Pensò che nei giorni precedenti avesse bevuto troppo, che l'alcool stesse ancora fermentando nelle sue vene, o che avesse così tanto pensato ad Agnese negli ultimi tempi che adesso aveva davanti a sè il suo fantasma.
In effetti, sembrava che quella figura rannicchiata non fosse altro che una luce riflessa della ragazza che aveva conosciuto.-Ciao, pirata. Ti sono mancata?- erano state quelle le parole che lo risvegliarono dallo strano senso di intorpidimento mentale che aveva avvertito, e strabuzzò più volte gli occhi, assumendo un'espressione confusa, sconvolta.
-Agnese...- mormorò allora, l'unica parola che le sue labbra riuscivano a pronunciare.
Su di loro un manto viola si estendeva, macchiato da qualche piccola stella lontana e dal profilo di una luna giallognola, che attendeva la sera.
Tanto tempo per aspettarla, per cercarla, ed ora che l'aveva davanti non aveva nemmeno il coraggio di guardarla, di sostenerla.
Scosse la testa, tentando di riprendersi dallo shock.
Era pur sempre un uomo distinto, un duro, e non poteva sbriciolarsi con tanta facilità. Doveva ripristinare i pezzi che lentamente si erano scomposti.Mosse le gambe, avvicinandosi alla giovane, ma lei d'istinto indietreggiò.
-No, aspetta- lo fermò, imbarazzata -ecco... puzzo di sudore, sono sporca. Non credo che ti convenga avvicinarti- disse, non riuscendo a guardarlo per la vergogna.
E fu lì che la riconobbe. La tigre che sapeva provare pudore, imbarazzarsi, arrossire.
Si inginocchiò davanti a lei, senza nascondere un sorriso commosso, e portò le dita sotto il suo mento, in modo tale che gli occhi castani incrociassero i suoi.-Sei proprio tu- disse, malcelando un tono pieno di entusiasmo e speranza, per poi stringerla a sé, leggermente contrastato dal mantello che la ragazza indossava e che ne impediva i movimenti.
Lei rimase immobile, con le braccia rigide lungo i fianchi, colpita da quell'improvviso affetto a cui non riusciva dare una spiegazione.-Mi fai male- si lamentò lei, che sentiva le ossa scricchiolare, schiacciata da quella foga improvvisa.
Lui si staccò immediatamente, tenendo però la presa salda sulle spalle incurvate di lei.
La vedeva piccola, stanca, reduce da esperienze che l'avevano distrutta.
Voleva riempirla di domande, chiederle come fosse arrivata fin lì, a chi appartenessero gli abiti che indossava, ma si limitò semplicemente a guardarla.-Ascoltami... mi porti via di qui? Ho dolore alla caviglia, non riesco a...-
Agnese non ebbe il tempo di finire la frase che si ritrovò con la mano di Daario dietro alla sua schiena, che l'aiutava a sollevarsi.
-Vuoi che ti prenda in braccio?- domandò lui, indifferente.
-Come?! No, non reggeresti un secondo!- esclamò subito lei, e il pirata aggrottò la fronte, soprattutto perché notava che la ragazza fosse dimagrita e deperita dall'ultima volta che l'aveva vista -per favore, portami in un luogo lontano da occhi indiscreti. Ho bisogno di un bagno... sono così confusa- mormorò lei, che si sentì le gambe cedere e barcollò come gelatina, aggrappandosi al corpo dell'uomo.
Lui la guardò preoccupato ma rispettò le sue volontà, portando il suo braccio dietro il collo e trascinandola verso una locanda che ospitava un paio di camere per eventuali quanto rari forestieri. Fu fin troppo facile trovarla disponibile, e Daario si preoccupò del pagamento e dell'acquisto di vesti pulite per la giovane.
La condusse verso la camera, munita solo di un letto, un comodino e un armadio, ma confortevole abbastanza per affrontare la notte.Daario era perfettamente consapevole che avrebbe dovuto avvisare Roberto, informarlo che aveva trovato sua nipote, ma agì in modo egoistico, perché sentiva l'inesprimibile bisogno di trascorrere del tempo con lei da solo, di parlare, di capire cosa fosse successo in quelle settimane.
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L'isola di Stendhal
General FictionVittima di un'incomprensione e di scontri passati, Agnese, appena giunta sull'isola di Stendhal, viene emarginata dal popolo a causa della sua parentela con Roberto Valli, ex pirata e uno degli uomini più ricchi della regione. Tra battibecchi con il...