti.
Si entrava da un tendone e si sprofondava
nell'oscurità più assoluta.
Si veniva guidati a un tavolino da un orbo
addestrato e familiare con la situazione.
Poi si afferrava (letteralmente) dei loschi
bicchieri di carta e se ne svuotava a tentoni
il contenuto.
Si parlava un po' con la guida e si usciva felici
e contenti. Ma nel nostro caso non fu precisamente
così.Ci mettemmo mano nella mano con alla sommità
la nostra guida (un pugliese trapiantato in regione),
e fummo dislocati a un posto da dentro, fra le bestemmie
e le imprecazioni della gente urtata. Raf non riusciva
a stare zitto: parlava e rideva ad alta voce, mentre io ero
solo preoccupato dal non inciampare nei tavoli
o in qualche spuntone di terreno,
(l'impiantito era terreno nudo e vergine).Loredana era quella più a suo agio, e si intratteneva
con il Virgilio cieco, riempiendolo di domande e curiosità.
Alla fine, dopo un tempo che parve eterno ci accomodammo
al nostro tavolo malfermo, e io già non vedevo l'ora di
smammare.
Mi angosciava quell'oscurità totale, e il suono delle voci
degli altri avventori risuonava spettrale e sinistro.
Raf continuava a ridere istericamente, come fosse fatto,
e venne bruscamente zittito da un grido imprecisato
alla nostra destra.
Loredana continuava, suadente, a informarsi sullo status
e abitudini della guida, tale Angelo.
Io mi rosicchiavo le unghie, e quando arrivò la birra,
la interpretai come una scialuppa che giunga a salvare
i naufraghi.
Girandosi Raf mi urtò e rovesciai al suolo metà del contenuto,
caldo e orinato, della pessima e dozzinale bionda
(pagata 3 euro, piccola).Mentre passavano i minuti sentivo una strana sensazione
aggirarsi nei miei pressi e percepivo nettamente il sapore
dei guai sotto la lingua.
Fu quando Raf si alzò in piedi e rovesciò il tavolo che decisi
di darmi alla fuga. Oramai ero frastornato e obnubilato da
quella gelida oscurità in pieno luglio.
Scappai prima verso quello che pensavo essere una
linea retta. Solo alla fine mi accorsi che stavo litigando
con il tendone, diversi metri in direzione diagonalmente
opposta alla mia linea ottimale.
Strisciai sotto il pesante telo e mi ritrovai all'aperto
sotto le luci di Palazzo Geremia, e le stelle nel cielo.
Vidi Raf inseguito da una mandria di ipovedenti
con cinture, tondini in acciaio, e catene di bicicletta.
Decisamente, non avevano gradito la sua piazzata.
Mi raggomitolai in un angolo, dietro un enorme vaso
di ficus e attesi che lo pigliassero, lo picchiassero a sangue,
e si calmassero le acque.
Davanti al tendone stava Loredana, mano nella mano
con il semi-cieco.FINE
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CIRCUMNAVIGANDO IL BUIO. ALLA CAZZO.
VampireVi siete mai imbattuti in quelle iniziative socio-etiche-solidali-di sensibilizzazione tipo un BAR AL BUIO? Si tratta di un locale dove accedi e non esiste luce. Vieni guidato da un ipovedente al tuo tavolo. e, approdato, ordini da bere. TUTTO, ripe...