Quando mi svegliai, il mattino seguente, con Aria avvolta tra le mie braccia e il suo profumo sulla pelle, per un istante mi sentii come se tutto fosse esattamente al proprio posto.
Era una sensazione strana, spaventosa per certi versi, poiché non avevo mai provato nulla di simile con nessun'altra persona prima di quel momento.
Anche fare sesso con Ariadne aveva avuto un sapore diverso da tutto ciò che avevo fatto fino a quel giorno. Ero stato a letto con tante ragazze, più o meno giovani, più o meno esperte, ero sempre stato io a condurre il gioco, avevo sempre goduto di ogni esperienza, beandomi del piacere fisico che ne derivava.
Eppure, la sera prima avevo cercato qualcosa di diverso.
La sera prima, non avevo rincorso il piacere a scopo puramente egoistico, mi ero concentrato su come quel piacere fisico si stesse ripercuotendo su una parte più intima di me, ben più nascosta e diffidente. Avevo messo il cuore in ogni gesto e parola, in ogni movimento e sospiro, in ogni affondo e carezza.
Ripensavo a tutto ciò mentre entravo nella sala del consiglio per incontrare mio fratello e il comandante delle guardie reali.
Ero sceso dal letto cercando di fare il meno rumore possibile, sorridendo come un idiota ogni volta che lo sguardo mi era caduto su Aria, ancora addormentata nel mio letto.
Il dovere chiamava, ma non avevo voluto svegliarla perciò le avevo lasciato un biglietto ripiegato sul mio cuscino, per informarla dei miei impegni per la mattinata, pregandola di raggiungermi sulla terrazza che affacciava sul giardino per l'ora di pranzo.
«Erion?»
Scossi la testa e fissai mio fratello negli occhi. Era stanco, dimagrito e teso e ancora non aveva nemmeno la corona sulla testa.
«Scusami, Altezza, dicevi?»
Lachlan scosse la testa e si passò una mano sulla fronte.
«So che Lord Byron insiste nel dire che dovremmo ritirare le truppe per primi. Ne ho parlato con il comandante delle guardie reali e lui non crede che sia una buona idea.»
Sospirai. «Tu che cosa credi, Altezza?»
Mio fratello aggrottò le sopracciglia e sedette sull'imponente sedia che si trovava di fronte al tavolo del consiglio.
«Io credo che una settimana sia un lasso di tempo decisamente troppo breve per risolvere i problemi che si sono sviluppati durante l'intero regno di nostro padre.»
«Su questo non v'è alcun dubbio.» Mi sfuggì una risatina che si rifletté nello sguardo divertito di Lachlan. Lo raggiunsi al tavolo e mi sistemai nel posto alla sua sinistra, appoggiando i gomiti sul ripiano di legno scuro.
«Nessuno pretende che tu risolva ogni stortura del regno adesso. Alcune cose necessitano di tempo e i frutti si vedranno solo tra molti anni. D'altra parte, credo che dopo il pugno di ferro usato da nostro padre, vista l'invasione coatta delle terre di cui avevamo giurato di rispettare l'indipendenza, sia doveroso dare una dimostrazione di buona fede.»
Lui si grattò il mento con la mano. «Se ritirassi le truppe e loro invadessero i nostri territori?»
«Non sono loro quelli interessati all'invasione, Lachlan, lo sai.»
«Magari non in principio. Potrebbero comunque volersi vendicare dei torti subiti. Non potrei nemmeno fargliene un torto, ma devo pensare al bene del mio popolo e una guerra, adesso, è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.»
«So che temi il giudizio dei membri anziani del consiglio. Loro erano legati a nostro padre, così come il comandante delle guardie reali, e probabilmente alcuni di loro erano a conoscenza delle macchinazioni da lui messe in atto, è possibile che lo abbiano anche incentivato. Ma è proprio questo il punto: ora sei tu il Re. Tu decidi in che direzione deve andare il consiglio, tu stabilisci ciò che è giusto per il regno. Se darai retta a quei vecchi catorci, finirai per continuare la politica oppressiva di nostro padre.»
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La Fiamma di Bellaris
ChickLitIN PAUSA - Romance in costume - Ariadne è appena approdata alla corte dei reali di Bellaris, al seguito della sua amica di infanzia Lady Theodora di Garnet, promessa sposa dell'erede al trono. Abituarsi alla vita di corte non è facile per una come l...