Correvo senza una meta, l'unica cosa che potevo sentire era la paura della morte imminente.
***
Dopo quel sogno capii che non potevo stare lì, il mio compito era un altro.
Non ero ancora abbastanza forte per andarmene, ma presto lo sarei stata e avrei vendicato la mia famiglia.
Decisi di parlare del mio sogno e della mia decisione di andarmene a Maila.
«Ma dove andrai?» Mi chiedeva. «Sai quanto è pericoloso la fuori? È perché non ti trovi bene con noi? Ti prego non andartene!» Era ben visibile la delusione e la tristezza che albergavano nei suoi occhi ogni volta che pronunciava queste parole.
Molto spesso piangeva e quando me ne accorgevo si asciugava velocemente le lacrime cercando di nascondere il suo lato più fragile.
Non sapevo perché tenesse così tanto a me nonostante il poco tempo passato insieme. Anche io tenevo a lei, avevamo un bellissimo rapporto, tra noi c'era e ci sarà sempre un legame invisibile, di quelli che si creano in pochissimo tempo e non si distruggono mai.
Probabilmente non se la sentiva di stare sola con Cole, avrebbe perso la testa.
Ogni giorno che passava mi sentivo meglio, ma tutte le notti facevo sempre lo stesso sogno: mia madre che mi diceva di entrare nello Zivot appena prima di essere uccisa dai Hmyz.
Cole, da quando dissi che me ne sarei andata, sembrava come sollevato, era sempre particolarmente allegro.
Li informai della mia decisione mentre stavamo cenando, esordii senza pensarci: «Appena mi sarò ripresa andrò via.» Cole esultò cercando di nasconderlo, Maila invece rimase pietrificata dalle mie parole.
La mia amica inizialmente cercò di convincermi a restare, ma dopo aver capito che sarebbe stato impossibile decise di partire con me, inutile dire che Cole la prese molto male.
Io non volevo che Maila mi seguisse, non volevo che rischiasse la vita in un'impresa folle come la mia.
Lo Zivot era un locale che conoscevo solo di vista, si trovava di fronte ad un Fast Food della zona, per arrivarci a piedi ci sarebbero volute settimane.
«Non verrai con me Maila.» Dissi un giorno, mentre eravamo sedute in cucina una di fronte all'altra a discuterne per l'ennesima volta. Tentavo di trattenere le lacrime, anche per me era dura lasciarla e non vederla mai più, ma avevo preso la mia decisione e nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea.
«Io non verrò con te, farò solo la tua stessa strada... casualmente» Disse sorridendo.
«E Cole?» Le chiesi. Non mi stava simpatico, ma non si meritava di passare la vita da solo a causa mia.
Avevo toccato un tasto dolente, lei teneva a Cole nonostante gli ultimi giorni fossero stati litigiosi tra loro. Abbassò la testa in segno di sconfitta, non poteva lasciarlo, non voleva.
Mi prese le mani e le strinse molto forte, come se volesse trasmettermi la sua anima distrutta a causa della mia decisione. Alzò la testa guardandomi negli occhi, si avvicinò sempre di più al mio viso e mi baciò.
Non mi opposi a quel vortice di emozioni, fui come risucchiata da esso senza via d'uscita.
Quando mi resi conto di quello che stava accadendo la spinsi via con forza, non dovevo, non potevo lasciarmi condizionare dai sentimenti.
«Io non so cosa dire...» Dissi guardandola negli occhi, ero molto imbarazzata.
Come poteva pensare che saremmo state più che amiche? Dopo tutte le volte che le avevo raccontato dell'amore sconfinato che provavo per John.
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Insetti mortali
Science FictionKara è una ragazza di diciannove anni, molto legata alla sua famiglia e al suo ragazzo John; il suo nome le s'addice, infatti significa graziosa, pura, amica. Purtroppo per colpa del suo carattere impulsivo si ritroverà sola ad affrontare un pericol...