Capitolo 11 - L'incavo nascosto

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La vita a corte tornò serena e tranquilla. Passarono due settimane senza aver notizie da Florence ma ebbi ben poco tempo da dedicare al matrimonio.

La regina occupava interamente la giornata di noi dame che dovevamo assicurarle tutto ciò che voleva o di cui avesse bisogno.

Con le giornate più soleggiate e tiepide arrivarono anche le colazioni e i pranzi all'aperto nei giardini reali.

Stavo giusto sistemando la spilla donatami dalla sovrana quando Dana entrò in camera con un sorrisetto: «Sembrate un pasticcino paffuto con quel cappello giallo in testa».

«Oh smettetela! I gusti della regina sono molto...particolari».

Beh era un eufemismo. Per quel pranzo aveva richiesto espressamente che tutte le sue dame indossassero degli strani e ampi cappelli a falda larga, con in cima un grosso fiore di cui non ricordavo il nome.

Mi appuntai la spilla a forma di grappolo d'uva al petto e spostai la treccia dietro le spalle osservandomi allo specchio.

«Da quando siete così vanitosa, sorella?» mi prese in giro Dana, ridendo, e poi mi ammonì. «Muovetevi che la sovrana ci aspetta. Ah dimenticavo! Ha chiesto di raccoglierle delle rose gialle dal giardino a Sud».

«Voi raggiungete pure la regina, mi occuperò io dei fiori così avrò una scusa per essere in ritardo».

Salutai Dana e, raccogliendo le gonne, camminai velocemente per il corridoio delle stanze riservate a tutte le dame nubili a servizio della regina. Scesi al piano terra e uscii dal portone Sud che dava sul boschetto dietro il castello. Aprii il cancelletto in legno ed entrai nel roseto dedicato alle Amber Queen, le rose preferita della regina.

Camminavo alla ricerca del giardiniere a cui avrei chiesto le forbici  per tagliare i loro gambi spinosi, quando udii delle voci.

«Mia dama, i vostri capelli sono come il sole di questa splendida giornata...» sussurrò una voce roca. Un uomo.

Lo riconobbi all'istante e il mio cuore perse un battito.

Una risatina acuta rispose a tale complimento mentre le mie mani iniziarono a tremare.

«I vostri occhi sono così azzurri come il laghetto dove solo una dea può bagnarsi...»

« E quelle labbra...quelle vostre labbra che desidero così tanto...»

Sospiri e altri rumori soffocati lasciarono ben poco all'immaginazione anche per una vergine come me.

Scappai via immediatamente, conscia che Thomas stesse amoreggiando con un'altra donna dietro quella siepe e pienamente consapevole che avevo accantonato il mio compito di dama.

"Illusa! Pensavi di piacere a lui? Sei stata solo un passatempo, una piccola parentesi che ha portato il divertimento per un paio di giorni".

Vidi con la coda dell'occhio il giardiniere e, con il fiatone, gli chiesi un mazzo di rose gialle per la mia sovrana. Quel buon uomo non chiese nulla sul mio turbamento e velocemente mi consegnò i fiori per sua maestà. Ebbi solo un momento per riprendermi giunta in prossimità del pranzo all'aperto ma dovette aver funzionato perché non ebbi in risposta né rimproveri né sguardi indagatori.

Non prestai molta attenzione ai canti e ai giochi che il maestro delle cerimonie e le altre dame avevano preparato quel giorno e ringraziai la sovrana quando si alzò per rientrare. «Lady Burgh e lady Rossel accompagnatemi nelle mie stanze. La nausea mi sta tormentando. Voi altre potete godervi la bella giornata».

Lasciai Dana a chiacchierare con le altre donne, avevo bisogno di stare sola e crogiolarmi nel mio falso amore. Non era quello il mio destino evidentemente poiché, una volta in stanza, la cameriera mi consegnò una lettera.

Intrigo a CorteWhere stories live. Discover now