Capitolo 9 - E la torta?

889 56 15
                                    

Siccome con il termine delle scuole sono un pochino più libera, riesco ad aggiornare anche questa storia, che purtroppo ho un po’ trascurato. Ricordate dove eravamo rimasti? Il Presidente aveva appena fatto una domanda moooolto particolare, ad Anna…


È chiusa tra le mie braccia, posso stringerla forte a me. Il mondo inizia e finisce tra le pareti di questa stanza, niente altro ha più importanza.
Ho ancora la bocca affondata nei suoi capelli, ne percepisco il profumo ad ogni respiro. E sento le sue lacrime, tiepide, bagnarmi l'incavo del collo dove poggia il suo viso.
“Shhh…” sorrido, “ non piangere ti prego...” Stacco un attimo le labbra da lei, anche se non vorrei “Non vorrai macchiarmi anche questa camicia, vero?” Sento il suo movimento ed intuisco la sua preoccupazione: so di aver affrontato un argomento spinoso e mi affretto a sollevarle il mento per sorriderle “Scherzo… della camicia non mi importa nulla, ma non voglio che tu pianga” Tira su piano col naso e schiude le labbra, qualche lacrima lucente ancora impigliata tra le ciglia. Forse vorrebbe parlarmi ma non gliene do il tempo.
È troppo bella perché io possa resistere un solo attimo in più: voglio le sue labbra, il suo sapore, la sua pelle. Voglio lei, ora, subito, o potrei morire. Torno a baciarla, anche se mi sforzo di contenere l'ardore con cui vorrei farlo, e sempre tenendola stretta tra le braccia ci muoviamo verso il grande divano in pelle bianca che troneggia in mezzo al soggiorno. Quando lo avverto premere contro le mie gambe interrompo il bacio e cerco i suoi occhi: voglio che mi guardi, e che si fidi di me. E soprattutto voglio essere io a guardarla, a non perdermi nemmeno un increspatura di quel viso meraviglioso e di ciò che il mio amarla saprà accendere su di esso.
Cerco la lampo del vestito, sulla schiena e comincio ad abbassarla, pianissimo. Il respiro le si increspa, quando arrivo in fondo e le mie mani tornano sulle sue spalle, per far scivolare i lembi dell'abito. Schiude le labbra, tumide dei miei baci, e un brivido lieve la percorre quando un fruscio avvisa che l'abito ormai è ai suoi piedi. I sui occhi ora sono pozzi scurissimi di lava fusa anche se le mani che salgono alla nuca per sciogliere i capelli tremano un poco.
Ne afferro una e me la porto alle labbra: ha le dita fredde ma la sua mano si allarga sincera sulla mia guancia offrendomi il palmo da baciare. Indugio un attimo sulla carne tenera e sensibile della mano poi proseguo lungo il polso, l'avambraccio, sino ad arrivare alla spalla e al collo, in cui immergo il viso, senza quasi più saper controllare la mia fame. Sento tendersi ogni fibra di me e d’improvviso il bisogno di sentire l'uno la pelle dell’altro si fa più vitale dell'aria. Riallaccio il suo sguardo e cerco il gancio del suo reggiseno mentre le sue mani sganciano i bottoni della mia camicia e la sfilano dai pantaloni.
Ci liberiamo degli indumenti quasi in contemporanea e non riesco a trattenere un sospiro quando percepisco il calore del suo seno morbido riempire le mie mani, e i suoi culmini ergersi imperiosi al richiamo dei miei pollici. Anche a lei sfugge un gemito, la gola esposta alla mia bocca.
Perduto nel profumo del suo collo mi riapproprio del desiderio di guardarla: stacco le labbra da lei e mi siedo, spostando le mie mani ai suoi fianchi per allontanarla da me di qualche centimetro e poterla ammirare.
Non è la prima donna nuda che vedo ma è di gran lunga una delle più sensuali che mi sia capitato di ammirare. Come in tralice accarezzo con le labbra il contorno del seno generoso, dalle ricche punte scure, poi la rotondità morbida del ventre e la piccola conca dell'ombelico, fino al bordo dello slip nero che ancora mi separa dal punto del suo corpo che in questo momento bramo con tutto me stesso. Ma sempre perché voglio assaporarmi questa cosa con lei più a lungo possibile provo a resistere ancora un po’ alla tortura che i miei calzoni mi stanno imponendo e risalgo con le labbra lungo l'altro fianco, rendo nuovamente omaggio al seno e rialzandomi in piedi ritorno al suo viso, compendio perfetto a quel corpo da dea dell'amore. Ha la bocca schiusa e sento le sue mani sulla nuca, quando torno davanti a lei. Si abbandona contro di me e sento un piccolo singhiozzo scuoterla. Le sue lacrime, così inaspettate, mi destabilizzano e cerco i suoi occhi “Non avere paura, Anna…” il suo corpo contro il mio è tiepido e arreso e io maledico mentalmente il gentiluomo che sono e ciò che sto per dire “Non faremo nulla che tu non voglia. Se desideri che mi fermi, lo faccio, immediatamente.”
Le lacrime continuano a scendere ma i suoi occhi sono pieni di luce e la sua voce è un soffio caldo. “Non piango perché ho paura…piango perché sono immensamente felice di essere qui con te…” Sento le sue mani armeggiare con la chiusura dei miei pantaloni “ e non voglio che ti fermi”.
È lei a cercare la mia bocca ora, e a dettare i tempi del suo desiderio calibrandolo perfettamente col mio. Il suo viso riflette ogni mio tocco, ogni mia carezza, e quando la faccio stendere sotto di me e mi dedico alla morbidezza della sua gola sono i suoi sospiri e i suoi gemiti a guidarmi. Mi accoglie, morbida come burro e si inarca, per ricevermi meglio. Di nuovo è un fluttuare lieve dei suoi fianchi a dirmi che ora vuole che mi muova, e sono le sue unghie, selvagge sulla mia schiena a raccontarmi quanto gode di ciascuno dei miei affondi, anche quando non riesco più a governarli e diventano veloci e profondi, anche quando non governo il desiderio di mordere il turgore del suo seno o il bisogno primordiale di sciogliermi in lei, completamente perduto  nel grido soffice del suo piacere a cui fa da controcanto il mio, pochi istanti dopo.

