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Margherita 

03:33

Mi svegliai di scatto, era una cosa che ormai mi succedeva talmente tanto spesso che non mi sorprendeva, ma un senso d'ansia stava facendo pressione sul petto, rendendomi quasi impossibile respirare. Mi misi seduta, mentre cercavo di calmare il mio respiro, per renderlo più regolare. Cosa mi stava succedendo? 

Sentivo nuovamente la presenza di qualcuno, girai lentamente lo sguardo verso la porta. Era chiusa, così come l'avevo lasciata, Emiliano non si sarebbe mai permesso di entrare senza un motivo, lo conoscevo e lui conosceva me. Ma non era lui, era qualcun altro. Quella stessa persona che mi tormentava da anni, quella che a volte preferivo non vedere non sentire. Dimenticare. Per quanto possa sembrare assurdo, sì, avrei voluto dimenticare tutto, credere anche solo per qualche giorno di essere in una famiglia qualunque, di essermi sognata tutto. Ma la realtà fa più male quando ti sporgi su quel maledetto precipizio.

-mamma...- sussurrai con quel poco di fiato che riuscì a recuperare. Non c'era nessuno in quella stanza, ma nello stesso tempo io ero consapevole che lì dentro ci fosse qualcuno -va via...- continuai -basta...basta...basta!- urlai lanciando il cuscino posto dietro alle mie spalle verso un punto indefinito della stanza.

-Marghe.- disse Emiliano entrando prepotentemente nella mia stanza. Girai la testa, le lacrime ormai uscivano. Non ne potevo più. Si avvicinò a me, stringendomi al suo petto. -non ne posso più...- sussurrai -che ti succede? Che hai?- domandò preoccupato togliendomi i capelli attaccati al viso -è qua Emi...lei è qua, non so cosa vuole, non so perché mi sta facendo questo. Vorrei solo che se ne andasse, non ne posso più...- risposi continuando a pianger -ma lei chi?- domandò confuso -mia mamma Emi...- rivelai, e mi sentì meno pesante. Non comprendevo il motivo per il quale avevo nascosto una cosa del genere a lui, che era mio fratello, il mio migliore amico, l'unica persona a cui sono sempre riuscita a raccontare tutto, e l'unico che mi ha sempre ascoltato senza giudicarmi.

-basta...tranquilla, ci sono anche io, non ti preoccupare. Vieni con me...- disse facendomi alzare dal letto. Tenendomi sempre stretta fra le sue braccia andammo nella sua stanza, il letto matrimoniale era decisamente meglio del mio singolo. Ci sdraiammo e mi prese per mano accarezzando delicatamente la pelle, riuscendo a farmi calmare. Mi avvicinai a lui posando la testa sulla sua spalla e guardai i lineamenti delicati del suo profilo. -va meglio?- chiese -sì...- sussurrai -mi spieghi questa cosa? Se ti va...- disse -è difficile...- dissi -abbiamo tutta la notte.- rispose, ricordando il fastidioso e pesante problema di entrambi -hai ragione...- concordai sorridendogli anche se sapevo che non potesse vedermi. 

-fin da quando ero bambina, ho sempre avuto queste esperienze, inizialmente mi facevano paura...perché alla fine di tutto comunico con una persona morta, con mia madre, e non ci comunico in modo normale, come dovrebbe fare una persona della mia età.- dissi -ma alla fine in parte è così. Hai sempre nostra madre, e per lei sei sempre stata sua figlia, anche se non di sangue.- rispose -e per questo la amo proprio come si dovrebbe amare una madre, ma per questo stesso motivo, non mi sento più in dovere con la mia. Col passare del tempo le cose si sono intensificate...peggiorando, ultimamente non stava accadendo. Ma ora che ho trovato mio padre...- sussurrai -forse è questo che non le va bene.- rispose -sì, è sicuro. Negli ultimi mesi della sua vita aveva iniziato ad odiare me e lui a morte.- dissi -perché diceva che glielo ricordavo.- continuai -mi ricordo, quando ti portai via e ci mettemmo a giocare a pallone.- disse per poi ridere -oh sì...- risposi ridendo allo stesso modo. Cambiammo argomento, ricominciando a parlare della nostra infanzia, o almeno della sua parte bella.

Eravamo così, non eravamo fratelli, ma fratelli a metà, ma alla fine per noi non c'era molta differenza, sulla carta eravamo parenti e noi fin dalla nascita ci sentivamo così. Avevamo molte passioni e idee comuni, la pensavamo molto spesso allo stesso modo e siamo cresciuti alla stessa maniera, senza preferenze, senza distinzioni, e senza sentire quell'odio che accomuna la maggior parte dei fratelli di sangue. Noi ci siam sempre sentiti diversi, e un po' effettivamente lo eravamo, ma a noi piaceva. Eccome se piaceva.

Stavo Pensando A Te|| Fabri FibraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora