18-Una mera luce.

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-La regina e non il re. La regina e non il re. La regina...e non il re...Il re e non la regina. Regina e re, regina e re, re regina, re-gina.

Nella mia testa fluttuava solo quella frase, le cui parole però si mescolavano e perdevano di senso.
Non mangiavo ormai da giorni incontabili sulle dita, non perché non mi portavano cibo, ma io mi rifiutavo.
Non era una protesta, era che avevo perso ogni tipo di piacere.
Quella tuta non era poi così stretta, anzi, mi stava largamente abbondante.
Avevo una flebo ancorata al braccio destro, dicevano che se non avessi mangiato avrei dovuto tenere per forza quel tubicino trasparente iniettato in vena che mi collegava ad una sacca di plastica.
Erano stati costretti ad appenderla in alto dato che io continuavo a bucare il sacchetto con i denti; però mi lasciavano il braccio e appena potevo mi strappavo via l'ago.
Ero in uno stato penoso ma avevo perso interesse in me.
Non avevo contatti umani da tantissimo tempo.
I miei capelli crescevano, erano ormai arrivati a coprire anche il fondoschiena, ma quelle persone continuavano a tagliarmeli male con un coltellaccio ogni volta che ero costretta a fare la doccia.
Nessunissima notizia su Loki, silenzio sopra i miei figli...ricordavo a stento i loro visi, ma non mi piacevano quei ricordi, infatti se pensavo ad Astrid ed Axel li vedevo impauriti e li sentivo piangere e urlare a squarciagola; invece Loki...era impossibile cancellare quella frase:
la regina e non il re.
Non voglio far pena raccontando queste cose, voglio solo dichiarare come fui costretta a vivere per molto, moltissimo tempo.
Le mie ore erano ormai scandite dalla ronda notturna e diurna: una guardia ogni giorno passava davanti alla mia porta, guardava dentro e poi se ne andava, questo avveniva tre volte al giorno.
Fortunatamente non era quel molestatore bastardo, ma una persona che non avevo mai visto e di questo ero grata.
Scoprii che si chiamava Marcus dato che lessi il nome sulla sua divisa.
Per quel giorno Marcus era già passato due volte davanti la mia cella, la terza volta però si fermò e aprì il portone di ferro pesante.

-Cosa succede...

Domandai con un filo di voce.

-Il direttore ha deciso che puoi avere un'ora d'aria libera. Festeggiala come se fosse Natale.

Scattai in piedi.

-Cosa? Davvero?

Era la notizia più bella che potessi ricevere in quel momento.
Mi sorrise e quella minima dimostrazione di affetto o di compassione mi scaldò il cuore.

-Vieni, attenta...sei debole.

Mi alzai appena ma mi cedettero le gambe.
Marcus mi fece passare una mano dietro la schiena e mi aiutò a trovare la stabilità sulle gambe.

-Grazie...non siete tutti così qui.

Corrucciò la sua espressione.

-Così come?

-Umani.

Spostò lo sguardo verso il basso, poi si allungò in tutta la sua altezza, quasi il doppio di me quando si alzò sulle punte, poi sganciò la sacca contenente ciò che mi manteneva in vita.
Prese tra le sue mani la stessa e mettendomi un braccio attorno la vita  uscimmo dalla cella.

-Riesci a camminare?

Mi sentii in imbarazzo e annuii.

-Grazie.

Lentamente la guardia mi portò verso un'uscita grande, alla fine del corridoio scuro e freddo.
Non appena la porta si aprì fui investita dalla luce accecante e dal calore del sole che splendeva in tutta la sua magnificenza.
Sentivo le mie ossa rinforzarsi, la mia pelle quasi scolorita e beige era come nutrita da quel calore.

Uscimmo.

-Non possiamo oltrepassare quella linea rossa tracciata sul terreno, ma non è un problema, ci sono io con te quindi possiamo andare dove vuoi.
Stai all'ombra, magari il sole ti potrebbe far sentire male e non sei proprio nelle condizioni adatte per sentirti ulteriormente male.

Crush on Mr. Bad Boy-2 L'Alba del ReameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora