Capitolo 16.

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Non avrei mai creduto quanto l’animo di una ragazza potesse cambiare da un momento all’altro, quanto i destini delle persone potessero incrociarsi a tal punto da migliorare la vita l’uno all’altro, e davvero tutto così… Strano.
Dopo svariati secondi (che sembravano ore in realtà) di silenzio, Connor mi propose una cosa molto allettante.
- Facciamo una cosa… - Uscì dal bagno per poi tornare a passo deciso da me, cosa diavolo stava pensando di fare? Tra le sue labbra si nascondeva un sorrisetto.
- Cosa? – Chiesi in preda a una curiosità senza limiti.
- Da quello che ho capito l’episodio di qualche minuto fa con tua mamma non ti ha giovato allo spirito, quindi, facciamo che la evitiamo e andiamo a casa a divertirci, okay? – Sembrava così convinto di quello che diceva che mi pareva di intravedere i fumi nascosti dell’alcool tra l’azzurro dei suoi occhi.
- E come vorresti fare? Anche io “avevo una mezza idea” di farlo ma l’unica via è attraversare il corridoio della cucina al piano di sotto… - Accennai, virgolettando con le dita un pezzo di frase.
- Non per forza, la tua finestra da sul tetto del porticato, da quel che vedo, una bella via di fuga. – E indicò con il con la mano tesa la finestra in camera.
- Vorresti uscire dalla finestra?! – Cercai di mantenermi il più seria possibile, non volevo dargli del pazzo, ma neanche scoppiargli a ridere in faccia; forse non gli era chiaro quanto mia madre fosse un generale delle SS, voglio dire, sentiva i rumori persino alle 3 di notte quando mi alzavo per andare a bere in cucina, a volte mi domandavo se dormiva oppure era un specie di vampiro, o cose così.
Ma okay, questi sono altri discorsi, torniamo a noi.
- Perché no? Cioè, siamo giovani, certe cose o le facciamo ora o le facciamo… Quando? A 30 anni quando ti prenderanno per scellerato se le farai? – Il suo tono era fin troppo convincente, diamine.
- Uhm… - Si Giulia, si! Fallo, fallo, fallo!
Connor girò su se stesso, uscì dal bagno e andò a prendere la mia borsa con dentro il necessario per la notte, poi mi tese la mano.
- Andiamo, forza. -

Il mondo stava girando un po’ troppo in fretta per i miei gusti, voglio dire, in una sera ho:
- bevuto,
- quasi baciato un ragazzo amico di un amico che mi piace e… Si, non so definire i gradi di amicizia ora come ora,
- baciato il ragazzo che mi piace,
- avuto un semi litigio con mia madre.
E ora mi trovavo sul tetto del porticato di casa mia, intenta a una fuga “strategica” (se così si può definire) con il ragazzo che mi piace.
Un secondo.
C’è qualcosa che non va.
Il ragazzo che mi piace?! COSA?! No, non poteva essere, io non ci casco in questo giochetto da ragazzini di 14 anni.
E’ un amico, si.
Okay, come auto convincimento fa proprio pena.
- Avanti Giulia, sei quasi a terra. – Bisbigliò Connor in modo da non farsi sentire da mia madre (che credo sia andata a dormire dato che la cucina è buia).
Ma la scena non fu esilarante, penso, di più.
Ero aggrappata, come un koala ad un albero di eucalipto, alla colonna portante del porticato di casa mia, per toccare terra dovevo solo lasciarmi scivolare giù per un paio di metri, roba da niente. Vedere lui uscire dalla finestra e lasciarsi scivolare giù mi aveva dato una sicurezza infinita, come se uscire di casa dalla finestra di camera tua al primo piano fosse una passeggiata, roba di tutti i gironi, insomma, ma non avevo fatto i conti con la mia antiagilità.

Avanti Giulia, cosa ci vuole? Basta che allenti la presa, giusto un poco e sopporti il bruciore sulle mani per il fatto che stai scivolando giù. Ah, basta che poi non pesti il culo a terra, grazie, prego, ciao.
Niente da fare; si, scivolare fù semplice, ma la botta fu inimmaginabile.

TOMP.

In poche parole, lasciai andare la colonna a caddi per terra stecchita con un tonfo sordo, Connor corse via ridendo come un matto, e io, correndo come una scimmia imbalsamata (la metafora è più unica che rara, me lo appunterò), lo raggiunsi.
Che figura.
Okay, mi aveva vista: ubriaca, arrabbiata, struccata, piangere, e per lo più finire con il culo per terra, mi ero davvero superata questa volta.
- Sei stata epica! E-p-i-c-a! – Disse soffocato dalle risate.
- Sei uno… - Lo vuoi dire davvero? – Stronzo! – Okay, l’hai detto. Anche se ero io quella che avevo fatto la figura da imbranata del secolo continuavo a ridere senza un minimo di ritegno nei confronti della mia dignità.
- Ehi! Guarda che mi offendo! – Ormai era per terra dalle risate, disteso dritto sul marciapiede.
Tra le risate lo raggiunsi anche io a terra, la notte era buia, fredda e silenziosa, si intravedevano ormai solo le nuvolette bianche che uscivano dalle nostre labbra salire per poi dissolversi verso il cielo nero e la luce del lampione che illuminava i nostri corpi appena sopra di noi.

Erano questi però i momenti che amavo della mia adolescenza, il poter ridere senza prendere respiro, sentire le risate di una persona a cui tengo che ride con me, sapere che nonostante tutto esistono anche questi momenti di felicità.
E Dio, sentire la felicità che ti solletica l’anima, era così bello. Come questo momento momento. E come lui.

Quando i fumi dell’alcool se ne saranno del tutto andati mi accorgerò, aimè, che mi sono legata un po’ troppo a un ragazzo, che questo legame prima o poi farà male, se le cose non andranno per il verso giusto e come comunque vada, sarà tutto compromesso, sarà una lotta con il destino, una lotta con me stessa che era già cominciata da tempo. Mi ero promessa di non stare più male per un ragazzo, di non prendermela più con me stessa per cose che non avevo fatto, non me lo meritavo in fondo.
Eppure, avevo rotto la promessa, la mia promessa.

Girai il volto che era rivolto verso il cielo oscuro verso di lui, e mi accorsi che anche lui mi stava guardando, non so da quanto, ma da prima che me ne accorgessi.
- Giulia. – Le parole gli uscirono dalla trasformandosi in una sottile e quasi impercettibile nuvoletta bianca.
- Si. – Ammiccai, non rendendomi conto che stavo sorridendo.
- Sei bellissima. – E disse solo questo, due parole che andarono dirette dirette a incastrarsi tra gli ingranaggi del mio cervello, a cementificarsi lì, proprio dove i pensieri venivano prodotti.
Oh, Connor Ball, mi stai rovinando.


Two Shades. (The Vamps ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora