Flashback

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«Bea cosa hai fatto al labbro...e alla guancia?» mi chiede Gioele rivolgendomi l'unica domanda alla quale non avrei mai voluto rispondere.

«P-Perché che cos'ho sulla faccia?» mi sento un'idiota a dire così ma devo solo sperare che non continuino a chiedermelo 
«Hai il labbro spaccato e il segno di cinque dita sulla guancia» dice Emanuele guardandomi e mi rendo conto che il mio piano è andato in fumo e devo mettere in atto il piano B.

«Ho fatto arrabbiare mia nonna ieri...» invento ma non posso dire la verità, andrebbero subito a picchiare Mauro e per quanto mi piacerebbe vederlo pieno di lividi non posso far espellere i ragazzi o peggio.

«Bea tua nonna è la persona più dolce che abbia mai conosciuto, non ti farebbe mai una cosa simile» mi dice Federico e io abbasso la testa non sapendo più che inventare...

«E' stato Mauro vero?" mi chiede Minho con il tono più neutro e freddo che abbia mai sentito e mi rendo conto che alzando lo sguardo gli ho appena dato la conferma.

Minho stringe le mani sul volante talmente forte che le sue nocche si tingono di bianco
«Giuro che appena arriviamo a scuola lo ammazzo sul serio» ringhia e io gli metto una mano sulla sua per calmarlo.

«Non farlo ti prego, non è la prima volta che succede, posso superarlo senza che finiate espulsi» lo supplico con le lacrime agli occhi e lui si gira di scatto verso di me.

«Cosa vuol dire "non è la prima volta"?!» chiede lui alzando il tono della voce e io abbasso lo sguardo ricordando cose che non vorrei.

«T-Tu non sei il mio primo fidanzato, prima stavo con il migliore amico di Mauro.
Un giorno mi era arrivato un messaggio dal mio fidanzato che mi diceva di andare a casa sua...»

Flashback

Amore💓
Baby vieni a casa mia, devo farti vedere una cosa

Tu 

Va bene, dieci minuti e arrivo


Rispondo mettendo il cellulare nella tasca dei pantaloni e avviandomi verso la casa del mio ragazzo.

Dopo dieci minuti precisi sono davanti alla porta che apro con la chiave che mi ha dato lui tempo fa.

«Sono in sala baby» lo sento dire e vado verso la stanza trovandolo sdraiato sul divano con quel suo amico che mi mette i brividi, Mauro, per terra ci sono due bottiglie vuote di non so nemmeno io cosa mentre loro ne tengono altre due in mano.

Sono entrambi ubriachi.

«P-Perché mi hai chiesto di venire?» chiedo al mio ragazzo che mi sorride, ma il suo sorriso non ha niente di dolce come sempre.

«Ci stavamo annoiando e ho pensato che potevi fare qualcosa per farci divertire» dice lui e il mio cuore perde un battito, non vorranno davvero che...

«I-Io ora d-dovrei proprio a-andare p-però» dico balbettando e indietreggiando verso la porta ma anche se ubriaco lui si alza mi prende per il polso.

«La mia non era una domanda e smettila di balbettare lo sai che lo odio» sbraita lui a due centimetri dal mio volto
«Prego, prima gli ospiti» dice poi girandosi verso Mauro e andando a sedersi sul divano.

Inizio a tremare sempre più forte mentre lui si avvicina e quando mette le mani sui miei fianchi decido di fare una mossa azzardata ed estremamente stupida.

Gli tiro uno schiaffo in faccia.

Scioccato si mette una mano sulla guancia colpita mentre sento la risata del mio fidanzato risuonare per tutta la stanza, Mauro si riprende e guarda l'amico

«Ma come Oscar, non hai addestrato il tuo cagnolino ad obbedire?» gli chiede e poi si gira verso di me tirandomi uno schiaffo ancora più forte di quello che gli ho tirato io spaccandomi il labbro.

«Vorrà dire che dovrò iniziare io a farlo» continua spingendomi per terra.

Ho troppa paura per reagire così resto immobile quando mi arriva il primo calcio, anche al secondo e al terzo che però non sono più di Mauro ma di Oscar che si lamenta del fatto che gli faccia fare solo figuracce, poi mi tirano su da terra, Oscar mi asciuga le lacrime come se nulla fosse e mi bacia, poi mi fa uscire di casa sbattendomi la porta alle spalle dopo avermi minacciata di non dire nulla.

Fine flashback

«Ci stai prendendo in giro vero?» mi chiede Federico appena finisco di parlare e ancora con le lacrime che scorrono sulle guance scuoto la testa.

«E perché non li hai denunciati?!» chiede Minho che per tutto il tempo ha fissato la strada con le mani strette sul volante.

«Perché ero debole per colpa loro, Mauro mi picchiava mentre Oscar mirava alla mia psiche, non potevo difendermi e mi stavano consumando giorno dopo giorno» dicendo queste parole mi rendo finalmente conto di quello che mi hanno fatto quei due ma non è tutto.

No per nulla, manca ancora quella sera e non sono ancora pronta per raccontare questo.

Non mi accorgo nemmeno della macchina che si ferma davanti alla scuola e di Minho che si fionda fuori da essa urlando che ammazzerà Mauro seguito dagli altri.

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