Riemergo lentamente, e un po’ a malincuore. Mi sarei crogiolato nel limbo impregnato del profumo di Anna ancora un per po’. È la sua voce a riportarmi a galla.
“È davvero un gran bel divano, Presidente.”
Le parole le escono un po’ arrotate, come se fosse brilla. Percepisco il suo peso addosso, nell'abbandono morbido che segue il piacere, e il suo respiro ancora a tratti affannoso. Mentre parla percorre con le unghie la pelle bianca dello schienale, in gesti lenti e sinuosi, dannatamente simili ai movimenti che quelle stesse unghie hanno compiuto sulla mia schiena, incidendo con la stessa intensità la mia pelle. Sto ancora sperando che il mio cuore non mi abbandoni e ritrovi un ritmo più tranquillo quindi non posso permettermi di ricominciare, non subito quantomeno, ma i suoi gesti sono così languidi e sensuali e la pelle della sua schiena è così morbida e dolce, schiacciata com’è tra il mio petto e lo schienale che sta accarezzando voluttuosa, che temo non le resisterò a lungo. E pazienza se mi verrà un infarto, almeno morirò felice. Le deposito un piccolo bacio sulla spalla nuda, poi provo a riconnettermi, per vedere se riesco ancora a parlare “In effetti l’ho scelto così spazioso proprio perché fosse adatto a farci l'amore…”La voce mi esce un poco più rauca di ciò che vorrei, colpa dell’orgasmo devastante che mi ha obnubilato ogni senso, e a lei deve sembrare un invito a continuare a provocarmi. Si gira nel mio abbraccio, gli occhi ridenti e i capelli scomposti. Sento la pienezza dei suoi seni solleticarmi la pelle nuda e ricordo il sapore di ciliegia dei suoi capezzoli grandi e scuri. Li cerco con le dita,  strappandole un piccolo sospiro oltre a un sorriso malizioso “Che sbruffone sei… e come avresti detto? -Presidente, come lo vuole il divano? Grande, per starci comodo quando sc…- Rido anche io e le chiudo quella meravigliosa bocca irriverente con un bacio. Lascio il suo seno per percorrere la curva del fianco e attirarla ancora più stretta contro il mio bacino. Sento le sue dita tra i capelli e stacco le labbra dalle sue “Mi hai sgamato… il divano l'ha scelto l'arredatore, e me lo sono ritrovato in casa. Però devo ammettere che ha scelto bene…” Ridiamo, bocca contro bocca, per qualche minuto poi Anna sospira, un sospiro lungo e grato, e appoggia il viso e il palmo della mano sul mio petto “Sto così bene, qui…” soffia. Un attimo dopo avverto il bagnato delle sue labbra sulla pelle e sposto le mie dita tra i suoi riccioli, seta color miele vecchio e argento vivo, sparsi sulla mia gola. È un momento di pura magia, talmente intenso che trattengo il fiato, per paura di interromperlo. “Non avrei mai immaginato che sarei stata di nuovo così bene, tra le braccia di un uomo” sussurra, quasi parlasse tra sé e sé e quella frase mi riempie il cuore di una tale tenerezza che non posso fare altro che trascinarla di nuovo sulla mia bocca e baciarla, sperando di potermi fondere in quella sua anima così immensamente dolce e trasparente. Credo di non aver mai conosciuto una donna come Anna. Sincera e cristallina come acqua di fonte, capace di piangere di gioia mentre fa l'amore e di confessarmi, completamente indifesa, di essere felice, tra le mie braccia, senza avere paura di pensare ad altre braccia che prima delle mie l’hanno serrata. Approfondisco il bacio, voglio che comprenda che non sarò più capace di rinunciare a lei, al suo cuore