Erano tre, le persone scontente all'idea che Vittoria sarebbe stata ospite di Archie nel Principato quel weekend.La prima, chiaramente, Jennifer. In realtà di facciata ce l'aveva con suo marito perché quest'ultimo aveva deciso di lasciare l'Inghilterra, voltandole le spalle e spassandosela nel Principato di Monaco con suo figlio - e mandrie di modelle, a suo dire -. Come se non fosse stata lei a cacciarlo di casa. Ad ogni modo, Vittoria era convinta che a Jennifer glie ne sarebbe importato ben poco di dove fossero suo marito e suo figlio, se non fosse stato che lei avrebbe dovuto passare una giornata fuori porta con loro. Si, stava divorziando da suo marito, ma ne era ancora piuttosto gelosa.
Alla fine Vittoria l'aveva rassicurata dicendo che sarebbe rimasta nel principato lo stretto necessario, e che avrebbe cacciato qualsiasi modella avesse trovato per casa.La seconda persona era Clarice. La sua teoria era che, ovviamente, tutta la storia di Monte Carlo era stata messa in piedi solo per avere una scusa per passare del tempo con Vittoria. Cosa che chiaramente la uccideva, anche se la sua coinquilina alzava gli occhi al cielo e negava ogni volta che se ne parlava.
Credere nella buona fede di Archie era tutto ciò che poteva fare per tranquillizzare Clarice.La terza era Vittoria stessa, che per quanto ritenesse conveniente credere nella buona fede aveva sin da subito sentito puzza di trappola. Chiaramente lo teneva per sé per evitare il linciaggio, ma erano almeno due notti che passava quasi in bianco cercando di anticipare qualsiasi tipo di mossa che Archie avrebbe potuto porre in essere - sia sul piano giuridico che personale - nella speranza di essere pronta a cavarsela in grande stile in ogni evenienza.
L'idea di doverlo accontentare e andare da lui, inoltre, la corrodeva. Odiava accontentare le persone in quel modo, senza poter contrattare almeno un mondo di venirsi in contro. Per placare la rabbia cercava però di focalizzarsi sull'idea che George Reyes non ci sarebbe stato.Avrebbe avuto Archie e Nicholas tutti per sé.
E c'è un motivo per cui le deposizioni è meglio farle con il proprio avvocato accanto: non ti rendi mai conto da solo di quando dici qualcosa di sbagliato. O meglio, qualcosa che preso e distorto in legalese potrebbe portare a peggiorare la tua posizione.Arrivato il venerdì mattina, animi scontenti a parte, Vittoria segue le istruzioni di Archie e si fa lasciare dal taxi ad Heathrow, dove un addetto la scorta sino ad un imbarco privato. Un piccolo aereo ed una giovane e sorridente hostess la attendono sulla pista, mentre il pilota è già in cabina.
Si è sempre vista come una persona che un giorno avrebbe viaggiato su un jet privato, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto così presto. Sopratutto, le dispiace che l'aereo non sia suo ma della sua esuberante controparte.Passa il tempo del volo sui sedili in pelle chiara con le carte del divorzio sparse tra le gambe e sul tavolino davanti a lei, cerca di rivedere le domande ma non riesce a lavorare al pensiero di star facendo il gioco di Archie, alla faccia piena di soddisfazione con la quale sicuramente la accoglierà in quel del Principato di Monaco. Che poi, il Principato, che cliché.
Deve rimandare ancora un po' il momento in cui vorrà ufficialmente schiaffeggiare quell'espressione soddisfatta perchè una volta atterrata dopo un'ora di volo non è Archie ad andarla a prendere ma un autista, Boris, il quale le spiega che per arrivare a destinazione manca ancora un po' di strada in macchina.
È atterrata a Nizza, non ci sono piste d'atterraggio nel Principato.
<<E così fanno tanto i miliardari ma poi devono lasciare i jet lontani da casa>> borbotta Vittoria mentre si sistema sui sedili posteriori di una Mercedes.
