[Cap.2] "Un fulmine a ciel sereno"

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Il profumo della pizza si sente lungo il viottolo della casa di Marco. Ovvio, siamo in Italia, la pizza la consumiamo come fosse una mela. Pensare ai cibi mi fa venire in mente la Germania, dove sono nata. E la Germania mi fa pensare a mia madre. Con mamma mi vedo solo a fine mese, sta sempre al'estero in gara... Ora ha un nuovo stallone, Van Shuber, morello con una stella in fronte... deve avere sui 9 anni, quindi è molto giovane. Ma ora sto andando a casa di Marco per lasciare da parte l'equitazione, quindi lasciamo stare.

Arrivata davanti al portone, suono il campanello e mi aprono subito. Salgo le scale e risento nuovamente odore di pizza, quella che piace a me, la pizza della nonna: funghi e rucola. 

"Sono passata da tua nonna a prendere la tua pizza preferita" mi dice Marco, facendo capolino dalla porta. Entro e Marco mi fa accomodare. "Non c'è nessuno dei tuoi?" chiedo a Marco, mentre accende la tv. "No, papà sta a lavoro in Spagna e mamma torna verso le 23 da lavoro" Mi risponde con un tono un po' annoiato, come se questo gli succedesse spesso.

"Guardiamo la TV?" mi dice Marco sistemando la pizza sul tavolino. "Si dai, è da tanto che non la guardo, con tutti gli impegni che ho in scuderia.." rispondo con aria stanca. Ci sediamo vicini e iniziamo a scorrere i canali per vedere se c'è qualche film interessante da guardare, ma niente attira la nostra attenzione. Marco mi guarda, interrompendo il suo infinito zapping di canali, lasciando un vuoto silenzioso tra di noi e mi assale una sensazione strana. E' una sensazione come un brusio nella pancia, come se qualche farfalla si diverte a farmi il solletico con le proprie ali. "Sai, n-non avevo m-mai notato" balbetta Marco "che avessi degli occhi così b-belli" conclude. "Beh grazie" dico io, arrossendo. "Si è fatto tardi, forse è il caso che ritorni a casa." Accenno io imbarazzata. "Se vuoi ti accompagno.." si propone Marco. "No dai non preoccuparti, tra poco arriva tua madre." dico sorriente e gli accenno un saluto.

Esco dal portone e imbocco il viottolo che precede il cancello della casa di Marco. Casa sua è veramente grande: una casetta rustica contornata da un ampio giardino ben curato con colori di fiori tenui che rendono la casa illuminata da un bagliore dolce e delicato. Non è la grande casa dei sogni o comunque la villa d ricconi, la semplice casetta monofamiliare di un ragazzo fantastico.. ops, l'ho pensato. Eppure lui è sempre stato il mio migliore amico... Ma tutta quella sensazione di prima, mi fa pensare che forse per lui non è solo amicizia, perlomeno dalla mia parte.

Imbocco il viale di aceri che porta a casa mia e, con un po' di subbuglio e con i pensieri aggrovigliati nella mente, non riesco a capire se la scena che vedo è vera o no. Noto in lontananza, verso le scuderie dei privati, le luci accese e due o tre stallieri davanti ad un box. Il mio istinto mi dice di avvicinarmi per vedere cosa sta succedendo, perché c'è questo caos alle undici e un quarto della sera. "Ma quindi il signor De Marco cosa ne vorrebbe fare?" sento Paolo dire a due stallieri di cui non ricordo il nome. "Il signore ha detto che è già in partenza e che domani mattina sarà qui in scuderia e deciderà sul da farsi.." dice uno dei due. Non capendo la situazione, decido di intromettermi nella conversazione. "Scusatemi ma.. che succede?" chiedo. "oh, signorina de Marco" dice uno, quasi sorpreso. "Questo cavallo, Selector II, purtroppo è rimasto senza padrone, dal momento che è deceduto poche ore fa. Tuo padre arriverà qui domani mattina per decidere cosa farne, dal momento che il proprietario ha lasciato sul testamento che il cavallo deve rimanere alla scuderia dove sta alloggiando" conclude questo con questa sintetica spiegazione. "Ah.. beh grazie" dico, poi vado dal cavallo. Sembra agitato, nervoso, credo che abbia capito di essere rimasto solo. Fa avanti e indietro per il box con aria quasi minacciosa, finché non mi nota e si blocca, alzando la testa e scrutandomi con aria diffidente.

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