Rose sta fumando affacciata alla finestra. È a casa di Polly, che le sta preparando il tea, dopo averla invitata da lei per parlare.
"Rose, vieni qua" mormora la più grande, porgendo all'altra una tazzina con un piccolo sorrisetto. Si siedono vicine, nessuna delle due osa fiatare. Polly guarda dritta davanti a sé, come a cercare le parole giuste.
"Tommy porterà solo problemi nella tua vita, lo sai?" chiede tutto a un tratto Polly, spezzando il silenzio, diretta come sempre, facendo sussultare Rose.
"E io porterò solo problemi a lui, zia" ribatte però prontamente Rose, sicura delle sue parole, ma ormai assuefatta dallo strano e contorto rapporto con Thomas.
"Questa espansione a Londra, queste alleanze, sono pericolose. Tiratene fuori, Rose, o almeno resta in disparte, non esporti se non è strettamente necessario. E non solo per via di quelli di Londra, sai benissimo che altri potrebbero provare a ucciderti da un momento all'altro, inoltre se la polizia trovasse un singolo modo per arrestarti potrebbero venire fuori tutti gli altri crimini. Sei così giovane e hai così tanti nemici..."
Rose scuote la testa, guarda affranta Polly, sua zia, la cosa più simile a una madre che lei abbia. Vorrebbe davvero farla felice, ma non può, è più forte di lei, deve seguire la sua strada per quanto pericolosa e dannosa e tossica essa sia.
"Non posso, zia Polly. È la mia vita, capisci-" insiste quindi Rose "- per quanto cruda e distruttiva, è la mia vita. Tommy è Tommy, è difficile stargli accanto, ha continui cambiamenti e non sempre è facilmente comprensibile ciò che gli passa per la mente. Ma Zia..."
Polly alza una mano, facendo tacere la donna.
"Ma niente, Rose. Ti annullerà. Ma hai ragione, è la tua vita, fa come meglio credi"
Quelle parole suonano false alle orecchie di Rose, è palese che Polly si stia arrendendo all'evidenza, forse consapevole di esser arrivata troppo tardi.
"Avrei dovuto separarvi anni fa, quando vi inseguivate per casa e vi infilavate negli sgabuzzini pensando che nessuno avesse capito cosa diavolo facevate!" tuona con rabbia Polly, riprendendo più se stessa che Rose. Rose, ancora seduta sul divano a testa bassa, si sente divorata dai sensi di colpa.
Eppure ora come ora ama la sua vita, come potrebbe rinunciarci? Ha uno scopo. Ha i soldi. Ha il potere. Ha qualcuno.
Qualcuno che in fondo, come ha detto anche Polly, c'è sempre stato.Tommy e Rose, mano nella mano, entrano in casa ridacchiando mentre gli adulti li guardano di sfuggita schizzare nell'altra camera. Polly scuote la testa, osservando i due con un sorrisetto e scuotendo la testa.
"Ancora a girarsi attorn, quei due, assurdo." commenta qualcuno. La donna alza le spalle e sospira.
"Che ci vuoi fare, son ragazzi, si son sempre piaciuti e ormai ci ho rinunciato a dividerli" commenta la giovane Polly, consapevole.
La porta dello sgabuzzino scricchiola mentre Thomas cerca di chiuderla il più in fretta possibile senza fare troppo rumore, Rose intanto sta già litigando con le calze e il vestito, cercando di sbottonarselo e toglierle velocemente. Sorride sulle labbra di Tommy, che sono già sulle sue, e si stringe di più al corpo del ragazzo, la cui mano sta già scendendo sulle sue cosce per farsi spazio.
Quando escono, furtivi, sono entrambi arrossati e arruffati, ma felici.
"Allora, voi due, dove vi eravate cacciati?" dice Polly comparendo alle loro spalle quando si siedono in cucina per un bicchiere di acqua. Tommy le sorride angelico, mentre Rose trattiene una risata colpevole.
"Niente di che, Rose mi stava leggendo un libro. Sai che mi piace ascoltarla" risponde tranquillo il ragazzo, come se niente fosse.
"Farò finta di credervi, anche se..."
Rose, che ha fallito nel trattenere la sua risata, si ingozza con l'acqua e inizia a tossire convulsivamente. Tommy è subito al suo fianco a batterle la schiena con preoccupazione. Polly sorride a quella vista dolce e si allontana: quei due sono proprio inseparabili.Tommy aiuta Rose a scendere dall'auto e si incamminano a braccetto fino alla casa dove dovrebbe abitare Michael, il figlio di Polly.
Parlano con la madre adottiva, con lui, ma poco prima di andare via Rose gli poggia una mano sul braccio sotto lo sguardo terrificato della madre adottiva, che sembra convinta che dovrà disinfettare con l'acido suo figlio.
"Mia madre è morta e prima di farlo mi ha affidato a Polly. Sono cresciuta con lei, Micheal, e ti giuro che non avrei potuto desiderare di meglio. Questa famiglia, Polly, i tuoi cugini... sono diventati tutto ciò che è importante nella mia vita. Pensaci, Michael, perché ne vale davvero la pena"
Allontanandosi Tommy circonda la vita di Rose con un braccio, le ripete di non immischiarsi troppo e le ricorda di non osare farsi coinvolgere nella sicuramente pesante discussione che verrà fuori dalla chiacchierata che lo aspetta.
Eppure, quando Polly punta una pistola alla testa di Tommy in lacrime, minacciandolo per avere i fascicoli sui suoi figli, per sapere come e dove trovare Michael, Rose entra dalla porta delle studio con testardaggine. Tommy si appunta mentalmente di ricordarle che lui è ancora il suo capo, nonostante tutto.
Rose alza la pistola con mani ferme e sicure, gli occhi tristi e malinconici.
"Zia Polly, mettila giù" mormora con arrendevolezza, già pronta all'inferno che potrebbe scatenarsi da un momento all'altro.
Polly si gira frenetica tra Rose e Tommy, li guarda con occhi sgranati, si sente tradita da entrambi. Urla, alza sempre di più il tono, piange, sembra impazzita.
"Polly metti giù quella pistola, cazzo!" Riprova Rose, ma la voce le si incrina, non vuole farle del male. Tommy dal canto suo è impassible e osserva attentamente ogni movimento di Polly.
Resta calmo anche mente la donna appoggia la pistola, butta a terra tutte le carte presenti sulla scrivania e spinge Rose contro il muro per passare rinfacciandole che lei le ha insegnato certi principi morali.
"Non ci parlerà per parecchio tempo, lo sai?"
Domanda Rose, avvicinandosi e sedendosi davanti a Tommy, che annuisce e chiede a Rose di allontanarsi da lui immediatamente.
Il telefono squilla nello studio di Thomas. Rose si alza e va a rispondere, dopo aver controllato alla finestra che non ci sia di nuovo qualcuno pronto a farle un buco in testa. Ultimamente le sembra sempre di vivere sul filo del rasoio, nella frenesia della sua vita.
Tommy è fuori per affari, John le ha detto di non preoccuparsi, che anche se hanno fatto rissa a Londra qua non gli succederà nulla, ma quella questione le è parsa eccessivamente fuori controllo fin da subito.
Tommy ha esagerato, questa volta, ma non sarà Rose a sgridarlo per questo.
La donna alza la cornetta, prende un block notes e la penna, poi la incastra la tra la spalla e il collo. Non ha voglia di sedersi, è stata obbligata a starci per troppo tempo, ormai qualsiasi cosa faccia cerca di farla da in piedi, magari anche muovendosi per la stanza.
"Pronto? Ufficio di Thomas Shelby, sono Rose Evans, mi riferisca pure."
La voce dall'altra parte è titubante, ma alla fine cede quando Rose, ormai preoccupatissima per via del luogo dal quale arriva la chiamata, si lascia scappare un piccolo singhiozzo. Penna e block notes le cadono di mano, Rose si aggrappa a una sedia per non cadere, il cuore le batte fortissimo nella casa toracica e il suo cervello sta giocando a ping pong.
