Capitolo 36

800 63 22
                                    

Scusate il ritardo, credevo di aver aggiornato. Buona lettura❤️


Nonostante mi avesse detto che mi avrebbe chiamato la sera stessa, Andrew non l'ha fatto.
Mi ha semplicemente mandato un messaggio in cui scriveva 'buonanotte,' senza nessun emoticon o altro. Ma vabbè. Ho altro a cui pensare.
Si certo, come no!

Avevo anche cenato da sola perché Jerome e Cole avrebbero festeggiato il loro mesiversario, ma io avevo specificatamente detto che non avevo intenzione di ascoltare le loro urla, così la festa si era spostata nell'appartamento di Jerome.
Ed ora eccomi qui, io che controllo la lista della spesa ed Emma che spinge il carrello, chiedendomi di comprarle ogni singola cosa che vede. Credo che a breve la strozzeró con la catena del carrello.
È troppo corta
Me la farò bastare

"A pranzo mangi da me?"

Le accenno un sorriso non guardandola, ancora intenta a capire quale cibo ho saltato della lista.
"Certo, devo ancora vedere il tuo appartamento"

"Oh no io non ho un appartamento, i miei abitano poco lontano da qui, quindi sto con loro"

"Quindi cucina tua madre?"

Scorro col dito sulla lista. Ma cosa diavolo ho saltato?
Una risata però mi fa distogliere lo sguardo.
"Vuoi morire per caso? Mia madre cucina di merda, ma proprio da schifissimo. In confronto tu sembri Bastianich"

Lo guardo male, e le faccio il dito medio.

"Cucina mio padre, l'ho già avvertito che ci sarebbe stata un'ospite. In realtà avevo chiesto anche a Lynette, ma lei ha rifiutato perché certi cibi farebbero male al bambino e non voleva che dicessi a mio padre della gravidanza perché le sembrava scorretto nei confronti dei suoi, che ancora non sanno nulla"
Annuisco

"Quindi tuo padre sta già cucinando anche per me?"
Annuisce con la testa, facendosi esplodere i capelli rosa addosso
"E se io avessi rifiutato?"

"Ti avrei sedata e chiusa nel portabagagli"
Alzo le sopracciglia, cercando di mostrarmi seria quando in realtà vorrei solo scoppiare a ridere

"Scherzo stupida, nessuno può rifiutare un invito a casa Thomson"
È il suo cognome?
No il nome del suo cane. Si idiota, è il suo cognome!
Bhe ha un cognome bellissimo. Il mio in confronto fa cacare.

"Va bene dai, ti concedo l'onore di avermi a pranzo"

"Perfetto, ora dammi quella lista, che mi sto innervosendo a guardarti così"
Mi alzo gli occhiali che si erano un po' abbassati
"Così come scusa?"

"Così"
Mi indica con le mani, ma sinceramente non capisco. Ma so che devo offendermi.

Mi strappa la lista dalle mani
"Ma è in italiano"
Che si aspettava?
Sei in America, non lo so forse una lista in inglese?
Si ma leggerla in italiano affatica di meno il mio cervello, quindi continuerò a scriverla in italiano.

"Già, quindi ridammela"

Dopo aver trascorso altri dieci minuti a ricontrollare tutto, e dopo aver aggiunto una bottiglia in più di succo di frutta perché giustamente non posso vivere senza, andiamo alla cassa a pagare.

"Prendiamo due lecca lecca Jyl?"
Mi giro ridendo verso Emma, che alza le spalle. Ne chiedo alla commessa due, e dopo un minuto siamo fuori. Io ho in mano tre buste pienissime di cibo mentre cerco di non slogarmi una spalla, ed Emma impreca perché non riesce a scartare la sua caramella.

"Dobbiamo tornare in appartamento a lasciare la spesa"
Cerco di parlare senza il fiatone.

"Non c'è problema, tu intanto trovi il modo di aprirmi questa maledetta cazzata perfavore?"

Il Rumore Del SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora