CAPITOLO1, DALIA

2 0 0
                                    

Dalia era una ragazza relativamente tranquilla.

I suoi genitori l'avevano educata con il metodo del bastone e della carota, usando molto più spesso il bastone. La tenevano sempre sotto occhio perché sapevano che sotto quella apparenza di tranquillità c'era un fuoco ardente dentro di lei.

Non era stato semplice per loro, soprattutto durante l'adolescenza. Stava diventando brava a mentire e a nascondere le cose, ma loro erano diventati più sospettosi e bravi a scoprirla.

Come quando aveva iniziato a fumare. L'odore non inganna mai. Dalia inventava scuse prima banali poi sempre più fini, ma un giorno la seguirono e la videro: estrasse dalla borsa un innocuo lucidalabbra. Era un tubicino rosa pastello con i brillantini e il cappuccio in metallo. Lo svitò ed estrasse una sigaretta, portandosela alle labbra. Prese i fiammiferi di un albergo in cui erano stati un paio di anni prima e che lei teneva per ricordo. Lo accese e in quel momento loro scesero dalla macchina.

Non fu bello.

Le volevano bene e alla fin dei conti non erano così cattivi: ogni tanto chiudevano un occhio. Come ad esempio quando iniziava a frequentare un nuovo ragazzo. Facevano finta di nulla perché sapevano che presto si sarebbe stufata e sarebbe passata al successivo. Se però non accadeva e iniziava ad essere una relazione conclamata ci pensavano loro. A volte bastava trovare qualche piccolo difetto da ingigantire, altre volte invece era necessario metterle il dubbio su qualche comportamento o sulla fedeltà del ragazzo di turno e questo spariva in un paio di giorni.

Per i primi giorni lei rimaneva arrabbiata con loro e questo a loro non piaceva, ma poi le passava e tornava sorridente come sempre.

Quando aveva iniziato l'università fu complicato.

Dalia ne aveva scelta una lontano da casa, sperando che la distanza avrebbe portato autonomia. Ma aveva scelto un'università a cui sinceramente teneva e alla fine loro si erano ritrovati il coltello dalla parte del manico. Quando qualcosa non andava come da loro previsto partiva la minaccia di non pagarle più gli studi e lei tornava sui binari che loro avevano costruito per lei.

La madre un po' la disprezzava. Dalia si innamorava facilmente, si concedeva facilmente e a lei questo non andava giù. Incolpava il suo carattere troppo forte ed incolpava suo marito troppo assente. Una volta le aveva dato della troia. Non se ne era pentita ma ci pensava spesso.

Pensava di chi fosse davvero la colpa e spesso le balenava il dubbio che fosse sua. Lei stessa aveva minato la sua autostima negli anni. Non con cattiveria e spesso nemmeno di proposito. Dalia era una bella ragazza, più bella di quando lei fosse mai stata e questo la faceva sentire inferiore. Nella sua mente si giustificava dicendo che stava semplicemente bilanciando l'ego della figlia, che stava semplicemente dicendo la verità.

Le cose che diceva a sua figlia erano sempre una critica, ma non una critica costruttiva.

Nonostante questo Dalia aveva un carattere forte, ma la sua autostima aveva risentito, oltre che della madre, anche di anni di decisioni demandate ad altri. Sapeva quello che voleva ma non sapeva se quello che voleva era giusto per lei.

Dalia non era felice ma era sempre sorridente. La notte piangeva. Piangeva anche di giorno quando nessuno la guardava. E alcune volte le era capitato di piangere davanti a degli sconosciuti, in bus. Ma gli sconosciuti non contavano.

Lei era sempre forte ed allegra davanti a chi conosceva.

Piangeva perché quella maschera pesava, perché questa sua falsità la disgustava. Continuava ad indossarla perché aveva capito da tempo che alle persone non interessava veramente come si sentiva, nemmeno a quelle che pensava le fossero più vicine. Se mostrava debolezza si comportavano diversamente.

L'aveva notato soprattutto con i suoi. Cercava di rimanere sempre calma ed impassibile.

Una volta la madre le aveva dato della troia e lei non aveva battuto ciglio. Poi aveva pianto tutte le notti per due settimane, e ogni tanto le tornava in mente e piangeva. Per quello aveva pianto in autobus.

A Dalia piaceva il sesso e la compagnia maschile ma non per questo sua madre poteva permettersi di chiamarla così. Semplicemente queste due cose la facevano sentire bene. Le piaceva vedere il desiderio negli occhi e nei gesti dei ragazzi e le piaceva soddisfarlo. A volte le era capitato di affezionarsi, di vedere in uno dei tanti una speranza di allontanarsi dai genitori ma poi capiva di essersi sbagliata. Nessuno era abbastanza forte per reggere quel peso.

Infatti aveva capito che nessun principe l'avrebbe salvata dalle grinfie dei suoi. Avrebbe dovuto farlo da sola. Dalia a venti anni desiderava due cose: una carriera solida e la possibilità di esprimersi liberamente anche solo una volta nella vita.

Fu la seconda che portò alla sua morte qualche mese dopo il suo venticinquesimo compleanno. 

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 10, 2020 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Pensieri notturniWhere stories live. Discover now