"Si grazie, vi ringrazio, davvero - arrivo" mormora, chiudendo la telefonata con così tanta fretta da quasi far cadere tutto e correndo verso l'appendiabiti per prendere la giacca e uscire. Non avvisa nessuno, corre semplicemente fuori dalla porta sotto gli occhi confusi degli altri.
John, che sta per mettere in moto l'auto, se la vede salire di fianco veloce come una scheggia e quando vede il viso pallido e terrorizzato di Rose non ha nemmeno il coraggio di riprenderla per aver sbattuto la portiera troppo forte.
"John, dobbiamo andare all'ospedale" gli ordina la donna, sistemandosi come può i capelli e infilando i guanti leggeri.
"Rose ma cosa- ti senti male?" le chiede di rimando John, che davvero non riesce a capire cosa non vada. Per quanto pallida, Rose sembra in forma.
"John, all'ospedale, hanno pestato a sangue Tommy" lo fredda la donna, che diventa ogni secondo più nervosa, colpendolo metaforicamente con un secchio di acqua congelata. John guida senza regole, con le mani strette così forte attorno al volante da farsi diventare bianche le nocche.
Rose al suo fianco trema, i nervi in procinto di saltare, e si mangia le unghie ansiosamente.
Non si preoccupa di apparire sicura, sta esternando ampiamente ciò che prova. Tommy è uno dei suoi punti deboli, ormai è così ovvio che se ne stanno accorgendo tutti.
John intanto, freme d'odio e voglia di vendicarsi: lui sa già chi è stato a ridurre Tommy così.
Sabini.
Dannato Sabini.
Maledetto italiano.
Rose entra trafelata nella stanza, lasciando John in macchina, e Tommy sembra sconvolto da qualcosa: ha l'espressione un po' vacua e sembra fumare la sua sigaretta senza alcuna intenzione, semplicemente in automatico, come se fosse stato programmato così. Prima Rose ha urtato contro un uomo in corridoio, un tizio col bastone, ma non le importa che quello sia stato così poco gentile dal colpirla per due volte, come per scherno. Non ha sentito dolore, non ha sentito imbarazzo, non ha sentito voglia di vendetta verso quel maleducato, voleva solo Tommy.
Il suo Tommy.
Rose gli accarezza il viso, cercando di non fargli male, lo riempie di domande e cerca di sistemargli i cuscini il meglio possibile.
Tommy rimane impassibile, non risponde, non la ringrazia nemmeno, allora Rose si sdraia come può di fianco a lui e gli stringe la mano. Tommy ricambia la stretta con una smorfia di dolore, poi si gira appena verso la donna, che ancora non ha realizzato quanto normalmente si sarebbe sentita ridicola a comportarsi in quel modo.
"Chi è stato?" chiede Rose a Tommy, strappandogli la sigaretta che tiene tra le labbra per fare un tiro e poi spegnerla sul comodino vicino. Fumare in queste condizioni non gli fa di certo bene, fa già abbastanza fatica a respirare, e per una volta Tommy può anche farne a meno.
"Rose, non importa. Non a te" sussurra Tommy, che sembra pensieroso, preoccupato quasi, come se fosse successo qualcosa di totalmente non programmato.
Non la guarda negli occhi, sembra evitare lo sguardo indagatore di Rose. Tommy cerca di ignorare le mani che tramano, il tono di voce visibilmente preoccupato, l'espressione affranta. Povera Rose, in cosa si è andata a cacciare con lui...
Rose passa una mano sul viso tumefatto di Tommy, leggera, si avvicina appena per lasciargli un bacio leggero sulle labbra. Poi si alza dal lettino con stizza, il viso completamente diverso, più contratto e serio, come se una lampadina si fosse appena accesa nel suo cervello ricordandole che è ancora ignara di tutto. Si sente così esclusa, cristo.
"Thomas Shelby, chi cazzo è stato? Che cazzo hai fatto per farli arrabbiare così? Io lo sapevo, lo sapevo che questo tuo portarmi a Londra ma sparire senza dirmi un cazzo, obbligandomi a stare da Ada, nascondeva qualcosa di strano!"
E così inizia una lunga discussione, Rose sembra fuori di sé, quasi piange dalla frustrazione, quasi riesce a far sentire in colpa Thomas. Così escono nomi, gli avvenimenti, le cazzate e gli affronti. E Rose si arrabbia, perché Thomas è stato così tanto stupido. Perché provocarli così tanto? Perché andare in giro da solo, come uno stolto?
Rose si siede su uno dei lettini disponibili, si mette una mano sugli occhi e fa dei respiri spezzati. Cerca di ricomporsi, di ricordarsi che lei non lavora così, che lei non è così, che l'effetto Tommy deve avere meno peso sulla sua vita e sul suo comportamento.
Eppure, quando Thomas gli chiede di aiutarlo a uscire da lì, lei non esita, obbedisce e basta. Le sembra così tanto indifeso, tutto a un tratto, che non se la sente di lasciarlo andare da solo. Lo riveste, gli pulisce il sangue fresco meglio che può e lo porta fuori con attenzione, sostenendolo.
"Lasciami qua, Rose. Devo fare una cosa, da solo" le mormora Tommy quando sono quasi al cantiere navale di Charlie Strong.
Rose non vuole, si impunta, rifiuta, le sembra da scellerati lasciarlo da solo, conciato in quel modo, come un bersaglio perfetto. Che razza di persona accetterebbe?
Estrae la pistola e promette a Tommy che resterà ad aspettarlo, attenta che nessuno si immischi, se proprio non vuole che lei lo segua. Tommy gliela strappa di mano, squadra Rose dall'alto al basso, la guarda quasi schifato, come se lo stesse offendendo.
"Rose, ho detto che non mi servi. Vattene, segui i dannati ordini, sparisci e non provare a seguirmi. Ti sparerò per fermarti, se necessario. Prendila come una minaccia"
Rose rimane lì, immobile, senza parole, l'espressione più ferita che mai. Lo sguardo di Tommy, sprezzante e freddo, le ha fatto molto più male delle sue parole.
Guarda Thomas allontanarsi a piccoli passi doloranti, trascinandosi quasi, e sparire dietro un cumulo di casse. Rose si accascia contro un barile, trattiene le lacrime, poi si tira due schiaffi sul viso e si alza in piedi.
"Fanculo Tommy Shelby" mormora mentre gira i tacchi e torna a casa con il suo stesso veleno che le scorre nelle vene, un peso enorme sul cuore.Rose sta male da giorni, si è chiusa in camera in preda a vomito e febbre, il corpo che le urla di fermarsi un attimo e smettere di pensare. Sono successe troppe cose in così poco tempo, le sembra di impazzire, non sa più dove girarsi, dove mettere mano.
Michael è stato arrestato, scarcerato, Arthur è stato pestato e torturato, i Peaky Blinders sono stati traditi da quel dannato Solomons. Lei non riesce a fidarsi più di nessuno: Arthur è troppo impulsivo, troppo fatto, Michael porterà solo problemi e Rose se lo sente fin nelle ossa, Ada sta solo facendo la ribelle, John è il solito e folle John. E Tommy ha perso il controllo della situazione, che gli è scivolata via dalle mani come acqua nella sabbia. Lui e Rose quasi nemmeno si guardano più in faccia, salvo rare volte in cui o si saltano addosso per scaricare lo stress o si guardano di sfuggita a cena per errore, ma Rose è preoccupata per come Tommy sta reagendo a questa perdita di controllo. È sempre distante, sempre perso, sempre lontano. Lontano da lei. Non si fa più accompagnare, la esclude, la ignora, nonostante lei cerchi in tutti i modi di aiutarlo e mettere una pietra sopra all'avvenimento in cantiere.
Rose si sente un pezzo di carne con Thomas, a volte, ma non le importa di se stessa. Infatti,
se conosce bene Tommy come pensa, è sicura che si sta cacciando in qualche problema di dimensioni colossali che li farà ammazzare tutti. E Rose si sente anche un po' tagliata fuori dalla vita privata di Tommy: pensava che fossero una coppia, una squadra, dopo tutti quei test, tutte quelle cose, tutto quel sangue, tutti quei proiettili, tutti quei segreti e quegli incubi condivisi. Ma Tommy Shelby è sempre stato un solitario, in fondo.