8 | BIRDWATCHING A MONTE CARLO

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Erano tre, le persone scontente all'idea che Vittoria sarebbe stata ospite di Archie nel Principato quel weekend.

La prima, chiaramente, Jennifer. In realtà di facciata ce l'aveva con suo marito perché quest'ultimo aveva deciso di lasciare l'Inghilterra, voltandole le spalle e spassandosela nel Principato di Monaco con suo figlio - e mandrie di modelle, a suo dire -. Come se non fosse stata lei a cacciarlo di casa. Ad ogni modo, Vittoria era convinta che a Jennifer glie ne sarebbe importato ben poco di dove fossero suo marito e suo figlio, se non fosse stato che lei avrebbe dovuto passare una giornata fuori porta con loro. Si, stava divorziando da suo marito, ma ne era ancora piuttosto gelosa.
Alla fine Vittoria l'aveva rassicurata dicendo che sarebbe rimasta nel principato lo stretto necessario, e che avrebbe cacciato qualsiasi modella avesse trovato per casa.

La seconda persona era Clarice. La sua teoria era che, ovviamente, tutta la storia di Monte Carlo era stata messa in piedi solo per avere una scusa per passare del tempo con Vittoria. Cosa che chiaramente la uccideva, anche se la sua coinquilina alzava gli occhi al cielo e negava ogni volta che se ne parlava.
Credere nella buona fede di Archie era tutto ciò che poteva fare per tranquillizzare Clarice.

La terza era Vittoria stessa, che per quanto ritenesse conveniente credere nella buona fede aveva sin da subito sentito puzza di trappola. Chiaramente lo teneva per sé per evitare il linciaggio, ma erano almeno due notti che passava quasi in bianco cercando di anticipare qualsiasi tipo di mossa che Archie avrebbe potuto porre in essere - sia sul piano giuridico che personale - nella speranza di essere pronta a cavarsela in grande stile in ogni evenienza.
L'idea di doverlo accontentare e andare da lui, inoltre, la corrodeva. Odiava accontentare le persone in quel modo, senza poter contrattare almeno un mondo di venirsi in contro. Per placare la rabbia cercava però di focalizzarsi sull'idea che George Reyes non ci sarebbe stato.

Avrebbe avuto Archie e Nicholas tutti per sé.
E c'è un motivo per cui le deposizioni è meglio farle con il proprio avvocato accanto: non ti rendi mai conto da solo di quando dici qualcosa di sbagliato. O meglio, qualcosa che preso e distorto in legalese potrebbe portare a peggiorare la tua posizione.

Arrivato il venerdì mattina, animi scontenti a parte, Vittoria segue le istruzioni di Archie e si fa lasciare dal taxi ad Heathrow, dove un addetto la scorta sino ad un imbarco privato. Un piccolo aereo ed una giovane e sorridente hostess la attendono sulla pista, mentre il pilota è già in cabina.
Si è sempre vista come una persona che un giorno avrebbe viaggiato su un jet privato, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe accaduto così presto. Sopratutto, le dispiace che l'aereo non sia suo ma della sua esuberante controparte.

Passa il tempo del volo sui sedili in pelle chiara con le carte del divorzio sparse tra le gambe e sul tavolino davanti a lei, cerca di rivedere le domande ma non riesce a lavorare al pensiero di star facendo il gioco di Archie, alla faccia piena di soddisfazione con la quale sicuramente la accoglierà in quel del Principato di Monaco. Che poi, il Principato, che cliché.

Deve rimandare ancora un po' il momento in cui vorrà ufficialmente schiaffeggiare quell'espressione soddisfatta perchè una volta atterrata dopo un'ora di volo non è Archie ad andarla a prendere ma un autista, Boris, il quale le spiega che per arrivare a destinazione manca ancora un po' di strada in macchina.

È atterrata a Nizza, non ci sono piste d'atterraggio nel Principato.

<<E così fanno tanto i miliardari ma poi devono lasciare i jet lontani da casa>> borbotta Vittoria mentre si sistema sui sedili posteriori di una Mercedes.

<<Ha detto qualcosa, signorina?>> le domanda Boris, mettendo in moto. E' un signore distinto, forse sulla sessantina, con una giacca in camoscio e degli introvabili Persol vintage.

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