Se giochi con il fuoco,
inevitabilmente,
finisci per bruciarti∙ ⁎ ⋆˚•◌⋆✧⋆◌•˚⋆ ⁎ ∙
Alcune falene e moscerini sfarfallavano attorno alla luce a neon, sbattendo contro la grata lucida.
Lia strofinò i piedi per terra, nervosa, mentre Miranda, in coda davanti a loro, si accingeva a pagare.
Appoggiò la borsa aperta all'estremità del banco, fra bicchieri abbandonati ancora pieni di alcolico.
Tommaso fece un cenno a Lia per invitarla a mettere in atto
la sua parte, ma lei tentennò un po' troppo, insicura.Non era più convinta di volerlo fare.
Il ragazzo se ne accorse, notando che anche Edoardo era molto agitato.
Lui non voleva obbligare nessuno a fare qualsiasi cosa, davvero. Erano suoi amici e non voleva forzarli.
Prima, però, che riuscisse ad agire al posto loro, l'amico si protese in avanti, con l'aria di uno che si è finalmente deciso a tuffarsi nell'acqua gelida.
Lia sperò che l'audio del film coprisse gli eventuali rumori.
Edoardo infilò la mano nella borsetta di Miranda, tenendo costantemente d'occhio la schiena di Giulio: se l'avessero scoperto a frugare fra le cose di qualcun altro, non sarebbe stato semplice dare una spiegazione che reggesse.
Il ragazzo pregò che il barista fosse troppo occupato a servire i clienti per accorgersi di ciò che stava combinando, e cercò più a fondo.
Cartacce, un cellulare, fazzoletti, quello che sembrava un tubetto di crema... Niente chiavi.
E se Lia si fosse sbagliata e Miranda non le portasse sempre con sé?
Tommaso intanto, stava sorvegliando, attento, i movimenti di entrambi, sentendosi ancora un po' in colpa, e con la coda dell'occhio percepì Miranda voltarsi lentamente verso la borsa.
Prima che potesse scoprire Edoardo, afferrò repentinamente uno dei bicchieri mezzi pieni di mojito, e glielo rovesciò sulla schiena.
«Mi dispiace, mi dispiace un sacco! Sono inciampato, non volevo!» iniziò a scusarsi, con l'abilità recitativa di un attore professionista.
Miranda aveva lanciato uno strillo per la sorpresa e si era girata visibilmente inviperita.
«Ma non potevi stare più attento?» lo aggredì.
«Sì, hai ragione! Scusami tanto, davvero!» continuò lui.
«Era la mia maglia preferita!» si lamentò lei, un po' imbronciata.
Tommaso spalancò gli occhi.
«Mi dispiace... Io... Se vuoi posso lavarla... Oppure...»Ovviamente non intendeva sul serio: stava solo cercando di impressionarla per fare in modo che cedesse.
«No, lascia stare...» fu infatti la sua risposta infastidita.
Giulio, accanto a lei, aveva osservato tutta la scena con le braccia incrociate sul petto e le iridi cineree e acquose che si posavano irrequiete su ognuno dei tre.
I capelli scuri gli incoronavano il capo simili all'aureola del diavolo.
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I ricordi di un'estate
Teen FictionStava dormendo, cingendola in quella sorta di mezzo abbraccio nella sua inconsapevolezza. Le dita fatate dell'alba mettevano in luce i capelli scuri, scompigliati sulla fronte, e le ciglia a ombreggiare gli zigomi marcati. Lia indugiò sulle labbra...