Il sole sparì finalmente dietro le montagne innevate del Trentino, il tempo fra le cime bianche sembrava fermo, pareva quasi che tutte le creature, o addirittura le dolomiti stesse, si fossero fermate in ascolto. In quell’immenso una sola luce tremolava incerta, tentando di nascondersi agli occhi dell’esterno, dentro una fredda e inospitale trincea, piena fino allo stremo di lamenti sussurrati, lacrime versate per un compagno o un amico caduto, lettere per i cari in attesa di essere spedite, o forse scritte da una mano che non avrebbe potuto più stringere quella delle persone che amava. Mentre tante vite si stringevano incerte nel buio, quattro uomini parlavano al lume d'una candela, quattro uomini le cui anime erano state spezzate dalla crudele guerra da ormai molto tempo, e le cui vite erano tanto incerte quanto quelle dei loro compagni nel buio. Non sorridevano ormai da tanto tempo, ma la sera prima due di loro erano riusciti a strappare un momento di gioia da quel destino che gliela aveva portata via. Si erano seduti insieme ad altri due uomini e avevano stappato una bottiglia di whiskey, quei due uomini la grande guerra aveva deciso di chiamarli nemici, ma quella notte avevano fatto un brindisi insieme, non sapevano bene a cosa, non era rimasto nulla a cui brindare, forse la vita, o forse al fatto che in mezzo a quel dolore, quella notte, quattro uomini si erano seduti insieme, nonostante si dovessero uccidere a vicenda, e avessero brindato insieme a qualcosa che non sapevano nemmeno loro. Poi ognuno era tornato alla propria trincea, e tutto era tornato alla normalità. Erano di nuovo nemici, si dovevano uccidere tra di loro, perché la grande guerra, che scriveva i destini di ognuno di loro, aveva deciso così, e quindi loro dovevano fare così.
Uno dei quattro uomini che si erano riuniti quella notte era il generale Bazzorna, un generale delle linee italiane conosciuto per la sua empatia e per come si affezionava ai suoi soldati. Era un uomo dall’animo gentile e tranquillo di natura, riusciva a mettersi nei panni di chiunque e si sentiva colpevole per ogni vita che andava perduta tra le fila dei suoi soldati. Si potrebbe pensare che queste qualità, stimabili in un tempo di pace, durante una guerra così violenta fossero inutili, se non d’intralcio, ma proprio come riusciva a capire i suoi soldati, riusciva a capire anche i suoi nemici, era solo un uomo, come tutti gli altri, ma capitava a volte che riuscisse a capire che strategia avrebbero usato i nemici, o che percorso avrebbero fatto o avevano fatto, e riporta svariate vittorie per questo.
Ma il suo nemico non era da meno, era il secondo uomo che era presente quella notte, era l’abile generale austriaco Wagner, conosciuto per la sua grande abilità strategica. Aveva riportato svariate vittorie sulle cime fredde delle Dolomiti, ispirava fiducia nei suoi soldati, era una fiamma tremolante nel buio, infastidita dal vento, piccola e quasi invisibile in mezzo ai pendii bianchi, ma che resta lì, senza spegnersi.
In quella fredda notte, immobile, sembrava che il tempo si fosse fermato per loro. Il generale Bazzorna, insieme a tre uomini, discuteva intorno a un tavolo, sempre si potesse chiamare così, al lume tremolante di una candela, mentre poco più in là i loro compagni si stringevano nel buio. Era giusto discutere di come prendere la vita a un altro uomo? Anche se era un nemico? Era da molto tempo che Bazzorna provava a battere Wagner, ma senza successo.
“Sconfiggerlo sarebbe una grande svolta!”
“I suoi uomini finirebbero per andare nel panico”
“é da mesi che proviamo a batterlo, ma non ci riusciamo, come facciamo generale?”
Come… o se? Non era una sua scelta, era solo un come, era ciò che voleva da tanto tempo, sarebbe stata una svolta decisiva nella battaglia, e allora bisognava farlo. Così quattro uomini restarono tutta la notte svegli a decidere una cosa che non dovrebbe mai essere nei poteri di un uomo, decidere di una vita, ha davvero l’uomo diritto di decidere su questo? Sia che sia un proprio compagno.. o un nemico? Se era un nemico, perché quella notte quei quattro uomini si erano riuniti insieme, e se ne erano fregati se erano amici o nemici?
“é quello che voglio”
era quello che voleva?
“Lo voglio da tanto”
lo voleva per davvero..?
“Wagner deve morire”
Wagner deve morire. Questa era l’unica certezza. Voleva che morisse, che i suoi soldati restassero senza un capo, così che fossero facili da battere, ma allo stesso tempo non voleva togliere la vita a uno dei tre uomini che gli avevano donato un’ora di gioia, strappandola al destino, incontrandosi nella neve con una bottiglia di whiskey.
E fu l’alba, della discussione della notte precedente rimaneva un mozzicone di candela abbandonato, e i piani che ne erano venuti fuori.
La vita ripartì di colpo, il tempo riprese a scorrere, le voci a parlare, le lacrime a a scorrere, le mani a scrivere.
I soldati presero le loro armi, ma persero le loro vite, la loro umanità. Potevano essere uomini solo dentro perchè fuori erano soldati, e dovevano uccidere, e seguire gli ordini, e morire, ed era così.
Impronte nella neve fresca, questo era tutto ciò che si lasciavano dietro, insieme alle vite dei compagni caduti.
“Wagner deve morire”
“Wagner deve morire”
“Wagner deve morire”
era tutto ciò che Bazzorna riusciva a ripertesi, sapeva ciò che voleva, e che aveva voluto per molto tempo.
Impronte nella neve, e lacrime,che si infrangevano a terra.
“Wagner deve morire”
impronte nella neve e lettere mai spedite.
Le linee nemiche, quello che si trovavano davanti.
Morti, compagni e nemici, uomini. Quello che sapevano era quello che sarebbe stato a breve.
“FUOCO!”
i fucili spararono.
dei nemici morirono.
Che differenza avrebbe fatto se avessero cominciato a chiamare i nemici amici e gli amici nemici?
“Wagner deve morire”
L’obiettivo era chiaro.
I nemici si erano accorti della loro presenza ormai, ricambiarono il fuoco.
morirono degli amici.
Avrebbero dovuto uccidere un loro amico, se avessero cominciato a chiamarlo nemico?
Altri colpi. Altri morti, nemici e amici.
“Wagner deve morire”
La battaglia fu dura e entrambe le parti subirono grandi perdite.
“Wagner deve morire”
Wagner doveva morire, perché era un nemico, perché era l’obbiettivo, perchè era quello che Bazzorna voleva da tanto tempo, era così?
“Wagner deve morire”
La notte seguente gli uomini a riunirsi e brindare furono tre.
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4 uomini [Racconto]
Short StoryUn breve racconto sui sentimenti del soldati nella prima guerra mondiale nei confronti dei propri nemici, che vede protagonista un generale Italiano, il quale deve uccidere il suo più grande nemico, un abile generale austriaco, ma nonostante sia suo...