puro ed alla sua anima lieve, così come non sarò mai sazio della sua bocca nemmeno se la baciassi per un milione di anni o della pelle liscia della sua schiena o della pienezza delle sue natiche… la sento ridacchiare, quando le mie mani scendono a stringerle e la sento muovere a sua volta la mano lungo il mio torace, seguendo maliziosa la linea di peluria scura che si snoda verso l’ombelico “Che ragazzaccio sei, Presidente…” sussurra, seguendo con lo sguardo il percorso delle sue dita che hanno appena aggirato il mio ombelico e continuano a scendere, i polpastrelli immersi nella peluria sempre più fitta “vorrai mica dirmi che…”
Trattengo il fiato, e chiudo gli occhi, quando la sua mano arriva a destinazione, nel tentativo di non avere le reazioni fulminee di un adolescente arrapato. “Mmmmm” mugugno mentre accenno un piccolo segno affermativo dato che vorrei eccome, soprattutto quando sento la carezza lenta della sua  mano e nello stesso tempo avverto la sua bocca lambire il mio orecchio. Peccato che Anna invece sia di tutt’altro avviso.  “Oh, come dispiace” trilla infatti gioiosa “…perché io invece ho…fame! ” Accompagna la risata allegra con cui mi sorprende con un piccolo bacio all'angolo della bocca e la sua mano invece che proseguire la meravigliosa tortura che aveva iniziato, si ricongiunge con l'altra, sul mio petto, per alzarsi cavalcioni su di me. “Tu no, Presidente?”
“Io avrei un altro tipo di fame, ancora” Provo a farle cambiare idea sollevandomi sugli avambracci e arrivando a lambirle il seno con le labbra ma lei ha già recuperato la mia camicia dal bracciolo del divano e la sta già indossando. Per qualche istante ingaggiamo una piccola lotta, lei intenta a sottrarsi alle mie labbra, io determinatissimo a non staccare la mia bocca dal suo corpo, poi mi arrendo e il lino scuro della mia camicia si frappone tra me e i suoi seni.
“ E sia…” sospiro platealmente.
“In fondo un gentiluomo deve prendersi cura dei desideri della sua dama,” chioso appoggiando i piedi a terra, poi mi alzo e mi risistemo i pantaloni. Anna mi è davanti, diretta verso la zona cucina e ridacchia allegra “di tutti i desideri…” mi apostrofa con una strizzatina d'occhi “non solo quelli che si soddisfano su quel tuo favoloso divano da seduttore incallito…”
Raccolgo i suoi slip dal tappeto e mi avvicino a lei. Ha un profumo pazzesco: fiori e vaniglia, mischiato alla mia colonia e sporcato dall'odore dell'amore che le è rimasto sulla pelle.  Devo schiarirmi la voce prima di parlare e ciò nonostante è ancora di un tono più bassa di ciò che vorrei. “Non credo di riuscire a cenare, se so che indossi solo la mia camicia…temo ti prenderei di nuovo, sulla penisola della cucina, rischiando di compromettere per sempre la mia reputazione da gentiluomo” Glieli porgo e lei mi guarda, con un sorriso incredibilmente malizioso. “Però anche tu devi coprirti, Presidente. Anche per me è potrebbe essere difficile concentrarmi sul cibo, se tu sei…così” conclude, indicando il mio petto nudo. Sorrido, lieto che anche il suo tono e il suo sguardo fossero ancora così caldi e vado a recuperare una t-shirt in camera. Quando torno la trovo a tavola, le mani incrociate sotto il mento, una gamba ripiegata sulla sedia e la camicia decisamente troppo sbottonata. Provo ad ignorare quel seno bianchissimo che occhieggia dalla scollatura e porto in tavola l'insalata di riso e lo champagne.

