PREMESSA, FUNERALE

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Era un sabato soleggiato di febbraio. Non c'era troppo freddo ma in chiesa si congelava. La madre era sconvolta ed imbottita di antidepressivi e tranquillanti. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che le lacrime erano così calde. Così salate. Aveva gli occhi gonfi e lo sguardo annebbiato fisso sulla bara.

Le erano sempre piaciute le rose gialle.

Il padre era distrutto, più per il motivo della morte che per la morte in sé. Non voleva ammetterlo a sé stesso ma non era poi così affezionato a sua figlia. Lui tendeva a lasciarsi scivolare tutto addosso, non gli importava molto che la moglie avesse il monopolio della relazione con la figlia e che lo avesse delicatamente spinto da parte durante tutti quegli anni.

Non gli importava nemmeno che la moglie lo tradisse o non lo amasse più.

Non gli importava nemmeno di sposarsi e avere una famiglia. Erano semplicemente capitate, per volere altrui o destino o come volete chiamarlo. Non si sentiva molto partecipe della sua vita.

Forse avrebbe dovuto divorziare tanti anni prima. Ma avrebbe significato compiere una scelta, una di quelle radicali. Non era convito di volere affrontare quello che sarebbe successo poi quindi aveva sempre preferito adagiarsi nell'abitudine.

Non amava sua moglie. Non amava sua figlia. Le lacrime che piangeva quel sabato di febbraio erano per quella vita che non era mai stata sua.

Pensieri notturniWhere stories live. Discover now