-il presente-
"Le cose con Massimo come vanno?". Ero all'università, e Roberto, il mio migliore amico da quando mi ero trasferita a Milano, aveva notato qualcosa che non andava. Eravamo in pausa pranzo, quel giorno avevo cucinato io per entrambi un riso freddo. Roberto non amava cucinare, e le rare volte che mangiavamo da soli, si faceva un panino con una fetta di prosciutto.
Risposi facendo una smorfia. "Come vuoi che vadano? Normali, come sempre"
Nello stato di confidenza che si era instaurato con Roberto, gli avevo raccontato sommariamente di Armand senza scendere nei particolari. Era l'unica persona che sapeva. E non sapeva neanche tutto.
Mi guardò. "Avete risolto per quella storia di venerdì?"
Si riferiva al fatto che avevamo discusso per via del suo lavoro. Massimo è nel giro dei locali notturni di Milano e provincia, e spesso abbiamo divergenze di idee. Per carità, io amavo andare a ballare, andare in giro, ma quando le cose iniziavano a diventare complicate e a tratti scomode, preferivo tirarmi indietro, dato che avevo già abbastanza problemi a cui pensare.
Annuii "Alla fine è sempre lui che viene da me a chiedermi scusa". Era vero. Massimo era un uomo da sposare. Cercava sempre di mettere pace tra di noi. Tra i due ero io quella stronza e sempre lunatica.. Ma lui qualsiasi scenata gli facessi, c'era sempre.
La mia vita era così. Bella se la vedi in un contesto esterno. Studiavo, uscivo, passavo del tempo con il mio ragazzo. Regolare per una ragazza di 22 anni.
Se non ci fosse stata quella brecciolina nella scarpa, l'avrei definita perfetta anch'io.
-Il passato-
Il giorno dopo fu un imbarazzo totale. Non sapevo cosa fare né cosa dire in caso lo avessi incontrato. Mi ero fatta un sacco di pare mentali che poi avevo prontamente tagliato via. Mi ero chiesta se lui si fosse fermato perché imbarazzato o perché si sentiva in colpa, tutte queste cose che almeno una volta avrai pensato se sei stata anche tu una ragazza con una piccola cotta verso un ragazzo/uomo. Decisi che dovevo continuare a vederla con la solita razionalità di sempre, ovvero che non c'era da chiedersi tanto il motivo o da capire il perché di certe azioni. Le cose erano andate così, ed erano così, non erano altro. Ero arrivata in anticipo di 20 minuti per fare in modo di non incontrarlo, ma evidentemente anche lui lo aveva pensato, o magari era stata solo una coincidenza, me lo ritrovai al bar dello studio. Prese il suo caffè, e mi venne incontro, sedendosi davanti a me. "Posso?", mi chiese.
"Sei già qui", dissi io un po' seccata.
Si grattò la nuca "Effettivamente hai ragione". Mise due bustine di zucchero nel caffè mescolandolo con frenesia. "Volevo solo parlarti di quello che è successo ieri sera"
Ecco, discorso. "Senti, parlo io"
"No aspetta, inizio io". Mi mise una mano davanti. "Non avrei dovuto avvicinarmi così tanto in macchina, mi dispiace"
Lo interruppi. "Non mi importa di questo, io non avrei dovuto riprovarci quando siamo scesi dall'auto. Dispiace anche a me se ti ho messo in una situazione scomoda. Non avrei dovuto"
Sorrise "Non mi hai messo in nessuna situazione scomoda"
"Invece sì", iniziai a sudare. "Senti, possiamo dimenticare tutto? Mi prendo io la colpa di tutto ciò. Ora per favore non continuare che sono abbastanza imbarazzata"
"Non ti sto chiedendo di prenderti la colpa". Lui era perfettamente a suo agio. "E anzi non ero venuto qui per accusarti, quindi cerca di calmarti perché forse hai frainteso"
Lo guardai. "In ogni caso è colpa mia"
"Ci siamo lasciati prendere dal momento entrambi, non è di nessuno la colpa". Era davvero rilassato, e piano piano cominciai a rilassarmi anche io. "E' stato un bel momento, devo ammetterlo, e anzi, se proprio devo dire qualcosa, mi dispiace di essermi lasciato prendere così tanto oltrepassando i confini"
Non sapevo più cosa rispondere. Lui continuò. "Ti chiedo solo di non allontanarmi di proposito. Sono venuto qui apposta perché sapevo benissimo qual'era il tuo piano della giornata. Evitarmi"
"Allontanarti? Armand ho 18 anni. Ieri sera la situazione ci è sfuggita di mano. Per quanto mi riguarda tra pochi giorni finirò il mio incarico qua dentro e non ci dovremmo più vedere". Parlavo molto velocemente.
Si avvicinò a me. "Potrà anche esserci sfuggita di mano, ma non per questo devi evitarmi o smettere di cenare con me quando tutti sono andati via"
"Ripeto, tra qualche giorno non dovremmo più vederci"
"Mi mancherai un po'", disse ridendo.
Mi alzai a riportai la tazzina al bancone, andandomene via. Lui mi rincorse e mi prese il braccio "Ho detto qualcosa di sbagliato?"
"No è che tutta questa situazione mi puzza, e mi sento a disagio", dissi leggermente nervosa.
Si mise a posto la giacca. "Ho voluto sdrammatizzare la cosa, non volevo. Quello che intendevo dire era che ormai le cose sono andate così, e non possiamo tornare indietro. Possiamo decidere se non parlarci più a vita, cosa che a mio modestissimo parere trovo abbastanza assurda e da immaturi, oppure se continuare a mantenere un rapporto civile e quello che accadrà, accadrà"
"Ho capito", dissi risoluta. "Ora devo andare a lavorare"
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Il momento illusorio
RomanceSi dice che quello che è passato, rimane passato. Si dice che il presente, sarà il nostro futuro. Si dice che ti devi godere ogni istante della tua vita, senza mai guardarti indietro, con lo sguardo rivolto verso ciò che hai davanti. Ma cosa succ...