<<Ha detto qualcosa, signorina?>> le domanda Boris, mettendo in moto. E' un signore distinto, forse sulla sessantina, con una giacca in camoscio e degli introvabili Persol vintage.
<<Oh no, no parlavo da sola>> lo tranquillizza la ragazza, sfilando il cellulare dalla tasca della giacca e provvedendo ad avvisare Clarice del suo arrivo in Francia. Il cielo fuori dal finestrino è di un azzurro come non lo vedeva da tempo e l'aria frizzantina è segno di una primavera che sembra ormai inoltrata, così diversa da quella di Londra che ancora ricorda l'inverno, con il grigio, il freddo e la pioggia.
Si ritrova a non riuscire a staccare gli occhi dal panorama all'esterno, una tortuosa strada di montagna che costeggia a strapiombo un'immensa distesa d'acqua calma e di un blu intenso, tanto puro da sembrare dipinto ad acquerelli.
<<Ci vorrà un po' più di tempo per arrivare, ma il signor Davidson ha insistito perchè prendessimo questa strada>> dice Boris, intromettendosi nel suo momento da sogno. Vittoria sorride e incrocia per un attimo lo sguardo dell'autista nello specchietto retrovisore, per poi tornare a godersi quello spaccato di Costa Azzurra.
Per la prima volta da quella mattina, o forse da quando Archie l'ha invitata lì, non le importa di stargli dando soddisfazione. E' una mossa sporca cercare di aggraziarsela con qualcosa come una delle viste più belle del mondo, ma è ben giocata, Vittoria deve ammetterlo. Quando più tardi la farà arrabbiare - e succederà - penserà che almeno ha avuto la possibilità di godersi quel panorama. E che per vederlo la pagano addirittura il doppio delle ore che fattura in ufficio.
Ad interrompere la continuità tra mare, cielo e flora rigogliosa appare dietro una curva il Principato, una conca piena di barche circondata da alti palazzi dai colori chiari, il giusto punto d'arrivo dopo quel meraviglioso tragitto.
Vittoria non aveva idea di cosa aspettarsi dalla Costa Azzurra, ma ciò che aveva davanti agli occhi certamente superava qualsiasi cosa avesse potuto immaginarsi. Quasi le dispiace l'idea di dover ripartire quel pomeriggio stesso, anche se Archie non dovrà saperlo.
Boris guida con familiarità tra le strade in discesa del Principato che appaiono come un percorso obbligato verso la costa, interrompendolo solo quando dopo aver preso una svolta a destra accosta la macchina al marciapiede. Scende prima di lei, così da poter scaricare il piccolo trolley con lo stretto necessario dal bagagliaio. Vittoria lo raggiunge con lo sguardo per aria, respirando a pieni polmoni l'aria tiepida e quasi salata che arriva dal mare fino a lì, ad un centinaio di metri dalla Place du Casino.
<<Buona giornata, Signorina>> la saluta l'autista, indicandole il portone di un palazzo e facendole un breve sorriso prima di rimettersi in macchina.
<<Buona giornata a lei, Boris>> contraccambia, ondeggiando la mano.
Una cosa che le è subito chiara non appena il portiere le apre la porta e le dice che "Il sig. Davidson la sta aspettando", è che Archie ha bisogno di rivedere la concezione di "appartamentino", ossia il modo in cui aveva descritto il suo possedimento nel Principato di Monaco. Perchè quello, a Vittoria, non sembra proprio un posto da appartamentini.
Quello dove vivono lei e Clarice è un appartamentino.
Lì, in quell'atrio di marmo, la situazione le sembra ben diversa.
La conferma la ha nel momento in cui le porte dell'ascensore, dopo aver salito 12 piani, si aprono non su un corridoio ma direttamente all'interno di casa Davidson, spalancando la visuale sul ragazzo che la accoglie a braccia conserte e con un sorrisino sinceramente divertito sul viso. Esattamente l'espressione che sapeva che avrebbe avuto e che, come immaginava, le fa venire voglia almeno di dargli uno schiaffo.