Chapter 13

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POV TANCREDI

Non mi risponde. Seriamente quella ragazza ha una faccia tosta da non rispondermi? Se ne sarebbe pentita al suo arrivo.

Poso il cellulare sul tavolo di fronte a me, quasi lo lancio in realtà, preso dalla rabbia di quel momento. Lele mi guarda in modo strano da giorni, da quando abbiamo conosciuto le ragazze precisamente, e una mezza idea posso averla in mente. Non voglio farmi troppi problemi su questa cosa, a Lele non interessa niente al momento e Diego e Gian sono una sottospecie di fantasmi che girano per casa. Ogni tanto osservo lo schermo del mio cellulare, senza trovare neanche una sola notifica da parte sua in mezzo ai mille messaggi da parte dei nostri fan. Alzo lo sguardo quando Lele si alza con il cellulare all'orecchio, quasi per nascondermi qualcosa. Non ci do tanto peso e mi alzo per poter giocare un po' alla play.

Sono passati più di trenta minuti, io sono in camera e il campanello, in quel momento, inizia a suonare. Le ragazze sono arrivate ma non ho poi così tanta voglia di andare dagli altri, ma c'è lei. Sospiro quando sento la voce degli altri salutarle, quindi mi alzo per potermi far vedere da loro. Quando sono in salotto, Anna mi vede e mi dice un semplice 'Ciao' quando mi avvicino di poco a lei. La guardo per un attimo prima di potermene andare nuovamente in camera, lasciandola li in mezzo agli altri che sono rimasti in silenzio. Voleva dire qualcosa, ma non gliel'ho permesso perché non voglio essere io quello che le corre dietro.

Ormai è passata più di un'ora, sento la sua risata e le bestemmie lanciate da Gian per l'ennesima sua sconfitta. Era davvero possibile perdere contro una ragazza a Fifa? Dio, che sfigato il mio amico. Ma, il punto, è tutt'altro. Sono seduto sul mio letto, con le mani unite e le gambe che continuo a muovere su e giù ormai da minuti. Perché non viene qui? Che cazzo sta facendo? Le domande continuano a ronzarmi in testa quando, finalmente, la vedo entrare in camera di Diego e Lele. Un momento.. che ci fa in camera loro? Sicuramente non ha sbagliato stanza perché è intenta a cercare qualcosa nell'armadio dei miei amici. Prendo un respiro profondo e decido di avvicinarmi a lei, posando poi le mie mani sui suoi fianchi e la faccio girare verso il mio volto. Siamo alquanto vicini e baciarla era il mio intento in quel momento, ma non lo faccio. Sono ancora arrabbiato con lei.

"Perché non mi hai più risposto?"

Il mio tono di voce trasmettere la mia rabbia, ma in qualche modo è diminuita non volendo commettere alcun sbaglio come in passato.

"Tanc, te l'ho detto perché. Non posso stare al telefono tutto il giorno, con delle cose in programma da ormai giorni. Ci saremmo comunque visti adesso, quindi che problema c'è?"

Che problema c'è? A quelle parole rimango per un attimo allibito, non sapendo come reagire ad una risposta del genere. Incredulo, ancora, noto i suoi comportamenti nei miei confronti quasi da voler iniziare una lite, cosa che volevo anche io. Effettivamente me la sono parecchio presa, probabilmente ha ragione, ma questa cosa non mi va giù. Se voglio parlare con qualcuno, parlo con quella persona senza un 'ma' o un 'però'

"Volevo parlare con te e il non averlo fatto mi ha dato fastidio"

"Non ottenere subito quello che vuoi non ti da il permesso di fare lo scazzato"

"Scusa?"

"Hai sentito quello che ho detto, Tanc. Non ti verrò dietro a dirti di perdonarmi solo perché non ho risposto al tuo messaggio. È quello che vuoi tu, ma non lo otterrai e questo non ti da il permesso di: non salutarmi, girarti, andartene via e stare per ore a giocare"

Non rispondo per almeno un paio di minuti, troppo occupato a realizzare quelle parole dette da lei alla mia domanda alquanto ironica. Mi tiene testa, devo ammetterlo, e la cosa mi infastidisce davvero tanto, tanto da prenderle quella maledetta felpa tra le mani e guardarla con uno sguardo che trasmetteva rabbia e gelosia allo stesso tempo

Your smile is mine//Lele GiaccariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora