Capitolo 23 - Parte 1

982 58 10
                                    

Quando mi svegliai, il mattino seguente, con Aria avvolta tra le mie braccia e il suo profumo sulla pelle, per un istante mi sentii come se tutto fosse esattamente al proprio posto.

Era una sensazione strana, spaventosa per certi versi, poiché non avevo mai provato nulla di simile con nessun'altra persona prima di quel momento.

Anche fare sesso con Ariadne aveva avuto un sapore diverso da tutto ciò che avevo fatto fino a quel giorno. Ero stato a letto con tante ragazze, più o meno giovani, più o meno esperte, ero sempre stato io a condurre il gioco, avevo sempre goduto di ogni esperienza, beandomi del piacere fisico che ne derivava.

Eppure, la sera prima avevo cercato qualcosa di diverso.

La sera prima, non avevo rincorso il piacere a scopo puramente egoistico, mi ero concentrato su come quel piacere fisico si stesse ripercuotendo su una parte più intima di me, ben più nascosta e diffidente. Avevo messo il cuore in ogni gesto e parola, in ogni movimento e sospiro, in ogni affondo e carezza.

Ripensavo a tutto ciò mentre entravo nella sala del consiglio per incontrare mio fratello e il comandante delle guardie reali.

Ero sceso dal letto cercando di fare il meno rumore possibile, sorridendo come un idiota ogni volta che lo sguardo mi era caduto su Aria, ancora addormentata nel mio letto.

Il dovere chiamava, ma non avevo voluto svegliarla perciò le avevo lasciato un biglietto ripiegato sul mio cuscino, per informarla dei miei impegni per la mattinata, pregandola di raggiungermi sulla terrazza che affacciava sul giardino per l'ora di pranzo.

«Erion?»

Scossi la testa e fissai mio fratello negli occhi. Era stanco, dimagrito e teso e ancora non aveva nemmeno la corona sulla testa.

«Scusami, Altezza, dicevi?»

Lachlan scosse la testa e si passò una mano sulla fronte.

«So che Lord Byron insiste nel dire che dovremmo ritirare le truppe per primi. Ne ho parlato con il comandante delle guardie reali e lui non crede che sia una buona idea.»

Sospirai. «Tu che cosa credi, Altezza?»

Mio fratello aggrottò le sopracciglia e sedette sull'imponente sedia che si trovava di fronte al tavolo del consiglio.

«Io credo che una settimana sia un lasso di tempo decisamente troppo breve per risolvere i problemi che si sono sviluppati durante l'intero regno di nostro padre.»

«Su questo non v'è alcun dubbio.» Mi sfuggì una risatina che si rifletté nello sguardo divertito di Lachlan. Lo raggiunsi al tavolo e mi sistemai nel posto alla sua sinistra, appoggiando i gomiti sul ripiano di legno scuro.

«Nessuno pretende che tu risolva ogni stortura del regno adesso. Alcune cose necessitano di tempo e i frutti si vedranno solo tra molti anni. D'altra parte, credo che dopo il pugno di ferro usato da nostro padre, vista l'invasione coatta delle terre di cui avevamo giurato di rispettare l'indipendenza, sia doveroso dare una dimostrazione di buona fede.»

Lui si grattò il mento con la mano. «Se ritirassi le truppe e loro invadessero i nostri territori?»

«Non sono loro quelli interessati all'invasione, Lachlan, lo sai.»

«Magari non in principio. Potrebbero comunque volersi vendicare dei torti subiti. Non potrei nemmeno fargliene un torto, ma devo pensare al bene del mio popolo e una guerra, adesso, è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.»

«So che temi il giudizio dei membri anziani del consiglio. Loro erano legati a nostro padre, così come il comandante delle guardie reali, e probabilmente alcuni di loro erano a conoscenza delle macchinazioni da lui messe in atto, è possibile che lo abbiano anche incentivato. Ma è proprio questo il punto: ora sei tu il Re. Tu decidi in che direzione deve andare il consiglio, tu stabilisci ciò che è giusto per il regno. Se darai retta a quei vecchi catorci, finirai per continuare la politica oppressiva di nostro padre.»

También te gustarán

          

«La fai facile tu. Posso ricordarti che senza l'appoggio del consiglio e la lealtà dell'esercito non ho alcun potere? Non è la corona a darmi forza, ma l'alleanza dei rappresentanti delle classi sociali. Senza quella, ho la stessa autorità di un manichino da addestramento.»

Mi allungai sulla sedia e portai entrambe le mani dietro alla testa. «Forse è arrivato il momento di scegliere nuovi rappresentanti per il consiglio, allora.»

Lachlan sgranò gli occhi. «Mi vuoi morto prima ancora che mi venga posata la corona in testa?»

«No, fratello, voglio aiutarti a fare la cosa giusta e tu lo sai che con quei dinosauri accanto non cambierà nulla. È come hai detto tu, se loro non ti danno man forte, non avrai margine di manovra.»

«Se sciolgo il consiglio, vorranno la mia testa.»

«Non serve scioglierlo, devi rinnovarlo. Falli sentire importanti e fondamentali nella creazione del nuovo, chiedi loro di proporre dei candidati.»

Mio fratello mi guardò come se avessi parlato in una lingua incomprensibile. «Non pensi che, così facendo, torneremo al punto di partenza? Non saranno loro, ma saranno persone scelte dal loro.»

«Saranno persone nuove a cui tu potrai esporre la tua idea di regno, forse loro penseranno di poterti manovrare indirettamente, ma se tu sarai furbo e riuscirai a portare i candidati dalla tua parte, verso la tua visione...»

«In quel caso sarei in una botte di ferro, perché il nuovo consiglio sarebbe comunque stato approvato da quello vecchio», concluse, raggiante.

Annuii con un sorrisetto strafottente.

«Vedi, Erion, perché ho bisogno di te? Io non sono bravo coi trucchetti da Corte. Ho studiato la politica, la storia del nostro regno, so cosa voglio per tutti noi, ma non sono in grado di pensare in quel modo...»

«Per questo esistono gli strateghi, fratellino», lo interruppi, «tu sei un uomo buono, onesto e integro. Non hai mai dovuto pensare a come aggirare le regole, ai sotterfugi, agli inganni, a come convincere qualcuno a fare ciò che volevi. Io ci ho sguazzato per tutta la vita in queste cose e ho avuto molta più esperienza in ambito militare di te. Ognuno ha il suo ruolo e se ci coordiniamo bene, potremo fare il meglio per il regno.»

«Vorrei che tu fossi il mio primo consigliere, Erion», disse di getto, posando entrambe le mani sul tavolo.

Per un istante rimasi interdetto, incapace di formulare una replica adeguata. Ero sempre stato il figlio di serie B, il soldato, quello che veniva mandato sul campo a combattere e rischiare la vita, quello «sacrificabile» al pari di un pedone degli scacchi. In tutta onestà, avevo approfittato di quella posizione, che non mi imponeva chissà quale rigore o chissà quante regole da rispettare, nel pubblico e nel privato. Non ero importante, perciò nessuno si aspettava nulla da me, né pretendeva qualcosa di diverso da ciò che ero e facevo.

Mi era sempre andata bene così, però, in quel momento, vedendo la scintilla di aspettativa negli occhi di mio fratello, del mio Re, che non faceva mistero di aver bisogno del mio aiuto, tutto assumeva una sfumatura diversa.

Nessuno mi aveva mai chiesto un'opinione politica o strategica, né, tantomeno, aveva pensato di assegnarmi un ruolo centrale nella gestione del regno. Non avevo nemmeno mai creduto di volerlo un ruolo simile, almeno non fino a quel preciso istante.

Invece lo desideravo. Sentivo di poter fare qualcosa, di voler fare qualcosa di concreto per cambiare le cose nel regno.

«So che ti sto chiedendo molto e che ti sto mettendo in una posizione difficile», continuò Lachlan, rigirandosi l'anello con lo stemma della famiglia tra le mani, «mi rendo contro che una scelta simile influenzerà la tua vita e non potrai più fare ciò che vuoi, com'è stato finora.»

Il sorriso che mi era sbocciato sul viso mi morì sulle labbra non appena realizzai ciò che mio fratello stava indirettamente cercando di dirmi.

In qualità di primo consigliere, non avrei mai potuto sposare una fanciulla che non avesse nobili origini. Sarei stato una figura di prestigio, la corte e il consiglio, finanche il popolo si sarebbero aspettati determinati comportamenti da me; non sarei più potuto passare in sordina come avevo fatto fino a quel momento.

Abbassai lo sguardo sul legno, incantandomi a fissarne le venature.

«Sai cosa significherebbe, non è vero?» incalzò Lachlan.

«Non potrei sposare Aria. Lo so, l'ho capito.»

Le avevo detto che avrei rinunciato a tutto per lei, che ciò che avevo non mi interessava, se potevamo avere una vita insieme. Non avevo mentito. Il ruolo di Principe scanzonato non mi sarebbe mancato, ma quello? La possibilità di migliorare la vita della mia gente? Avevo visto come vivevano le persone nelle terre di confine e mio fratello mi stava dando l'opportunità di aiutarlo a cambiare le cose. Potevo davvero rinunciarci?

«Lach, io...»

«Non rispondermi adesso, Erion. Riflettici, prenditi del tempo.»

Sollevai lo sguardo e lo puntai su di lui. «Non mi serve pensarci. Ho fatto una promessa, io non posso rimangiarmi tutto, capisci?»

«Magari non mi credi, ma lo capisco. Capisco anche che ognuno ha un ruolo ben preciso nella propria vita e che per adempiere ai propri doveri, a volte, è necessario fare delle rinunce.»

«Tu rinunceresti a Theodora?» lo provocai. Per lui era facile parlare, la donna che amava era nobile e approvata non solo dalla corte e dalla nobiltà, ma anche dai nostri genitori.

«Se mi ritrovassi a dover scegliere tra il mio dovere di Re e ciò che provo per lei? Sì. E ti dico di più, Theodora capirebbe, perché è una nobile e sa come funzionano certe dinamiche. È consapevole che alcune cose vengono prima di altre per gente come noi, che il dovere verso il popolo è più importante di quello verso noi stessi. Non è una cosa bella da dire, né romantica, ma questo è ciò per cui sono stato cresciuto. L'ho sempre saputo. Sono stato fortunato a innamorarmi della persona giusta, ma ero consapevole che sarebbe potuta andare diversamente, che avrei potuto dover sposare una donna che non amavo solo per ragioni politiche.»

Strinsi i pugni sul tavolo e chinai la testa.

«L'ho rovinata», ammisi in poco più che un sussurro.

«Cosa?»

«Sono stato a letto con lei.»

Con quale coraggio avrei potuto dirle che non c'era alcun futuro per noi perché desideravo avere un ruolo più importante accanto a mio fratello? Dopo che ero stato proprio io a farle credere che fosse possibile? Potevo gestire il mio dolore, ma non avrei mai potuto sopportare di fare del male a lei.

«Non è così grave», disse Lachlan, incrociando le mani. «Tu sei un Principe, lei una serva, non è come se si fosse concessa a un garzone. Questa cosa non pregiudicherà le sue possibilità di trovare un buon marito. Se credi, potremmo anche pensarci noi.»

Certo, non vedevo l'ora di mettermi a cercare un marito per la ragazza che amavo.

Scossi la testa e poi affondai la faccia tra le braccia incrociate sul tavolo, premendo la fronte sulla superficie fredda.

«Pensaci, d'accordo? Parlane anche con Ariadne. È una ragazza in gamba, davvero in gamba.»

«Lo so», borbottai. Forse sarebbe stata anche capace di essere felice per me e di incoraggiarmi ad accettare quel ruolo accanto al nuovo Re. Il vero problema era che non ero sicuro di volere che lo facesse.

«Tra poco arriveranno i consiglieri, dirò loro che dovremo parlare di alcuni cambiamenti subito dopo il matrimonio e l'incoronazione e comunicherò al capo delle guardie reali la mia intenzione di ritirare le truppe da Omerin.»

Feci scattare la testa in su e guardai mio fratello con espressione incredula. «Lo farai?»

Lui sorrise. «Una persona di cui mi fido ciecamente mi ha consigliato di fare un atto di fede.»

Ci si poteva sentire distrutti e al settimo cielo nello stesso momento?

Non mi ero resa ancora conto che Erion fosse un abile stratega! *_*
Ma... dopo la gioia, era proprio necessaria la beffa? :'( Non so come farà a risolvere la questione Erion, però so che Aria farebbe di tutto per lui... anche rinunciare a sposarlo. :'(

5y nakalipas

NON HO PAROLE!

5y nakalipas

La Fiamma di BellarisDonde viven las historias. Descúbrelo ahora