Ritrovare il giusto equilibrio per riuscire a chiacchierare e a gustare la cena risulta essere molto più facile di ciò che immaginavo: di solito i momenti successivi al sesso, specie quando ancora non ci si conosce davvero a fondo, possono risultare imbarazzanti. Con Anna invece  il tempo passa leggero e mi ritrovo a godere della sua compagnia brillante e coinvolgente: è sempre la stessa sensualissima donna con cui ho fatto l’amore un’ora fa, ma è anche la donna sensibile e intensa che mi ha attratto la prima volta che l’ho vista e quella dolce e determinata che mi ha conquistato in una serata di inizio primavera, e che ho voluto qui con me, a tutti costi. C’è molto di più in lei,  di un corpo morbido e caldo ad attrarmi: c’è un’anima sfaccettata e poliedrica, c’è una vita vera, intessuta di gioie grandissime e sofferenze altrettanto grandi che l’hanno plasmata e resa così particolare, così unica. C’è soprattutto, nel suo donarsi con tutta sé stessa, la sensazione di piacerle per ciò che sono, per ciò che porto racchiuso nel cuore, e non per ciò che rappresento.  Forse, mi dico mentre la vedo osservarmi al di sopra del flute, può essere lei la donna con cui provare ad abbattere il muro dietro cui mi sono trincerato negli ultimi anni, troppo amareggiato dal vuoto e dal nero che mi si era riversato addosso per essere ancora capace di mostrarmi per davvero.
“Un soldino per i tuoi pensieri, Presidente” mi dice Anna, posando il bicchiere ormai vuoto e alzandosi per raggiungermi. “Anzi, un bacino…”
Si china sulle mie labbra e se ne rimpossessa, stavolta tutt’altro che intimidita.
Ricambio il suo bacio, poi mi alzo, la prendo per mano e la guido verso la mia camera da letto. Quando siamo sulla porta la attraggo a me, per poterla baciare ancora e godermi il suo sorriso sensuale quando le rispondo “Sto pensando…che il dolce lo mangeremo dopo.”


La serata non è ancora finita...🙈🙈


CIÒ CHE CONTA DAVVEROWhere stories live. Discover now