1. Verità Universali (Parte Seconda)

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Ho raccolto la tragedia scozzese, naturalmente. È stata la prima cosa che ho fatto quando la mia cara Anathema se ne è uscita come una furia dalla stanza, ma ora mi accorgo che non so per certo cosa dovrebbe seguire.

Rigirare il mio vecchio volume tra le mani sembra l'opzione migliore. Accarezzo la copertina ultracentenaria come se questo sciocco gesto potesse rassicurare l'opera che nessun male le sarà più inflitto.

Non ti agitare, vecchio mio. Le tue pagine non sono arruffate quanto le mie piume.

Quella ragazza. Le ho sempre permesso troppo. È cresciuta viziata sotto la mia tutela, e ora non accetta il suo ruolo nella Grande Profezia.

Non so quanto tempo sia passato da quando è uscita, ma la bottiglia di whisky è vuota e la fronte mi grava contro la mano aperta. Il gomito puntellato sul tavolo minaccia di scivolare. Se lo facesse, lascerei cadere questa inutile testa vuota contro il legno, senza alcuna grazia.

Non volevo essere io a dirle di Pulsifer e del matrimonio combinato, davvero non volevo. Ma non posso sempre delegare le declinazioni più sgradevoli del mio dovere a Gabriel, non è giusto. Mi sono assunto la responsabilità di Anatema, fin dal giorno in cui la Morte mi ha condotto da lei. Starle accanto è un dovere dal quale non mi sottrarrò mai.

Quasi seimila anni fa, ormai, ho dato a Eva la spada di fuoco. Credevo che sarebbe stato abbastanza per proteggere lei e il suo bambino. Che idiota sono stato. Ho voltato le spalle alle creature predilette di Dio, ho abbandonato lei e Adamo nel deserto senza avere il coraggio di continuare a vegliare su di loro, come un vero guardiano avrebbe dovuto fare. L'ultima volta in cui li ho visti è stato il giorno in cui abbiamo sepolto Abele. Fino all'ultimo passo che poggerò su questa Terra, porterò addosso lo sguardo che Eva mi ha rivolto sulla tomba del primogenito che credevo, con il mio gesto di tanti anni prima, di aver salvato.

Sono larghe, le spalle degli angeli. Sono fatte per portare la testimonianza di un mondo che ci si sfalda sotto le dita. Il rancore di una madre a confronto è un carico leggero.

Le sue domande mute mi si sono tatuate sotto la pelle.

Dov'eri, quando lui moriva?

Dove eravate, tutti voi?

Quando saremo perdonati per l'errore di due ragazzi che non sapevano nulla del bene e del male?

Quando smetteremo di pagare per il morso dato a una mela?

"Perché insozzi il tempio del tuo corpo celeste con quella roba?"

Gabriel non è mai riuscito a sorprendermi, prima d'ora: i suoi passi di solito sono così riconoscibili che l'arcangelo rende nota la sua imminente venuta fin da quando è ancora al piano inferiore. Forse è stata la sorpresa, o forse il liquore che mi impasta la gola mi fa dimenticare le buone maniere: fatto sta che non mi alzo in piedi in sua presenza, e anzi, a malapena sollevo la testa pulsante dalle mani.

"Per i domestici," mi ritrovo a biascicare. "Diventerebbero sospettosi se il livello di liquore nelle nostre bottiglie restasse sempre lo stesso."

Gabriel sorride, un gesto che produce il suono di un graffio sul vetro nelle mie orecchie.

"È la stessa scusa che usi per poter mangiare il doppio di quanto farebbe un comune essere umano."

"Qualcuno in questa casa deve pur farlo. Tu e gli altri vi rifiutate di toccare cibo e consumare qualsiasi altra vivanda mortale. Almeno uno di noi deve mimetizzarsi con gli umani e i loro eccessi, o saremmo scoperti troppo presto."

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⏰ Last updated: Jan 09, 2020 ⏰

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