CAPITOLO 7- Tu sei e sarai sempre il mio migliore amico!

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Arrivati al River Place Naturale Trail, dopo esserci riuniti tutti, Yolanda propose un posto dove andare per la notte: si trovava ai confini di Austin, in una piccola foresta che separava la nostra grande città da un paesino, decidemmo di andare lì per almeno la notte, per poi ripartire verso le sei del giorno seguente, per uscire completamente dalla città.

"Ecco siamo arrivati" disse Yolanda, "Io non vedo niente! "esclamò Carrie con il mascara sbavato e gli occhi rossi per i pianti infiniti che aveva fatto lungo il tragitto, e nonostante questo riuscì comunque a ribattere con il suo tono acido e arrogante, "Alza lo sguardo e poi dimmi se non c'è veramente niente" disse Yolanda, "Una casa sull'albero?" chiesi io con gli occhi spalancati, e pieni di paura! Perché paura? Beh...diciamo che non mi sono mai piaciuti i posti troppo alti, se guardo giù da un punto appena più alto di due metri mi viene subito la nausea, non volevo assolutamente salire su quella casa, ma non avevo molta scelta. "Ma sei sicura che quella cosa ci regge tutti?" chiesi io con gli occhi di tutti puntati addosso, "Certo, è molto grande come casa, occupa ben due alberi, e poi i miei genitori non sanno dell'esistenza di questo posto, quindi ancora meglio!" rimanemmo tutti molto sorpresi dopo questa frase, chi più per la grandezza della casa, chi per il fatto che i genitori di Yolanda non sapevano dell'esistenza di questo posto, io faccio parte della seconda, "Su ragazzi non ditemi che nessuno di voi da piccolo aveva un posto tutto per se che non conosceva nessuno!" esclamò Yolanda, nel mentre che io cercavo nella mia testa un posto tutto mio di cui nessuno sapeva l'esistenza, peccato che non riuscivo a trovarlo.


Saliti tutti sulla casa mettemmo tutti gli zaini e le borse in un angolo, era veramente grande, aveva anche un piccolo balconcino che portava all'altra parte della casa su un altro albero, io stetti lì, su quel balconcino da sola per un bel po' di tempo, a leggere delle fiction sul mio cellulare, mentre gli altri riposavano o chiacchieravano. "Interessante, di chi è questa storia?" chiese una voce dietro di me che mi fece sobbalzare, "Sei un idiota! Mi hai fatto prendere un colpo!" ovviamente non poteva essere nessun altro a parte quello scemo di Manuel, "Sai che ci rintracciano se tieni il cellulare acceso? "mi chiese lui con tono più serio, "Ho tolto il GPS, non preoccuparti." gli risposi io con tono schietto, "Bene...io allora torno dentro, mi sa che non hai voglia di parlare..."disse il ragazzo forse un po' deluso "Manuel. Vieni dai." gli feci cenno con la mano di sedersi di fianco a me, lui con un piccolo sorrisetto venne verso di me. Per un po' restammo in silenzio a fissare il nulla, come avevamo fatto tutti per il resto della giornata, però questa volta non durò tanto: "Mi sono comportato uno schifo con te vero?" disse Manuel alzando gli occhi al cielo, "Anche io sono stato una stronza con te." gli dissi alzandomi e andando verso l'altra sponda del balcone, "Tu ti meriti di sicuro un amico migliore di me, a inizio medie ti ho completamente ignorato, e giustamente quando sono venuto a scusarmi tu mi hai mandato a quel paese" mi disse lui alzandosi e restando dal lato opposto al mio, attendendo che io continuassi quel discorso, ma non sapevo proprio cosa dire, avrei potuto continuare la storia di come si è rotta la nostra amicizia, ma non aveva un minimo di senso, tutti e due sapevamo benissimo la storia alla fine. "Sai anche Iris è dispiaciuta, solo che non te lo vuole dire, sai lei è una che fa fatica a scusarsi." ancora silenzio da parte mia, nessuna reazione a quello che mi stava dicendo Manuel, "Senti, non voglio darti altro fastidio quindi, ti dico solo che...mi dispiace che non siamo più migliori amici come una volta e farei di tutto per-" lo interruppi a metà frase, "Manuel, tu hai già provato ad aggiustare le cose, e come hai detto tu io ti ho mandato a quel paese. Anche io ti ho fatto del male, nonostante tu sia stato una delle persone che mi sono state più vicine nei momenti difficili." dopo aver detto questa frase Manuel si avvicinò all'altro lato del balcone, si mise a circa un metro di distanza da me, "E con questo che vorresti dire?" girai il viso verso di lui e risposi, "Voglio dire che, nonostante tutto il male che ci siamo fatti, tu sei e sarai per sempre il mio migliore amico" dopodiché tutti e due ci mettemmo a ridere, dimenticandoci per pochi secondi della fuga, poi restammo lì a scherzare per una buona mezz'oretta, e poco dopo vidimo Iris varcare la porta e fermarsi sulla soia, rimasi per un po' a fissarla, poi la invitai a venire a parlare con noi: non eravamo le stesse persone dell'ultimo anno delle elementari, questo è sicuro, eravamo diversi, si cambia con gli anni, ma se c'è una cosa tra di noi che era rimasta uguale era il legame che ci teneva uniti, non era solido come in passato, era danneggiato, ma è sempre rimasto lì, quello che dovevamo fare era guarirlo...non sarebbe mai tornato tutto come prima, ma insieme sapevamo che potevamo renderlo comunque bello, ma in un modo diverso.

Red Eyes- Parte 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora