82. L'uomo nero.

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-Sua maestà il re desidera parlarle-

Niccolò rimase spiazzato da quell'informazione. Perché voleva parlargli? Cosa c'entrava lui? Gli avrebbe detto qualcosa d'importante o dei semplici saluti e raccomandazioni?
Sapeva che il re non era un uomo che seguiva i cliché e non avrebbe nemmeno perso tempo per dedicare i suoi ultimi attimi ad un ragazzo che all'apparenza odiava.

Si scambiò un ultimo sguardo con Adriano, quest'ultimo gli fece cenno di andare e lo liquidò.
Niccolò uscì dalla stanza del tutto confuso, con la testa piena di dubbi e preoccupazioni e con una leggera ansia che gli premeva sul petto, dopotutto stava per entrare nella stanza dove giaceva il suo possibile futuro suocero morente.

Sull'uscio della porta notò Noah stretta tra le braccia della madre, anch'ella con gli occhi colmi di lacrime.
Si sentiva a disagio. Non si sentiva adatto a quelle situazioni. Il palazzo, la regina e tutti i popolanti stavano per perdere forse la persona più importante del regno e nessuno aveva la minima idea di come sarebbero  cambiate le cose da quel giorno in poi.
Lanciò un ultimo sguardo alla fanciulla ed entrò nella stanza in totale silenzio accompagnato dalle guardie che gli chiusero fortemente la porta alle spalle.

Non appena mise piede nella grande sala, i brividi presero possesso del suo corpo e una vampata di calore gli avvolse le guance. Vederlo steso su quel letto, pieno di fasce e bende, gli causava uno strano effetto.

-Allora? Ti fai avanti o devo chiedere al dio della Morte di tardare di altri cinque minuti? - la domanda sarcastica e nervosa del re lo fece avanzare imbarazzato, prendendo posto su una delle sedie poste di fianco al letto.

-per quale motivo mi ha fatto chiamare maestà? - saltò tutti gli inconvenevoli e andò dritto al punto.

-ascolta, tu probabilmente non potrai capirmi ma ti ho fatto venire qui per scusarmi - prese parola  per poi vederlo accigliarsi in una espressione confusa

-mi dispiace, per tutto. Sai? Ci sono stati migliaia di ragazzi che sono venuti al castello a chiedere la mano di mia figlia, ed io migliaia di volte ho detto loro di no; molti di loro volevano stare con lei solo per il denaro, il trono o la corona; altri solo per il potere... Pochi erano coloro che l'amavano veramente- iniziò a raccontare il re usando un tono serio e, per la prima volta con il ragazzo, sincero.

-io l'amo veramente - lo interruppe Niccolò guardandolo con occhi puri 

-lo so, lo so altrimenti non sarei qui a scusarmi - abbozzò un sorriso per poi continuare il suo discorso.

-insomma pochi erano coloro che l'amavano veramente ed io non volevo...non volevo che soffrisse. Così le ho sempre rinnegato tutto e tutti. Poi ha conosciuto te ed ho pensato "non la faccio sposare con un principe, figuriamoci se la faccio sposare con un povero del villaggio"- rise sull'ultima frase e Niccolò senza volerlo abbozzò un sorriso mantenendo lo sguardo basso, rivolto verso le sue mani che si torturavano a vicenda per via dellimbarazzo.

-così ho provato ad eliminarti in ogni modo. Di solito gli altri si arrendevano subito alla prima volta, eppure tu...eppure tu hai sfidato la morte più volte pur di tenerla accanto. Purtroppo l'ho capito tardi - forzò un sorriso e lo guardò con occhi compassionevole.

Niccolò non seppe che dire. Era strano sentirsi dire quelle parole da lui, non se lo sarebbe mai aspettato. Si limitò ad alzare lo sguardo e ringraziarlo per le scuse. Il re era un uomo d'onore, nonostante le brutte scelte che aveva alle spalle, si era scusato e questo Niccolò lo apprezzò molto.

-Inoltre... Ehm... Penso sia giusto che tu conosca la verità- aprí un altro discorso il re, non riuscendo a credere di star provando della pena per un ragazzo che, fino a pochi giorni prima, odiava.

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