[IN CORSO]
»Soulmate AU«
In questo universo alternativo le anime gemelle scoprono di essere tali quando, incontrandosi per la prima volta, appare sul loro polso sinistro un piccolo tatuaggio raffigurante un triangolo. Quel triangolo significa che la...
Dasha Spring impugnava uno straccio in microfibra intenta a pulire il bancone del cafe in cui lavorava, verso la fine del turno pomeridiano. Anche quella domenica era ormai giunta al termine. Da quando aveva conosciuto Zeke le sembrava che il tempo passasse troppo lentamente per i suoi gusti. Per fortuna quella serata si prospettava leggera e goliardica, dato che sarebbe uscita con i fratelli Adams, Gabriel e David. Era andata in comune nella pausa pranzo, forse il suo Soulmark era già stato pubblicato, e doveva assolutamente dirlo a quelli che erano i suoi migliori amici. Tutto il pomeriggio aveva rimuginato sul discorso che avrebbe potuto intraprendere verso di loro, con scarsi risultati: comunque l'avrebbe spiegato, senza voler svelare quello che le era accaduto in realtà, sarebbe risultata fin troppo vaga per non destare sospetti. Alle otto, a quell'ora finiva il turno, uscì dal cafe e vide che vi era fuori David ad aspettarla, appoggiato alla sua auto. David era il proprietario di una Honda Civic blu elettrico, e, anche se era un vecchio-vecchio modello si vedeva che ne andava fiero, e la teneva con gran cura. «Aaah David» esordì la ragazza andandogli in contro abbracciandolo, «tieni meglio la tua auto della tua ragazza.» «Quale ragazza?» domandò ridendo. «Esattamente!» esclamò beffarda. David era tentato di mandarla a quel paese, ma si trattenne solo perché l'amica non lo mollava da quell'abbraccio. «Dasha-» Lei lo strinse più forte. Tra le braccia muscolose del ragazzo si sentiva terribilmente al sicuro, un'emozione nuova per lei: fino a quel momento non aveva avuto bisogno di sentirsi al sicuro. Probabilmente ciò che le era successo l'aveva fatta dubitare di tutto e di tutti, tranne delle persone di cui si fidava. «Dasha che succede?» chiese preoccupato. Lei lo sciolse da quell'abbraccio, e lo guardò, mordendosi nervosamente un lato del labbro. Piano si tirò su la manica sinistra della felpa pesante che indossava, e gli fece vedere il triangolo tatuato sul suo polso. David strabuzzò gli occhi, incredulo. «Accidenti!» Dasha conosceva David da tempo immemore, e sentiva che poteva dirgli tutto. «È successo al party di tuo fratello, venerdì sera. Scusa se non te l'ho detto prima, avevo bisogno di digerire la cosa.» gli spiegò. Il ragazzo vide però un'espressione turbata sul volto dell'amica. «Com'è successo, piccola?» David e Dasha avevano la stessa età, ma lui continuava a chiamarla con quel nomignolo, complice la differenza d'altezza che avevano sempre avuto. Gli occhi azzurri della ragazza si fecero più lucidi.
Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
«Io lo ammazzo quel verme!» tuonò iracondo David parlando verso suo fratello. Quella serata pianificata per divertirsi si tramutò nel confessionale di Dasha, la quale raccontò tutto a David, e David, una volta arrivati a casa, raccontò tutto a Gabriel. Erano solo loro tre nel soggiorno di casa Adams, e la ragazza era seduta sulla poltroncina con il capo chinato e le mani che le coprivano la faccia, a stento tratteneva le lacrime. «David, so che è dura ma devi stare calmo. Non puoi semplicemente andare a casa sua e spaccargli la faccia, se non avessero il Soulmark sarebbe la prima cosa che avrei fatto anch'io.» disse razionale Gabriel. «Che si fotta quel tatuaggio di merda!» «È la legge!» «Che si fotta la legge!» imprecò David, furioso. «Ora- ora vado a fargli rimpiangere di vivere!» «Fermo!» urlò Dasha, accorsa davanti al ragazzo con le braccia tese verso il suo petto. «Io so come funziona la legge e non ho intenzione di oppormi per metterci nei guai. Però... avevo tanto bisogno di parlarne con qualcuno, con voi.» Le lacrime cominciarono a rigarle le guance come dei fiumi in piena. David l'abbracciò forte. «Ci saremo sempre per te! È una promessa!» «Per qualsiasi ragione puoi contare su di noi.» proferì Gabriel, raggiungendoli e unendosi a quell'abbraccio.
Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
Era passato solo un giorno da quando salutò la sua futura sposa, e già la stava pensando. Pensava a quanto fosse stato fortunato ad aver trovato una ragazza bellissima. «Sei stupenda.» Gli tornarono in mente le parole che le aveva rivolto quella notte, nel bel mezzo di quello che stava facendo. La verità è che una cosa del genere non l'aveva mai fatta. Per una lunga serie di bicchieri di troppo aveva perso il controllo della sua mente e, di conseguenza, del suo corpo. Era sera e Zeke era stravaccato sul divano a guardare la tv, quando sentì suonare il campanello di casa sua: non aspettava nessuno. Si alzò dal divano e, mezzo nudo, indossando solo i boxer, andò ad aprire la porta, trovandosi di fronte una Dasha che trasalì alla sua vista. «Oddio!» esclamò la ragazza, chiudendo di scatto gli occhi. «Entra pure.» fu l'unica cosa che le disse. Si voltò verso il divano e prese un paio di pantaloni della tuta, indossandoli, restando a petto nudo. Dasha entrò in casa chiudendo delicatamente la porta. Si ritrovò a fissare il corpo muscoloso dell'uomo che aveva di fronte: la luce fioca della tv, che illuminava la stanza buia, creava un gioco di luci e ombre sul corpo di lui, che ne delineavano la muscolatura. Aveva il fisico di chi per anni ha lavorato e faticato nei cantieri, con un filo di pancetta causata dall'alcol. Notò anche, sulla sua schiena, all'altezza della scapola destra, una grossa cicatrice. «Non ti metti una maglietta?» si ritrovò a chiedere. «No, sto bene così.» le rispose lui. «Come mai sei qui?» Dasha tentennò, scaricando il peso da un piede all'altro. «Niente, volevo assicurarmi che stessi bene.» Non sapeva come spiegarglielo, e nemmeno avrebbe voluto. La sera prima aveva lasciato David in uno stato di rabbia tale che aveva creduto che sarebbe andato dal suo aguzzino-futuro marito e l'avrebbe preso a calci. Probabilmente ci aveva pensato Gabriel a calmarlo. Zeke alzò un sopracciglio. «L'hai detto a qualcuno.» Era un'affermazione. Fece qualche passo verso di lei e subito la ragazza iniziò visibilmente a tremare. Le si postò davanti, ammirandola, osservando i suoi occhi azzurri e le sue guance pallide, e la sua bocca... Le appoggiò una mano sulla spalla, e la accarezzò fino ad arrivare alla guancia. Le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Dasha aveva il cuore che palpitava a mille, un misto di paura e qualcos'altro che non sapeva definire. «Non so dire se davvero vorrei che non fosse successo quel che è successo, quella notte. Perché se non ti avessi visto, se non ti avessi fatto quel che ti ho fatto, probabilmente questo marchio sul polso non ci sarebbe, e io non avrei mai realizzato di volerti così tanto, perché non ti avrei mai incontrato.» Dasha si sentì mancare il respiro. La mano sulla sua pelle l'aveva paralizzata. La testa le scoppiava. Non riusciva a comprendere le parole dell'uomo, come poteva dire di non essere completamente pentito? «Cosa mi stai dicendo? Mi hai chiesto scusa, tu.» sibilò la ragazza, incerta. «Non sto dicendo che fosse giusto, averti violentata,» e quella parola la fece sussultare, «sto intendendo che non biasimo il destino per averci fatto incontrare seppur in quel modo.» Destino. Il Destino aveva scelto per lei quell'uomo, il Destino aveva deciso che fosse meglio per lei, quell'uomo. Anzi: le sue membra e la sua anima, perché alla fine è questo quello di cui si tratta, avevano deciso che nel dna di Zeke Morales ci fosse la sua Anima Gemella. E così lo stesso per lui. Dasha sospirò. «Non ho raccontato tutto tutto.» disse toccandosi il basso ventre con il palmo di una mano e lo sguardo fisso sul pavimento. «Però...» e incastrò il suo sguardo in quello di Zeke, «Non pensare che sia come nei libri, in cui chiunque rimane incinta subito o, più surreale, per caso. Questa è la vita reale e nella vita reale non si rimane incinta in un battibaleno.» «Certo, va bene.» le rispose. «Tu cosa vorresti?» Cosa vorrei io? Pensò tra sè e sè. Dasha avrebbe voluto rispondergli che vorrebbe che quel marchio sul suo polso non esistesse. «Non lo vorrei.» gli rispose sinceramente con lo sguardo abbassato. «Se devo averlo vorrei che fosse per volontà mia.» aggiunse. Zeke le alzò il mento per fissarla profondamente negli occhi, poi staccò la mano da lei, si girò indietreggiando e si sedette sul divano, guardandola morigeratamente. «E allora speriamo che sia così.» Quella reazione smosse qualcosa nello stomaco di Dasha, come se le sue budella avessero cominciato a muoversi autonomamente. Un pensiero ribelle sfrecciò nei suoi pensieri, fermandosi lì: aveva sempre pensato di essere una ragazza forte, ma non lo era, non lo era affatto, soprattutto dopo quello che le era successo. Non era la prima volta che faceva sesso, quella, ma tutte le altre volte l'aveva fatto per amore, o, come aveva realizzato crescendo, per delle semplici infatuazioni passeggere. Tutti quelli con cui era andata a letto erano, alla fine, dei sempliciotti; Zeke Morales invece era un tipo misterioso, con un lungo passato a lei oscuro, e a lei piaceva il mistero, l'ignoto. Nessun'altro l'aveva mai fatta sentire in quel modo, come la faceva sentire lui. Quel pensiero che si posizionò nella sua mente ormai danneggiata, era che, probabilmente, non si sa, forse, essere violentata dalla sua Anima Gemella le era piaciuto.
Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.
☆☆☆ Oook! E ho finito anche il sesto capitolo. Ora, arrivati alla fine di questo, non prendetemi a parolacce! Non voglio raccontare di quanto sia bello uno stupro, sia chiaro, perché non lo è. Voglio parlare però di come un avvenimento di una certa rilevanza possa deviare la mente di una persona. E non solo! Bene, spiegato questo, fatemi sapere cosa ne pensate! I commenti sono sempre ben graditi, anche per sapere cosa vi piace o no della storia, se c'è qualcosa da correggere o altro. ^_^ Ci vediamo al prossimo capitolo! ~Vale