Capitolo 3 - Diagon Alley

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Ann

27/06/1962 Diagon Alley

Quella notte sognò la stessa scena delle notti precedenti. Lei e Bran correvano per le strade, scambiandosi battute e, quando arrivavano davanti alla loro casa, lui spariva, rimpiazzato da quella nube senza forma ne odore. La casa appariva sempre malridotta, la porta sprangata o spezzata a metà, le finestre rotte e l'interno della casa così disordinato da far credere fosse passato un uragano. In tutti i sogni che aveva avuto, Ann faceva in tempo a entrare in casa confusa e spaesata prima che la realtà la trascinasse via dal sonno. Ma non quella sera.

Sentiva uno strano odore, un odore nauseabondo, la puzza della morte. Entrava nel salotto con passo felpato e lì la trovava. Sua madre era stesa a terra in una posa innaturale, la testa era piegata a sinistra, il busto era dritto ma le gambe e le braccia erano piegate in assurdi angoli. Eppure non era questo ad averla spaventata, ma il viso. La bocca era spalancata in un urlo silenzioso, gli occhi aperti e vitrei che fissavano il soffitto sopra di lei e l'espressione che aveva avuto prima di morire... quella era la cosa più terrificante che Ann avesse mai visto. La gente poteva morire di paura?

No, sua madre no. Lei che era sempre stata così forte e coraggiosa, lei che non aveva versato neanche una lacrima alla morte del marito, lei che l'aveva difesa e con cui insultava i professori più antipatici della scuola. Sua madre non poteva morire di paura.

Quando si svegliò le rimase sotto le palpebre il suo viso terrorizzato. Di solito non sognava mai tanto e, se lo faceva, il mattino dopo non lo ricordava. In quei giorni invece i sogni non la lasciavano mai, come volesse deriderla e vendicarsi per tutte quelle mattine in cui si era svegliata senza pensieri o complicazioni. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, rivedeva la sua casa semidistrutta e risentiva quella risata crudele, divertita e sconosciuta.

Quando cercava di far tornare alla memoria il volto di sua madre o i momenti più belli che avevano passato insieme, il suo viso cereo e pallido le lampeggiava davanti agli occhi.

L'ultimo ricordo che aveva di lei sembrava farsi spazio prepotente nella sua mente, come se quel momento avesse inquinato tutti gli altri. Ogni volta che accadeva lottava per eliminarlo ma quello riappariva sempre più preciso e dettagliato.

Si chiese se con il passare del tempo l'avrebbe dimenticata? Se il viso pallido e terrorizzato avrebbe cancellato quello dolce e simpatico della madre.

Queste domande l'assillavano da quando Silente aveva trovato lei e Bran. Sopratutto ora che aveva scoperto la sua vera identità. Se lei era una strega e suo fratello un mago, ma non erano realmente fratello e sorella... chi erano i suoi genitori e chi quelli di Bran? Erano dei maghi anche loro o dei semplici babbani, come li definiva Silente?

Così tante domande senza risposte. Tutte roteavano impazzite nella sua mente come le api ronzavano intorno al miele.

Rimase qualche altro secondo sotto le coperte, approfittando del calore che le offrivano. Chiuse gli occhi e ignorò tutte quelle domande. Era ancora molto presto, solo le otto di mattina. Alle nove sarebbe dovuta scendere al piano di sotto dove Hagrid e suo fratello l'avrebbero aspettata per andare a Hogsmead. A spiegare a lei e Bran cosa fosse Hogsmeade fu Aberforth nella sua solita maniera burbera e di poche parole. Era un altro piccolo villaggio conosciuto solo dai maghi. Tutti gli studenti di Hogwarts ci si recavano prima di incominciare la scuola per comprare ciò che gli sarebbe stato utile durante l'anno.

Anche lei era una strega, come tutti gli altri, come Bran e come i due fratelli Silente. Fino a poco tempo prima il massimo dei suoi problemi erano studiare abbastanza per prendere bei voti e sopportare le pesanti lezioni della noiosissima professoressa di storia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 21, 2020 ⏰

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