Fuoco e fiamme

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«Cosa vuol dire che mi porterai via? Non possiamo. Spero solo che Erwin non venga a sapere di questo» disse Eren, ma se ne pentì subito dopo vedendo la reazione del corvino.
«Che si fotta Erwin. Vuoi restare con me o abbandonarmi per quello stronzo?»

«Ovvio che voglio stare con te. Ma cosa vuoi fare?»
«Ho ricevuto una proposta di lavoro da un noto club di Shiganshina, dirò loro che andrò solo se accettano anche te. Ci potremo rifare una vita, insieme. Ho capito fin da subito che non saremmo mai potuti rimanere amici» ed abbassò gli occhi. Aveva esposto poche volte i suoi sentimenti e tutte le volte era per Eren.
«Se hanno scelto te ci sarà un motivo. Non posso Levi, non sono al tuo livello»
«Beh se non ti accettano li minaccerò con tutta la mia gentilezza. Ora muoviti e prepara le tue cose». Sorrise e gli accarezzò il palmo con il pollice.

Quando si metteva una cosa in testa nessuno poteva fermarlo.

Uscirono dal camerino mano nella mano e si diressero verso il salotto. I ballerini, Petra e Hanji non li guardarono stupiti. Avevano capito già tutto e questo faceva sentire meglio i due innamorati.

Tutt'altra era la faccia di Smith. Schifata. Aveva sentito parte della loro conversazione dall'altra parte. Maledetti muri troppo sottili.

Levi baciò appassionatamente le labbra del ragazzo davanti a tutti. Come a mostrare che non se ne doveva vergognare. Non gliene sarebbe più importato se qualcuno li avesse giudicati. L'importante era che Eren stesse bene e fosse felice. Niente di più, niente di meno.

Il castano lasciò la mano dell'altro e andò a raccogliere le sue cose. Aveva le gote leggermente arrossate. Levi si avvicinò al viso di Erwin e disse sottovoce «Mi fai schifo. Questo bel culetto non lo vedrai mai più». Si allontanò e salutò gli amici. «Dopo portiamo le dimissioni!»

Il capo si girava e rigirava verso gli altri presenti cercando uno sguardo di stupore, ma niente. L'unico era il suo. Hanji andò ad abbracciare Eren e gli confessò che le sarebbe mancato, ovunque sarebbe andato.
«Questo è un addio?» disse Hanji quasi in lacrime.
«Non vi dimenticherò mai. Possiamo sempre vederci in giro qualche volta»
La donna azzardò un mezzo sorriso, sperando davvero di incontrarlo nuovamente in futuro.

«È stato bello ragazzi» si congedò il giovane. Mentere pronunciava quelle parole si accertava che non ci fosse Erwin nelle vicinanze. Probabilmente era tornato nel suo studio a riflettere sull'accaduto.

Chiusero la porta lasciandosi alle spalle quella vita che fino a quel momento era stata una tortura. Fare lo stripper per Eren non era un lavoro, ma un modo per vedere Levi e ultimamente era diventato più che altro una gabbia che lo improgionava.

Davanti si stava estendendo un futuro, il loro.

*****

«Cosa hai detto ad Erwin?» chiese al corvino appena furono giunti in casa sua. Era qualche giorno che non ci metteva piede. Vestiti e calzini erano sparsi per tutto il lotto. L'ordine non era un suo punto forte.
«Che è stato un piacere lavorare per lui» e gli fece l'occhiolino

Eren scosse la testa, sapendo che stesse mentendo, ma non ci dava peso. Ora gli importava solo di godersi anche i più piccoli momenti con Levi, di godersi Levi.

Il corvino aiutò il ragazzo a mettere un po' a posto la casa, era davvero un disastro. Menomale che era un fanatico della pulizia e in quasi un'ora la mise a lucido.

Eren mise intorno alla vita di Levi le sue braccia.
Due ali che ricoprirono il più grande.

Quell'abbraccio gli era mancato tantissimo. Appoggiò la testa fra la spalla e il collo. Eren assaporava il profumo della pelle del corvino. Aveva un odore fresco ma al tatto era bollente.

Levi scompigliava con la sua mano la cute del giovane. I capelli erano cresciuti, ma a lui piacevano lo stesso. Erano soffici. Gli davano un senso di comfort inimitabile. Tra quelle braccia si sentiva a casa.

Si erano mancati. Fin da star male. Ora dovevano recuperare il tempo perso.

Il più grande tirò leggermente le ciocche color mogano ed Eren fece un mugolio. Si morse il labbro e tirò il ragazzo da un braccio.

Si diressero verso la camera da letto. Iniziarono a spogliarsi già verso la fine del corridoio. Aprirono la porta non curanti di quello che ci sarebbe stato dietro. Camminando urtarono un mobiletto e cadde un vaso con due girasoli dentro. Non lo degnarono di uno sguardo. Ora erano impegnati a mangiarsi con gli occhi. Erano come due leoni che avevano fame, molta fame.

Eren cadde all'indietro sul letto e Levi lo seguì, poggiandosi sopra di lui. Il viso a pochi centimentri ed una voglia di amarsi che li stava divorando. Il labbro del maggiore iniziò a sanguinare leggermente, segno che Eren lo aveva marchiato, come a dire "sei mio".

Le loro mani scivolavano l'uno sul petto dell'altro, accarezzando ogni curva e lineamento di quel corpo che tremava ad ogni tocco.

«Ho voglia di te» disse Eren tra un gemito e un mugolio.

Levi lo tempestava di baci sul collo. Gli leccava la ghiandola sotto l'orecchio. La vista che aveva era qualcosa di divino. Il ragazzo si inarcava sotto di lui. Adorava essere viziato.

Quella sera non fecero sesso, ma fecero l'amore. L'atto compiuto la prima volta era totalmente diverso. Non c'era sentimento. Qua invece stava crescendo la voglia di sentirsi, provare emozioni diverse.

Levi fermò per un attimo quella danza e prese parola: «Non permetterei a nessuno di farti del male»

Eren non aveva la forza di rispondere ma il suo corpo parlò per lui. Prese il volto dell'amato tra le mani e gli diede uno di quei baci che sembrano durare ore. Di baci se ne erano dati molti, ma ognuno aveva un significato diverso.

«Non mi pento di niente» e così eliminò tutti i dubbi che aveva. Levi era suo e anche se andare a lavorare con lui era stata una scelta fatta dall'istinto, la avrebbe fatta altre mille volte se avesse saputo che sarebbe stato felice tanto quanto in quel momento. Voleva vivere per lui.

The Stripper|EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora